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Inquinamento chimico: serve un’azione urgente per limitarne i danni

Il Rapporto dell’UNEP sulla produzione di sostanze chimiche che raddoppierà al 2030 mette in guarda sui rischi da inquinamento chimico sia per la salute umana che per il Pianeta, se non verranno adottate misure urgenti per ridurne l’impatto.

I Paesi non raggiungeranno l’obiettivo concordato a livello internazionale per ridurre al minimo gli impatti negativi delle sostanze chimiche e dei rifiuti entro il 2020, per cui c’è la necessità di un’azione urgente per ridurre ulteriori danni alla salute e all’economia umana”.

È quanto riporta il summary del “Global Chemicals Outlook II: from Legacies to Innovative Solutions”, presentato a Nairobi nel corso della quarta Assemblea del Programma Ambiente delle Nazioni (UNEA-4), il cui Rapporto completo sarà pubblicato il 1° aprile 2019, in occasione dell’International Conference on Chemicals Management (Montevideo, 2-4 aprile 2019), a cui hanno lavorato per 3 anni un gruppo di oltre 400 scienziati di tutto il mondo.

Il Rapporto mette in evidenza che che l’attuale capacità di produzione chimica globale di 2,3 miliardi di tonnellate, del valore di 5.000 miliardi di dollari l’anno, dovrebbe raddoppiare entro il 2030.

Nonostante gli impegni per massimizzare i benefici e minimizzare gli impatti di questo settore, le sostanze chimiche pericolose continuano a essere rilasciate nell’ambiente in grandi quantità. Sono onnipresenti in aria, acqua e suolo, cibo e negli esseri umani.

Se la crescita delle sostanze chimiche diventerà un fatto positivo o negativo per l’umanità dipende da come gestiamo la sfida chimica – ha affermato Joyce Msuya, Direttrice esecutiva facente funzione dell’UNEP – Ciò che è chiaro è che dobbiamo fare molto di più, insieme“.

Il rapporto rileva che mentre i trattati internazionali e gli strumenti volontari hanno ridotto i rischi di alcuni prodotti chimici e dei rifiuti, i progressi sono stati disomogenei e permangono lacune nell’attuazione. Ad esempio, a partire dal 2018, oltre 120 Paesi non hanno implementato il sistema globale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che le malattie correlate all’esposizione a delle sostanze chimiche selezionate abbia provocato 1,6 milioni di morti nel 2016, cifra probabilmente sottostimata, oltre al fatto che l’inquinamento chimico è una minaccia anche per i servizi ecosistemici.

Viceversa, i benefici dell’azione per ridurre al minimo gli impatti negativi sono stati stimati in decine di miliardi di dollari all’anno.

I risultati del secondo Global Chemicals Outlook sono molto importanti per i Paesi in via di sviluppo – ha sottolineato David Kapindula, membro del Comitato direttivo del rapporto – Evidenziano l’implementazione disomogenea delle sostanze chimiche e della gestione dei rifiuti e indicano opportunità per una maggiore condivisione delle conoscenze, lo sviluppo di capacità e finanziamenti innovativi“.

Dai prodotti farmaceutici alla protezione delle piante, i prodotti chimici svolgono un ruolo importante nella società moderna e nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda al 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Spinto dallo sviluppo economico, dalle dinamiche demografiche e da altri megatrend globali, il mercato delle sostanze chimiche sta crescendo in una serie di settori industriali. Ad esempio, il mercato delle sostanze chimiche nel settore delle costruzioni dovrebbe aumentare del 6,2% all’anno, tra il 2018 e il 2023.

Nel frattempo, la produzione e il consumo di sostanze chimiche si stanno spostando verso le economie emergenti, in particolare la Cina. Si prevede che la regione Asia-Pacifico rappresenterà più dei due terzi delle vendite globali entro il 2030, mentre il commercio elettronico transfrontaliero sta crescendo del 25% all’anno.

Si prevede che le vendite di prodotti chimici globali (esclusi i prodotti farmaceutici) cresceranno da 3,47 miliardi di EUR nel 2017 a 6,6 miliardi di EUR entro il 2030, con l’Asia  che rappresenterà quasi il 70 % per cento delle vendite (fonte: Global Chemicals Outlook II)

I pesticidi hanno avuto un impatto negativo sugli impollinatori, l’uso eccessivo di fosforo e azoto in agricoltura continua a contribuire alle “dead zone” degli oceani e le sostanze chimiche utilizzate nelle creme solari mettono sotto pressione gli ecosistemi delle barriere coralline. Diversi studi indicano che il rilascio di alcuni antimicrobici, metalli pesanti e disinfettanti contribuiscono alla resistenza antimicrobica.

Eppure, le soluzioni esistono, afferma il Global Chemicals Outlook II: i Governi stanno adottando provvedimenti normativi su molte sostanze chimiche. Le aziende più all’avanguardia stanno portando avanti standard che vanno oltre la conformità e la gestione sostenibile della catena di approvvigionamento. I consumatori stanno chiedendo prodotti e produzioni più sicuri.

Industria e imprenditori stanno sviluppando innovazioni della chimica verde e sostenibile, gli scienziati stanno colmando le lacune nei dati, le università stanno riformando il modo in cui viene insegnata la chimica, gli approcci gestionali – dalla valutazione del rischio chimico alla gestione del rischio e all’analisi del ciclo di vita – stanno progredendo.

Esistono opportunità per influencer chiave come investitori, produttori, rivenditori, accademici e ministri, per potenziare queste iniziative. Questo  non solo proteggerebbe la salute umana e l’ambiente, ma produrrebbe anche benefici economici per decine di miliardi di dollari statunitensi all’anno.

Lo sviluppo di una futura piattaforma globale per la gestione sana di prodotti chimici e rifiuti oltre il 2020 offre una finestra di opportunità.
Come evidenzia il Rapporto, questo quadro deve riunire tutti i settori e le parti interessate e promuovere azioni collaborative e ambiziose. Dato il ruolo fondamentale di una sana gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti nell’arrestare la perdita di biodiversità, facilitare l’accesso all’energia pulita e raggiungere altri obiettivi e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, esistono opportunità per creare  sinergie con questi e altri programmi di politica internazionale”:

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