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Fame nel mondo: continua il trend in crescita degli ultimi anni

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I segnali allarmanti di aumento dell’insicurezza alimentare e gli alti livelli delle diverse forme di malnutrizione sono un chiaro avvertimento che c’è molto lavoro da fare per essere sicuri di ‘non lasciare nessuno indietro’ sulla strada verso il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in materia di sicurezza alimentare e miglioramento dell’alimentazione“.

È questo il duro avvertimento che le 5 Agenzie dell’ONU (FAO, IFAD, WFP, UNICEF e OMS) lanciano nella prefazione congiunta al Rapporto “Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo” (SOFI 2018) pubblicato l’11 settembre 2018 alla vigilia della 73ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite (18-27 settembre) che affronterà, tra gli altri, lo stato di implementazione dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile (24 settembre) , che mira a porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030 come priorità politica a livello internazionale.

Dal SOFI 2018 emerge il dato drammatico che continua a crescere il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo, raggiungendo nel 2017, 821 milioni (nel Rapporto dello scorso anno erano 815 milioni), vale a dire una persona su nove.

Pertanto, non sono stati compiuti adeguati progressi nell’affrontare le molteplici forme di malnutrizione, che vanno dai ritardi della crescita dei bambini all’obesità degli adulti, mettendo a rischio la salute di centinaia di milioni di persone.

La fame è cresciuta negli ultimi tre anni, tornando ai livelli di un decennio fa. Questa inversione in atto manda il chiaro avvertimento che occorre fare di più e con urgenza se si vuole raggiungere entro il 2030 l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2. Sconfiggere la fame.

La situazione sta peggiorando in Sud America e nella maggior parte delle regioni dell’Africa, mentre la tendenza in calo della sotto nutrizione che ha caratterizzato l’Asia sembra aver rallentato in modo significativo.
Il Rapporto annuale delle Nazioni Unite ha rilevato che la variabilità del clima che influenza l’andamento delle piogge e le stagioni agricole, oltre ad estremi climatici come siccità e alluvioni, sono tra i fattori chiave dietro l’aumento della fame, insieme ai conflitti e alle crisi economiche.

cambiamenti climatici stanno già minando la produzione di importanti colture come grano, riso e mais nelle regioni tropicali e temperate e, senza costruire resilienza climatica, si prevede che la situazione peggiorerà con l’aumentare delle temperature.
Le analisi del Rapporto mostrano che la prevalenza e il numero di persone sottonutrite tendono ad essere più alti nei Paesi altamente esposti agli eventi climatici estremi. La sotto-nutrizione è ancora più alta quando l’esposizione ad eventi climatici estremi si unisce ad un’alta percentuale della popolazione che dipende da sistemi agricoli altamente sensibili alle precipitazioni e alla variabilità delle temperature.
Le anomalie della temperatura sulle aree di coltivazione agricola hanno continuato a essere superiori alla media nel periodo 2011-2016, portando a periodi più frequenti di caldo estremo negli ultimi cinque anni. Anche la natura delle stagioni delle piogge sta cambiando, inizio tardivo o precoce delle stagioni piovose e ineguale distribuzione delle precipitazioni in una stagione.
Il danno alla produzione agricola contribuisce a ridurre la disponibilità di cibo, con effetti a catena che causano aumenti dei prezzi alimentari e perdite di reddito che riducono l’accesso delle persone al cibo.

Il Rapporto sottolinea pure afferma che sono stati compiuti scarsi progressi nella riduzione dei problemi della crescita infantile, con circa 151 milioni di bambini sotto i cinque anni di età troppo bassi a causa della malnutrizione nel 2017, rispetto ai 165 milioni del 2012. Globalmente, l’Africa e l’Asia rappresentano rispettivamente il 39% e il 55% di tutti i bambini con ritardi nella crescita.
La prevalenza di deperimento infantile rimane estremamente elevata in Asia, dove quasi un bambino su dieci sotto i cinque anni ha un peso basso per la sua altezza, rispetto a solo uno su 100 in America Latina e nei Caraibi.
Il rapporto descrive come “vergognoso” il fatto che una donna su tre in età riproduttiva a livello mondiale sia affetta da anemia, che ha conseguenze significative sulla salute e sullo sviluppo sia per le donne che per i loro bambini. Nessuna regione ha mostrato un calo nell’anemia tra le donne in età riproduttiva, e la prevalenza in Africa e Asia è quasi tre volte superiore a quella ad esempio del Nord America.
I tassi di solo allattamento materno in Africa e in Asia sono 1,5 volte più alti di quelli del Nord America, dove solo il 26% dei bambini sotto i sei mesi riceve esclusivamente il latte materno.

Di contro, l’obesità negli adulti sta peggiorando più di uno su otto adulti al mondo è obeso. Il problema è più significativo in Nord America, ma anche l’Africa e l’Asia stanno vivendo una tendenza al rialzo.
La denutrizione e l’obesità coesistono in molti Paesi e possono anche essere visti fianco a fianco nella stessa famiglia. Uno scarso accesso al cibo nutriente a causa del suo costo più elevato, lo stress di vivere con insicurezza alimentare e gli adattamenti fisiologici alla privazione del cibo aiutano a spiegare perché le famiglie con insicurezza alimentare possono avere un maggiore rischio di sovrappeso e obesità.

Il Rapporto richiede l’attuazione e l’aumento degli interventi volti a garantire l’accesso a cibi nutrienti e la rottura del ciclo intergenerazionale della malnutrizione. Le politiche devono prestare particolare attenzione ai gruppi che sono più vulnerabili alle conseguenze dannose dello scarso accesso al cibo: neonati, bambini sotto i cinque anni, bambini in età scolare, ragazze adolescenti e donne.
Allo stesso tempo, occorre un cambiamento sostenibile verso un’agricoltura e sistemi alimentari sensibili alla nutrizione che possano fornire cibo sicuro e di alta qualità per tutti.

Infine, nel Rapporto si sottolinea la necessità di fare maggiori sforzi per costruire una capacità di risposta ai cambiamenti climatici attraverso politiche che ne promuovano l’adattamento e la mitigazione e la riduzione del rischio di catastrofi.

Purtroppo, come si è evidenziato negli ultimi Colloqui sul Clima di Bangkok, indetti straordinariamente dal Segretariato UNFCCC per cercare di raggiungere un’intesa sulla stesura di Linee guida per l’implementazione dell’Accordo di Parigi, i Paesi non sembrano essere ancora convinti sulle minacce incombenti dei cambiamenti climatici in atto.

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