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Efficienza delle risorse e cambiamenti climatici: il nuovo Rapporto IRP

Il Rapporto sulle correlazioni tra efficienza delle risorse e contrasto ai cambiamenti climatici dell’IRP, presentato alla COP25 di Madrid durante un evento ospitato al padiglione Italia, indica che senza un miglior utilizzo dei materiali lungo l’intero ciclo di vita non sarà possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

Nel corso di un evento collaterale alla COP25 di Madrid, è stato presentato presso il padiglione Italia il Sommario per i decisori politici del Rapporto Resource Efficiency and Climate Change. Material Efficiency Strategies for a Low-Carbon Future”, pubblicato dall’International Resource Panel (IRP), il gruppo di quasi 40 scienziati di fama mondiale di 30 diversi Paesi, istituito nel 2007 dall’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite), che fornisce valutazioni scientifiche indipendenti, autorevoli e pertinenti sullo stato delle politiche, delle tendenze e del futuro delle risorse naturali (vedi l’ultimo “Global Resources Outlook” , presentato all’Assemblea del Programma Ambiente delle Nazioni Unite – UNEA di Nairobi, 11-15 marzo 2019).

Il Rapporto, commissionato dal G7 durante l’anno di Presidenza italiana (2017), mostra come si possano ottenere significativi risparmi aggiuntivi delle emissioni dei gas a effetto serra qualora fossero  adottate le strategie sull’efficienza delle risorse e dei materiali, integrandole sistematicamente nei piani di mitigazione dei cambiamenti climatici, a partire dal settore edile e automobilistico, e negli  gli impegni sottoscritti a livello nazionale (NDC), nell’ambito dell’Accordo di Parigi, per ridurre l’aumento della temperatura globale.

Questo rapporto chiarisce che le risorse naturali sono fondamentali per il nostro benessere, le nostre abitazioni, i nostri trasporti e il nostro cibo – afferma nell’introduzione Inger Andersen, Direttrice esecutiva dellUNEP – Il loro uso efficiente è fondamentale per un futuro con accesso universale a fonti energetiche sostenibili e convenienti, infrastrutture ed edifici a emissioni zero, sistemi di trasporto a zero emissioni, industrie ad alta efficienza energetica e società a basso spreco. Le strategie evidenziate in questo rapporto possono svolgere un ruolo importante nel rendere questo futuro una realtà”.

Il modo con cui l’economia globale sfrutta le risorse naturali, si afferma nel Rapporto, influenza profondamente il clima della Terra. Come queste risorse vengono estratte, prodotte e utilizzate incide sulla quantità di emissioni di gas ad effetto serra. Gli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici globali tradizionalmente si concentrano sul miglioramento del rendimento energetico e sull’accelerazione della transizione attraverso le energie rinnovabili. Quantunque questo sia essenziale, abbiamo comunque bisogno di prestare maggiore attenzione all’efficienza nell’utilizzo delle materie prime, in caso contrario, sarà praticamente impossibile e molto più dispendioso mantenere il riscaldamento climatico al di sotto di 1,5°C.

Le emissioni causate dalla produzione di materiali è passata dal 15% del 1995 al 23% del 2015, equivalenti a quelle prodotte dall’agricoltura, dallo sfruttamento forestale e dal cambiamento di uso dei suoli nel loro insieme, ma hanno avuto minor risonanza mediatica. Si stima che l’80% delle emissioni correlate alla produzione di materiali provenga dal loro utilizzo nel settore edile e dei prodotti manifatturieri. La riduzione di gas serra legate ai materiali utilizzati nelle abitazioni e nelle auto potrebbe ridurre di 25 Gt le emissioni di CO2 accumulate nel corso del loro ciclo di vita nel periodo 2016-2060 nei Paesi del G7, 25, poiché le tecnologie per migliorare la loro efficienza oggi sono dispomibili.

Nei Paesi del G7 e in Cina, le strategie di efficienza dei materiali, compreso l’utilizzo di quelli riciclati, potrebbero ridurre le emissioni di gas serra del settore edile durante il ciclo di vita dall’80% al 100%, e in India tra il 50% e il 70%.

Le strategie che hanno un grande potenziale per ridurre le emissioni includono:
un uso più intensivo dello spazio (riduzione fino al 70% nel 2050 nei Paesi del G7);
una progettazione dei edifici che utilizzi meno materiali (tra l’8% e il 10% nel 2050 nei Paesi del G7);
l’uso di legname raccolto in modo sostenibile (tra l’1% e l’8% nel 2050 nei Paesi del G7).  Anche un migliore riciclaggio dei materiali da costruzione potrebbe ridurre nel 2050 le emissioni di gas serra dal 14% al 18% nei Paesi del G7.
Complessivamente l’applicazione di queste strategie nei Paesi del G7 consentirebbe una riduzione cumulativa da 5 a 7 Gt di CO2e per il periodo 2016-2050.

Inoltre, queste strategie di efficienza possono influenzare altre fasi del ciclo di vita degli edifici residenziali, dando come risultato riduzioni sinergiche del consumo energetico. Dal punto di vista del ciclo di vita dell’intero edificio, queste strategie nel 2050 potrebbero ridurre dal 35% al 40% le emissioni derivanti dalla costruzione, dall’utilizzo e dalla demolizione di case nei Paesi del G7. In Cina e India, queste percentuali potrebbero arrivare al 50-70%.

