Cambiamenti climatici Green economy

La Groenlandia ai margini della civiltà o al centro dello sviluppo?

Groenlandia margini della civiltà o centro dello sviluppo

L’UE cerca di recuperare la partnership essenziale per la green economy.

Nel corso di 30 anni di osservazioni satellitari mai era stato osservato uno scioglimento della calotta glaciale groenlandese quale quello verificatosi in pochi giorni nello scorso mese di luglio.

La notizia è stata diffusa il 24 luglio 2012 da scienziati della NASA che hanno rilevato l’insolito fenomeno tramite misurazioni satellitari. In media durante l’estate, circa la metà della superficie della calotta glaciale della Groenlandia si scioglie naturalmente, ma quest’anno il grado di fusione è aumentato drammaticamente, tanto che il fiume Watson è straripato il 12 luglio, inondando la cittadina di Kangerlussuaq. Seppure tale fenomeno non sia raro, verificandosi quasi ogni anno ad agosto, preoccupa che l’inondazione si sia verificata nella prima metà di luglio. Secondo i dati satellitari, si è stimato che il 97% per cento della superficie della calotta di ghiaccio si sia sciolto a metà luglio.

Proprio lo scioglimento dei ghiacciai della regione artica a seguito dei cambiamenti climatici in corso, fa aumentare notevolmente l’interesse internazionale per la Groenlandia, sia per la posizione strategica nell’ambito della regione artica, sia per le risorse naturali che proprio il global warming più facilmente accessibili: grandi depositi di ferro, zinco, niobio, tantalio, molibdeno, elementi delle terre rare (rare earth elements) e, probabilmente, petrolio e gas.

A testimoniare importanza che sta assumendo la più grande isola del mondo, posta tra l’Islanda e il Canada, l’Institut de Recherche Stratégique de l’École Militaire (IRSEM) di Parigi ha pubblicato sul Laboratoire n.7, Sezione dedicata a studi che abbiano prospettive di sviluppi futuri e d’innovazione, “Il ruolo della Groenlandia nell’Artico” (The Role of Greenland in the Arctic) del giovane ricercatore Damien Degeorges, che mira a definire quello che potrebbe essere in un futuro indeterminato l’identità, il ruolo e le conseguenze di un debole Stato groenlandese nella geopolitica della regione artica, per prevenire la minaccia che un’assistenza economica estera ad un’autonoma Groenlandia potrebbe significare per la sicurezza energetica globale e gli sviluppi futuri nell’Artico.

Molti Paesi, infatti, stanno bussando alle porte della patria degli Inuit, tanto che negli ultimi mesi dopo il Segretario di Stato USA Hillary Clinton, il Presidente della Cina Hu Jantao, anche il Presidente della Commissione UE José Manuel Barroso si è recato Nuuk, capitale della Groenlandia, per incontrare il Premier Kuupik Kleist e verificare le opportunità di intensificare la EU-Greenland partnership del 2006 che aveva previsto 6 aree prioritarie di cooperazione: risorse minerarie, energia, educazione e formazione, turismo e cultura, ricerca e sicurezza alimentare.

Ad alimentare gli appetiti delle potenze economiche sono le risorse della Groenlandia e il suo status politico-istituzionale suscettibile di modifiche.
La Groenlandia è attualmente un territorio autonomo del Regno di Danimarca. Il Governo danese aveva governato su di essa fino al 1979 quando all’isola venne concesso l’Home Rule, anche se i danesi hanno ancora il controllo della politica estera, difesa, polizia, finanza e del sistema giudiziario della Groenlandia, che sovvenzionano con un assegno annuo di 3,4 miliardi di corone (560 milioni di dollari).
Quando la Danimarca aderì all’Unione europea nel 1973, la Groenlandia decise tramite referendum del 1982 di lasciare l’UE entro il 1985, seppure un trattato del 1984 abbia poi previsto stretti e durevoli legami tra l’UE e la Groenlandia, nel rispetto dei reciproci interessi e delle esigenze di sviluppo della “Terra verde” che ha potuto così godere di un rapporto speciale con l’UE per il suo status di Overseas Countries and Territories (OCT).
Ma l’attenzione rivolta alle sue risorse potrebbe far considerare seriamente ai suoi 57.000 abitanti la possibilità della piena indipendenza, qualora la sovvenzione danese venisse abbondantemente recuperata attraverso le concessioni minerarie.

