Infrastrutture e mobilità

Osservatorio TEA: filiera automotive fiduciosa all’auto elettrica

Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio TEA, la filiera automotive italiana fa affidamento su una transizione verso la mobilità elettrica, attrezzandosi per cogliere le nuove opportunità e creare posti di lavoro, ma troppo spesso le aziende riscontrano difficoltà a reperire le professionalità di cui avrebbero bisogno e chiedono una politica industriale mirata e più attenzione a formazione e nuove competenze.

Per l’83,2% delle aziende le trasformazioni dell’ecosistema automotive avranno impatto nullo o positivo sull’occupazione.
Per il 79,3% delle aziende le trasformazioni dell’ecosistema automotive avranno impatto nullo o positivo sul portafoglio prodotti.
Al 2027 si stima un incremento degli occupati della filiera dello 0,6%. La Lombardia traina la crescita (+6,3%), compensando il calo nel Nord Est (-4,3%) e al Sud (-3,5%).
Quasi la metà delle aziende denuncia gravi difficoltà nella ricerca delle nuove professionalità.
Circa il 65% delle aziende ritiene prioritaria la defiscalizzazione delle assunzioni di personale.

È quanto emerge dall’analisi presentata il 13 dicembre 2023 al Ministero delle Imprese e del Made in Italy nell’ambito dell’evento trasmesso in streaming “Presente e futuro delle filiera automotive italiana” dall’Osservatorio TEA, l’osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano guidato da CAMI (Center for Automotive & Mobility Innovation) del Dipartimento di Management – Università Ca’ Foscari Venezia e CNR-IRCrES, e promosso da Motus-E.

Il sondaggio 2023 che ha prodotto le evidenze rappresenta un importante momento di confronto con le imprese e un approfondimento qualitativo dei dati per l’Osservatorio TEA, che vede il cuore delle sue attività nel continuo aggiornamento del database della filiera costruito e messo a disposizione di Istituzioni e stakeholder, per valutare politiche industriali e piani strategici sulla base di informazioni puntuali e affidabili.Non una semplice istantanea dell’industria, pertanto, ma un monitoraggio dinamico in grado di percepire in tempo reale le reazioni del settore al variare di un contesto in profonda evoluzione.

L’analisi è il frutto dell’indagine condotta su un campione di 217 aziende rappresentativo delle 2.152 imprese mappate dall’Osservatorio TEA, indica che per la maggioranza delle aziende (il 48,4%) le trasformazioni dell’ecosistema automotive non avranno alcun effetto sul portafoglio prodotti e per il 30,9% avranno addirittura un impatto positivo, a fronte di un 20,7% che non esclude invece potenziali riflessi negativi

Netta prevalenza della fiducia anche guardando al sentiment sugli effetti strettamente occupazionali della transizione, con la maggioranza assoluta delle aziende (il 55,5%) che prevede un impatto nullo sul numero dei propri dipendenti e quasi un’impresa su 3 (il 27,7%) che si dice convinta di poter aumentare i livelli occupazionali, proprio in virtù della trasformazione in atto, che vede nell’elettrificazione del powertrain il suo elemento centrale. In questo caso, scende al 16,8% la quota del campione che teme eventuali riflessi negativi.

Effetti delle trasformazioni dell’ecosistema automotive sull’occupazione (Fonte: Osservatorio TEA, 2023)

Incrociando questi dati si evidenzia come 8 aziende della filiera su 10 si muovano con confidenza verso la transizione, grazie alla clusterizzazione del campione è possibile andare ancora più in profondità e osservare che tendenzialmente le imprese più fiduciose sui riflessi sul proprio portafoglio prodotti sono quelle dei raggruppamenti “media” e “micro”, con l’83,6% e l’80% dei rispondenti che si aspetta un impatto della transizione positivo o nullo.

