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Isac-Cnr: un grado in più nelle acque del Mediterraneo

grado in piu nelle acque nel mediterraneo

di Sara Carrassi

Secondo l’Isac-Cnr gli effetti del cambiamento climatico sono già visibili con l’aumento delle temperature e l’instabilità meteorologica a cui si sta assistendo in questi ultimi mesi. Un esempio è Ophelia, l’uragano poi declassato a tempesta, che ha riversato la maggior parte della sua forza in Irlanda, provocando 3 vittime e con venti fino a 160 km/h. Questo evento straordinario per l’Europa viene considerato come il primo di una serie, soprattutto se non si attueranno concrete azioni per contenere il cambiamento climatico.

Non sta aumentando solo la temperatura terrestre, ma anche quella dei mari, cosa che porterà ulteriori fenomeni estremi. Uno Studio recente, proprio dell’Isac-Cnr in collaborazione con Iia-Cnr e pubblicato sul Scientific Reports dal titolo Effect of a positive Sea Surface Temperature anomaly on a Mediterranean tornadic supercell, spiega l’evolversi di fenomeni intensi proprio in luoghi in cui fino ad ora non si sono registrati: il bacino del Mar Mediterraneo. Lo Studio, inoltre, mostra come l’aumento di un solo grado della superficie del mare possa portare ad eventi estremi e gravi.

È scientificamente dimostrato che molti degli uragani che si sono abbattuti in passato, come Sandy nel 2012, sarebbero potuti essere molto più forti e devastanti se la temperatura della superficie del mare fosse stata anche poco più alta, proprio perché la temperatura del mare è uno dei parametri chiave per misurare forza e intensità di un uragano.

Bisogna sottolineare che l’articolo scientifico tratta le supercelle e non gli uragani, da non confondere, in quanto la supercella è classificata come una tempesta molto forte e caratterizzata dalla presenza di un mesociclone (il classico vortice d’aria), in grado di provocare vittime e seri danni, ma senza arrivare agli estremi di un uragano, per quanto riguarda velocità dei venti e distruzione.

Si è dimostrato che studiare e analizzare gli eventi estremi presenti negli Stati del bacino del Mediterraneo, come SpagnaGrecia, e Italia, è molto più complicato rispetto a quelli che avvengono negli Stati Uniti, in quanto le condizioni di sviluppo dei fenomeni in questi contesti è molto meno omogeneo rispetto a quello statunitense.

Inoltre, il database europeo più completo soffre di carenze sensibili, per cui applicare il metodo usato negli Stati Uniti non sarebbe efficace, motivo per cui l’analisi sulla sensibilità all’aumento della temperatura della superficie del mare, anche in relazione allo studio di un singolo evento, è di particolare interesse per le sue implicazioni meteorologiche e climatiche.

Gli eventi straordinari nel bacino del Mar Mediterraneo sono quindi poco prevedibili, ma si sa che le condizioni meteorologiche in cui si possono verificare, soprattutto per quanto riguarda la consistenza delle precipitazioni, sono a fine estate e in autunno. I ricercatori sottolineano l’importanza dello studio della temperatura della superficie del mare perché, da una parte, può aiutare a spiegare come le oscillazioni di temperatura influenzino gli eventi; e dall’altra, le simulazioni in laboratorio di queste piccole variazioni possono aiutare ad affrontare e prevedere fenomeni straordinari.

Lo Studio si basa proprio sulla simulazione di una supercella nel Mediterraneo, riproducendone il monitoraggio, la tempistica e le cause scatenanti.

Il caso preso in esame è la tromba d’aria che ha colpito Taranto nel 2012, provocando un morto e 60 milioni di euro di danni. Ciò che i ricercatori vogliono dimostrare attraverso la loro simulazione è che con un solo grado in più la tromba d’aria acquisterebbe dimensioni e forza molto maggiori. Ovviamente, se il cambiamento climatico sarà ancora più drastico, l’intensità e la frequenza di questi fenomeni aumenteranno.

Abbiamo applicato un modello meteorologico ad alta risoluzione che è stato in grado di riprodurre correttamente tutti gli elementi che hanno portato alla nascita del tornado: il percorso della cella temporalesca, la tempistica, la variazione di intensità – spiega Mario Marcello Migliettaricercatore Isac-Cnr e autore dello Studio – E abbiamo fatto girare il modello simulando prima una situazione in cui il mare aveva un grado in meno rispetto a oggi e poi una situazione in cui il mare aveva un grado in più. I risultati dell’analisi sono validi per tutta l’area del Mediterraneo“.

Ad oggi, nonostante le trombe d’aria che si verificano nella nostra penisola abbiano dimensioni limitate sono molto forti. Con l’aumento della temperatura del mare c’è la possibilità che diventino più grandi, producendo danni ancora più consistenti. Ovviamente, lo scenario scaturito dalla simulazione presente in questo Studio non deve per forza accadere, in quanto questo tiene conto solo di uno dei fattori scatenanti tali fenomeni, la variazione della temperatura del mare.

Gli ultimi anni hanno visto aumentare gli studi, soprattutto in contesti generali, sugli effetti del cambiamento climatico sull’ambiente e il suo legame con gli eventi straordinari per intensità e devastazione. Lo Studio di un caso particolare come quello di Taranto, però, serve per mostrare come anche in situazioni localizzate e con variazioni minime di temperatura si possano sentire gli effetti negativi del cambiamento climatico e di come gli eventi possano velocemente degenerare causando gravi danni all’ambiente e all’essere umano.

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