Benessere Società

La felicità dei cittadini tra gli obiettivi prioritari della politica

La felicità dei cittadini tra gli obiettivi prioritari della politica

Dal Rapporto ONU si evidenzia che la percezione della felicità degli italiani è ai più bassi livelli in Europa, ma soprattutto mostra un trend negativo tra il 2005-2007 e il 2010-2012 tale da porre l’Italia tra gli ultimi posti a livello mondiale.

In vista dell’imminente 68a Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (17 settembre 2013), Sustainable Development Solutions Network (SDSN), la rete di competenze tecniche e scientifiche del mondo accademico, della società civile e il settore privato che il Segretario generale ONU Ban Ki-Moon ha insediato lo scorso anno per risolvere a livello locale, nazionale e mondiale problematiche relative allo sviluppo sostenibile, ha presentato il World Hapiness Report 2013.
L’evento si è svolto nel corso di un Workshop sul benessere soggettivo, organizzato dall’OCSE a New York presso la Columbia University.

Se il 1° Rapporto sulla Felicità Mondiale, pubblicato lo scorso anno aveva attirato l’attenzione internazionale, come primo sondaggio e punto di riferimento per valutare la condizione di benessere a livello globale, questa nuova relazione va oltre, indagando analiticamente i dati forniti dai singoli Paesi e l’aiuto fornito dall’OCSE, oltre che sulle indagini Gallup, così che i cittadini possano comprendere le motivazioni del posizionamento del loro Paese e i responsabili politici abbiano le indicazioni su come integrare efficacemente il benessere nei loro processi decisionali.

Il Rapporto è curato da:
John F. Helliwell, Professore della University of British Columbia e del Canadian Institute for Advanced Research;
Lord Richard Layard, fondatore del Centre for Economic Performance della London School of Economics;
Jeffrey D. Sachs, Direttore dell’Earth Institute della Columbia University, Direttore della SDSN e Consigliere speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite.
C’è ora una domanda crescente in tutto il mondo affinché la politica sia maggiormente allineata con ciò che conta davvero per le persone e quel che caratterizza il loro benessere “, ha dichiarato il professor Sachs, Economista di fama mondiale, molto noto anche in Italia per il suo libro best-seller “Il prezzo della civiltà. La crisi del capitalismo e la nuova strada della prosperità” – Sempre più numerosi sono i leader mondiali che parlano dell’importanza del benessere come una guida per le loro nazioni e per il mondo intero. Il Rapporto World Happiness 2013 mette in chiara evidenza che la misurazione e l’analisi sistematica della felicità ci può insegnare molto su come migliorare il benessere e lo sviluppo sostenibile a livello globale”.

Il Rapporto 2013 rivela le interessanti tendenze dei dati che testimoniano quanto i Paesi siano davvero felici. Su una scala che va da 0 a 10, le persone di oltre 150 Paesi, intervistati da Gallup nel periodo 2010-12, rivelano una media ponderata della popolazione globale di 5,1. Sei variabili chiave spiegano per i tre quarti le variazioni nei punteggi medi nazionali annuali nel corso del tempo e tra Paesi:
– il PIL reale pro capite;
– l’aspettativa di vita sana;
– avere qualcuno su cui contare;
– la libertà di fare scelte di vita;
– la libertà dalla corruzione;
– la generosità.

In base a tali parametri i Paesi con i più alti livelli di felicità risultano essere:
– Danimarca
– Norvegia
– Svizzera
– Olanda
– Svezia
L’Italia, si colloca al 45° posto con un punteggio di 6/10, vicino a Slovenia, Guatemala e Sud Corea e lontana dagli altri Paesi europei che si trovano quasi tutti fra i primi 30, tranne che Polonia, Spagna, Grecia e Croazia).

Il Rapporto mostra pure le variazioni significative nella felicità nel corso del tempo, con alcuni Paesi che evidenziano un aumento ed altri che viceversa mostrano un suo declino negli ultimi cinque anni. Vi è qualche evidente convergenza dei livelli di felicità a scala globale, con crescite significative nell’Africa sub-sahariana e in America Latina, e decrementi più significativi tra i Paesi industrializzati. Su 130 Paesi di cui si hanno dati disponibili, il confronto tra il periodo 2010-2012 e il 2005-2007, la felicità (come percepita dalle popolazioni sulla base di proprie valutazioni) è in miglioramento in 60 Paesi, mentre peggiora per 41 e tra questi si inserisce l’Italia che mostra uno degli arretramenti più marcati (peggio si collocano solo Arabia saudita, Spagna, Botswana, Giamaica, Myanmar, Grecia, Egitto).

Per i responsabili politici, la questione chiave è che cosa determina la felicità. Alcuni studi dimostrano che è la salute mentale il determinante individuale più importante che definisce se una persona è felice o no. Eppure, anche nei Paesi ricchi, meno di un terzo dei malati di mente sono in trattamento. Esistono buoni trattamenti efficaci in rapporto a costi per la depressione, disturbi d’ansia e psicosi, tanto che la felicità a livello mondiale sarebbe notevolmente in aumento se fossero più ampiamente disponibili.

Nel Rapporto si indicano anche i principali benefici quali effetti collaterali della felicità: vivere più a lungo, essere più produttivi, guadagnare di più ed essere pure cittadini migliori. Il benessere dovrebbe essere rafforzato sia per se stesso che per i suoi effetti collaterali.
In poche parole, nel Rapporto si sottolinea che il buon umore e la soddisfazione dei cittadini divengano priorità politiche per il Governo di ciascun Paese.

Più che tenere basso lo spread?

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