Quanto al lavoro, le micro imprese sono quelle che più delle altre ritengono di poter aumentare il numero degli occupati (il 51,7% degli intervistati), davanti alle aziende piccole (il 33,3%) e a quelle più grandi (il 31,3%), in un contesto che vede la gran parte della filiera aspettarsi una sostanziale stabilità dei livelli occupazionali: nel caso delle aziende di medie dimensioni l’impatto sui posti di lavoro sarà nullo secondo il 67,6% degli intervistati. Il risultato delle risposte al questionario, quindi, conferma quanto valutato già lo scorso anno dall’Osservatorio TEA, partendo dall’analisi del portafoglio prodotti delle imprese: la maggioranza delle aziende della filiera automotive italiana fornisce prodotti o servizi invarianti rispetto all’alimentazione dei veicoli.

E a livello geografico, quali sono le previsioni delle aziende? In questo caso, a mettersi particolarmente in luce è la Lombardia, dove – grazie allo sviluppo di un ecosistema automotive molto orientato alla transizione – le risposte aggregate delle aziende consentono di stimare al 2027 un incremento occupazionale nel settore automotive del 6,3%. A livello nazionale, alla stessa data, la proiezione che emerge dall’indagine è di un +0,6% degli occupati totali della filiera, con lo sprint lombardo – accompagnato dal +3,1% del Centro – mitigato dalle previsioni su Nord-Est (- 4,3%) e Sud (-3,5%) (Figura 4), aree che rispettivamente dipendono in modo più stretto dalla produzione di veicoli endotermici e presentano tassi di esportazione inferiori.

Stima della variazione occupazionale al 2027 (Fonte Osservatorio TEA, 2023)

Il tema occupazionale si incrocia poi fatalmente con quello delle competenze, e qui le imprese suonano l’allarme. A fronte della diffusa intenzione di procedere con nuove assunzioni, infatti, a seconda dei ruoli dei dipendenti, una quota dal 40 al 50% del campione denuncia grandi difficoltà nel reperimento delle professionalità richieste (Figura 5). In questo senso, le maggiori preoccupazioni sono quelle segnalate dalle grandi imprese, quelle attive in Italia ma a controllo estero e quelle del Sud, per un problema che investe parimenti i ruoli operativi, quelli specialistici e gestionali, quelli tecnici specifici e quelli di gestione del cambiamento e innovazione.

Accanto alla diffusa ricerca di nuove competenze da inserire in azienda, le stesse imprese della filiera manifestano una richiesta di supporto e guida da parte del Governo in questa trasformazione. Non sorprende quindi che in cima alle priorità di intervento segnalate alla politica ci siano la defiscalizzazione delle assunzioni di personale giovane (il 65,4% la ritiene importante o molto importante) ed esperto (64,4%) (Figura 6). Misure che sul fronte dei giovani potrebbero essere corroborate da una più stretta cooperazione tra le aziende, gli Istituti tecnici professionali e gli ITS, per avvicinare il mondo del lavoro alle scuole, ma anche per contribuire a definire percorsi formativi più coerenti con le nuove competenze ricercate dall’industria. E ancora, allargando il campo, il 58% delle imprese della filiera attribuisce grande importanza ai bonus per l’acquisizione di tecnologie e la riconversione produttiva e il 54,3% pone l’accento sulle agevolazioni per la formazione dei lavoratori.

Principali politiche di supporto richieste dalle aziende (Fonte Osservatorio TEA, 2023)

Per concludere, l’Osservatorio TEA ha costruito anche una mappa per identificare a seconda della tipologia di azienda quanto le trasformazioni dell’ecosistema automotive potranno incidere sull’evoluzione del portafoglio prodotti e delle competenze dei lavoratori. In questo caso la richiesta al campione non era finalizzata a ottenere un valore “positivo”, “nullo” o “negativo”, ma a comprendere la rilevanza percepita dei cambiamenti in atto in base alla tipologia di impresa. L’analisi congiunta delle dimensioni produttive e occupazionali, evidenzia che tendenzialmente sono le grandi imprese, quelle che impiegano un maggior numero di lavoratori con livello di istruzione universitaria e quelle operanti sulle infrastrutture di rete ad essere più sensibili alla transizione, aspettandosi le modifiche più rilevanti

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