Ci sono anche numerose possibilità di riduzione delle emissioni di gas serra dovute ai veicoli privati. Oltre alla riduzione delle emissioni di gas serra ottenuta tramite il passaggio all’energia pulita e ai veicoli elettrici o a idrogeno, l’efficienza dei materiali potrebbe tradursi in maggiore risparmio di carbonio. Le strategie di efficienza dei materiali potrebbero ridurre le emissioni di gas serra del ciclo dei materiali dei veicoli, dal 57% al 70%, nei Paesi del G7 e dal 40% al 60% in Cina e India.

Le emissioni delle auto durante l’intero ciclo di vita nel Paesi del G7 al 2050 con e senza le strategie di efficienza dei materiali

Nel 2050, nei Paesi del G7, le emissioni potrebbero diminuire tra il 30% e il 40% rispetto a quelle prodotte durante la produzione, l’uso e la gestione del fine vita delle auto. Cambiando le abitudini di guida (carsharing) e passando a veicoli più compatti, di dimensioni adatte ai viaggi, si potrebbero ottenere le maggiori riduzioni. In effetti, ciò non solo ridurrebbe la domanda di materiali, ma anche il consumo di energia durante l’uso dei veicoli. Risparmi simili possono essere ottenuti in Cina e India.

La progettazione di abitazioni e veicoli determina determina il fabbisogno di energia durante le fasi di costruzione e utilizzo, la loro durata e la facilità per il riuso e riciclaggio. I codici e gli standard di costruzione creano un legame tra design e politica, promuovendo o limitando l’efficienza nell’uso dei materiali. Le politiche trasversali comprendono:
la revisione delle norme e degli standard di costruzione;
l’uso di sistemi di certificazione degli edifici pubblici;
il passaggio ad appalti pubblici verdi;
una tassa sui nuovi materiali.
Tali politiche avrebbero un’influenza significativa sull’efficienza nell’uso dei materiali, anche se al riguardo non sono disponibili stime quantitative.

Per far progredire, in modo indiretto, l’efficienza nell’utilizzo di materiali esistono anche numerosi strumenti che si concentrano, anziché sulla scelta e l’utilizzo dei materiali, sugli stili di vita. Strumenti politici come le tasse, la zonizzazione e la regolamentazione dell’uso del territorio possono svolgere un ruolo, così come le preferenze e il comportamento dei consumatori.

L’efficienza nell’uso delle materie è soggetta ad un effetto di rimbalzo, poiché i risparmi di denaro ottenuti potrebbero essere indirizzati su altri consumi, le cui conseguenze potrebbero essere limitate utilizzando strumenti politici che aumentino direttamente o indirettamente i costi di produzione o i prezzi al consumo, ad esempio le tasse o gli accordi di cap and trade.

Un’altra potenziale soluzione potrebbe essere quella di integrare l’efficienza nell’uso dei materiali negli impegni NDC, che attualmente solo Giappone, India, Cina e Turchia menzionano quale strumento aggiuntivi relativo all’ottimizzazione e alla gestione delle risorse, all’efficienza nell’uso dei materiali, all’economia circolare o al consumo.

Occorre valutare i vantaggi, in termini di efficienza dei materiali derivanti dalle politiche che tengano conto del ciclo di vita, al fine di evidenziare gli scambi e le sinergie in tutte le fasi e in tutti i settori di attività, come per esempio tra risparmio di materiale e consumo di energia. Le politiche di gestione del fine vita dovrebbero concentrarsi più direttamente sul taglio delle emissioni di gas serra, non solo sulla riduzione del tasso di conferimento in discarica. Un’analisi più rigorosa ed esauriente delle misure in atto potrebbe stimolare l’elaborazione di politiche efficaci.

Alla presentazione del Rapporto è intervenuto il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Sergio Costa che ha sottolineato “come il rapporto IIRP permetta di comprendere quanto le politiche di efficienza delle risorse influiscano su quelle sui cambiamenti climatici e viceversa. La roadmap di Bologna [ndr: il G7 Ambiente, svoltosi (11-12 giugno 2017) nel capoluogo emiliano ha adottato un Piano di lavoro in 5 anni su temi ambientali, tra cui, appunto, quello sull’efficienza delle risorse] rimane un punto di riferimento e di impegno per tutti i Paesi G7. Questo rapporto ci aiuta a capire che possiamo e dobbiamo rafforzare e rendere più efficaci e tempestivi i nostri obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni le nostre strategie e i piani nazionali, regionali e globali per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, avvalendoci delle sinergie tra le politiche climatiche e quelle legate all’efficienza delle risorse, l’economia circolare e lo sviluppo ecosostenibile”.

Il Rapporto IRP ci fa comprendere fino in fondo che lo sviluppo sostenibile non è mai distonico rispetto alla tutela ambientale – ha proseguito Costa – Non è vero che le due cose camminano su binari diversi e la dimostrazione è il rapporto Irp che ci dice che ciò si può fare. Con il decreto clima approvato ieri abbiamo voluto fortemente cambiare il sistema della programmazione economica del Paese Italia. Nell’articolo 1, infatti, abbiamo scritto che da oggi in poi tutta la programmazione economica sarà fatta, per sempre, tenendo conto dello sviluppo sostenibile, un obbligo che ci siamo dati e dal quale non possiamo prescindere. Qualsiasi programmazione economica, sia nel settore dei trasporti, che in quelli della produzione industriale, della costruzione delle strade e così via, dovrà tenere conto del concetto di sviluppo sostenibile”.

Qui la scheda dell’IRP dedicata all’Italia.

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