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La curcuma: usata quotidianamente è un aiuto alla memoria e all’umore

curcuma aiuto a memoria e umore

di Sara Carrassi

La curiosità iniziale per le spezie orientali, legate ai nuovi cibi e ai nuovi sapori, oggi ha fatto spazio alla conoscenza e alla consapevolezza delle loro importanti proprietà.

Il curry e lo zenzero, ad esempio, sono le spezie che più velocemente sono entrate a far parte della cucina italiana e che ormai si riconoscono a prima vista. La curcuma, invece, è passata in secondo piano, ma sta venendo riscoperta soprattutto per le sue proprietà depurative e antitumorali.

Ad aumentarne il valore è stato un recente Studio, Memory and Brain Amyloid and Tau Effects of a Bioavailable Form of Curcumin in Non-Demented Adults: A Double-Blind, Placebo-Controlled 18-Month Trial, pubblicato dall’American Journal Geriatric Psychiatry. In questa ricerca condotta dall’Università della California si dimostra che la curcuma aiuta l’umore e migliora la memoria.

La ricerca è partita dal concetto che la curcuma ha importanti proprietà antinfiammatorie motivo per cui dovrebbe, e infatti così fa, proteggere le neurodegenerazione delle cellule del cervello. Questa potrebbe essere una spiegazione per cui in India ci sono minori casi di Alzheimer rispetto ai Paesi occidentali.

Lo Studio è stato effettuato su 40 adulti sani tra i 50 e i 90 anni con leggeri disturbi della memoria, mentre sono state escluse persone con significativi sintomi di depressione e ansia. Per sperimentare le proprietà della curcuma, i ricercatori hanno deciso di suddividere i test in 2 gruppi: al primo è stato dato del placebo, mentre all’altro 90 milligrammi di curcumina 2 volte al giorno per 18 mesi. Primariamente gli esisti riguardavano la memoria verbale e visiva, solo secondariamente l’attenzione.

I ricercatori hanno rilevato che la curcumina, la sostanza che dà il colore giallo alla curcuma, impedisce alle proteine di accumularsi nel cervello, in particolare nell’amigdala e nell’ipotalamo, regioni che controllano le funzioni mnemoniche ed emotive. L’accumulo di proteine causa una progressiva degenerazione delle cellule e la loro infiammazione, portando quindi alla progressiva perdita della memoria e alla depressione.

I pazienti sono stati sottoposti a test ogni 3 mesi, soprattutto per valutarne il benessere generale: ritmo cardiaco e funzione tiroidea. I risultati alla fine dell’esperimento hanno mostrato una valutazione positiva e concorde con la tesi iniziale: il gruppo sottoposto a curcumina per 18 mesi ha verificato che la memoria è aumentata del 28%. Inoltre, il gruppo di ricercatori ha notato, oltre all’aumento della memoria, un lieve miglioramento dell’umore.

Come la curcumina esercita i suoi effetti non è certo – ha spiegato Gary Small, primo autore dello Studio – ma potrebbe essere dovuto alla sua capacità di ridurre l’infiammazione cerebrale, che è stata collegata sia alla malattia di Alzheimer sia alla maggiore depressione”.

I ricercatori sottolineano che lo Studio non è, ovviamente, il primo compiuto in questo settore e che potenziali benefici erano già stati riscontrati in precedenza, ma la durata degli esperimenti era stata troppo breve. Inoltre, in questo caso l’esperimento è stato condotto su persone sane, se non con lievi disturbi della memoria, cosa ben diversa da pazienti che invece già soffrono di demenza. Bisogna ricordare che il progressivo deterioramento delle cellule cerebrali inizia anni prima che si mostrino i primi sintomi della malattia di Alzheimer o della demenza. Con questo esperimento, gli studiosi tendono a dimostrare che su persone già malate è difficile che il trattamento con la curcumina sia efficace.

I ricercatori sottolineano che i risultati positivi dell’uso di curcumina, in dosi limitate e controllate, possa veramente essere un aiuto contro la neurodegenerazione e la depressione. Inoltre, viene anche mostrato come il principio utilizzato sia poco costoso e, soprattutto, non tossico, motivo per cui si incoraggia ad ulteriori studi a riguardo.

In conclusione, in questo tipo di Studio non c’è una soluzione alle malattie che colpiscono i neuroni, ma viene messa a disposizione una possibilità di prevenirle e di evitarle, anticipando i tempi e cercando di impedire la naturale degenerazione delle cellule cerebrali.

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