La legge sull’autogoverno della Groenlandia, adottata dal Parlamento danese il 19 maggio 2009 ed entrata in vigore il 21 giugno 2009, stabilisce che al Governo autonomo della Groenlandia spettino molte responsabilità in campo minerario, compreso il potere  legislativo ed esecutivo nel settore delle risorse minerarie. Nel 2011, poi, la Groenlandia ha sottolineato l’importanza delle sue risorse minerarie con il Memorandum sulla “Greenland Government’s Mineral Strategy” che comprende metalli e terre rare, affermando che “L’obiettivo generale dell’Ufficio Minerali e Petrolio in materia di sviluppo della conoscenza geologica è quello di migliorare il livello di conoscenza specifica di interessanti ambienti geologici per occorrenze minerali in Groenlandia e per incoraggiare, attraverso il marketing, l’industria mineraria ad applicarsi per le licenze di esplorazione e sfruttamento in Groenlandia”
L’esplorazione è attualmente in fase embrionale, ma la crescita esponenziale del numero di licenze di sfruttamento concesse dal Governo della Groenlandia, la cui lista viene aggiornata dal Bureau of Minerals and Petroleum ogni 15 giorni (il 1° e il 16° giorno di ogni mese, esclusi Luglio ed Agosto), testimonia le potenzialità di coltivazioni minerarie.
Tra i progetti in fase di prospezione (74 licenze), diversi sono già avanzati e potrebbero passare allo sfruttamento nell’arco del prossimo quinquennio, mentre tre licenze di sfruttamento dovrebbero essere richieste già nel 2012.
In particolare, la Groenlandia ha un forte potenziale per 6 delle 14 materie prime (niobio, metalli del gruppo del platino, terre rare e tantalio) che la Commissione UE ha individuato come “critiche” nel quadro della sua Raw Materials Strategy, con la quale nel 2010 ha individuato le materie prime essenziali in base a diversi fattori di rischio: “Se un materiale mostra una grande importanza per la catena del valore economico e una elevata vulnerabilità per possibili vincoli di approvvigionamento può essere considerato critico (se ad esempio si produce solo in pochi Paesi al mondo che non sempre sono caratterizzati da una grande stabilità politica ed economica, se è difficile da sostituire o se ha un basso tasso di riciclaggio)”.

L’UE ritiene che la Groenlandia possa diventare un fornitore di medie dimensioni di terre rare (rare earths elements) in un mercato mondiale dominato da grandi players  e nel quale dall’isola arriva il 3,44% dei Ree (circa 4,89 milioni di tonnellate) che potrebbero triplicare nei prossimi anni fino al 9,16% se avranno successo 5 progetti minerari. Attualmente il 58% delle imprese di ricerca mineraria che operano in Groenlandia sono canadesi o australiane e solo il 15% viene da Danimarca, Germania, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, anche se delle quattro licenze di sfruttamento tre sono europee, le compagnie europee sono poco coinvolte nelle prospezioni minerarie in corso e possiedono licenze di esplorazione solo da pochi anni e quasi tutte sono in possesso di Gran Bretagna, Germania e Danimarca.

Per far fronte all’accresciuto interesse di Paesi e Multinazionali per la Groenlandia, l’Unione europea ha proposto il rinnovo della partnership per il periodo 2014-2020 con una dotazione finanziaria di 219 milioni di euro per le aree di cooperazione previste e che sono state ampliate, includendo l’ambiente, i cambiamenti climatici e la biodiversità. Si è pertanto riconosciuto il ruolol’emergente importanza geo-strategica a livello internazionale dell’isola, dedicando maggior attenzione per il dialogo politico in settori di importanza mondiale, quale la “questione artica”. ampliando le aree di cooperazione per includere: ambiente; cambiamenti climatici; biodiversità. Complessivamente la dotazione finanziaria per le attività previste sarà di 219 milioni di euro.

Il rilancio della cooperazione UE-Groenlandia dovrebbe servire a diversificare l’economia della grande isola ed a rafforzare le relazioni industriali con l’Europa. In precedenza nel giugno u.s. per contribuire “allo sviluppo economico della Groenlandia ed al sicuro approvvigionamento sostenibile di materie prime per l’industria europea come parte della diplomazia delle materie prime”, , il Commissario UE per l’Industria Antonio Tajani e quello per la Cooperazione allo Sviluppo, Andris Piebalgs, e il Primo ministro della Groenlandia Kuupik Kleist avevano firmato a Nuuk un’intesa che prevede infrastrutture e investimenti comuni e il potenziamento delle capacità di esplorazione e sfruttamento delle materie prime, proponendo 4 aree di cooperazione:
1) conoscenza geologica;
2) analisi delle infrastrutture e degli investimenti necessari in relazione allo sfruttamento delle risorse minerarie;
3) competence building;
4) problemi ambientali e sociali connessi agli impatti delle miniere.

“I nostri stretti rapporti politici hanno reso possibile portare la nostra cooperazione sulle materie prime al livello successivo – ha detto Antonio Tajani al premier groenlandese Kleist – Ora dovremmo essere in grado di portarci  rapidamente avanti per garantire un migliore accesso ai minerali per l’industria dell’UE con la firma di ulteriori accordi su progetti concreti”.

Questa cooperazione offre vantaggi per entrambe le parti: per l’Europa ciò significa che essa potrà continuare a svolgere un ruolo guida sul piano delle nuove tecnologie e dell’innovazione, in un momento storico come quello attuale, che vede l’introduzione di nuove barriere protezionistiche nel mercato di alcune materie prime, oltre a restrizioni al libero commercio in Paesi importanti come Cina, India e Russia; per la Groenlandia è un’opportunità per esplorare appieno le potenzialità di un settore che può diventare un importante volano per la diversificazione della sua economia.

Con l’accordo, infatti, la Groenlandia riconosce l’importanza di condizioni di concorrenza di accesso al mercato, eque per una cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Nella sua Raw Materials Strategy la Commissione europea ha sottolineato il suo impegno ad affrontare gli ostacoli al commercio di materie prime e la recente denuncia contro la Cina davanti all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) sulle terre rare.
“Il fatto che la Groenlandia si iscriva volontariamente ai principi di libero scambio del commercio di materie prime è un passo importante in questa direzione – si legge nel comunicato dell’UE -Garantire l’approvvigionamento sostenibile di materie prime attraverso il dialogo è la strada da seguire”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.