Risorse e rifiuti Sostenibilità

Contenitori di bevande: in UE ne sfuggono al riciclo 41 miliardi all’anno

Il Rapporto “What We Waste” evidenzia come in molti Paesi dell’UE siano numerosi i contenitori di bevande in vetro, plastica, acciaio, alluminio che sfuggono al riciclo, mentre in quelli dove sono stati introdotti sistemi di vuoto a rendere permette di intercettare il 90% dei contenitori immessi al consumo. L’Associazione Comuni virtuosi, attingendo ai dati del dashbord allegato, ha calcolato che in media ogni italiano ogni anno “butti via” 119 contenitori: 98 bottiglie in PET, 12 bottiglie in vetro e 9 lattine.

È stato presentato il 29 aprile 2021 il Rapporto What We Waste”, redatto da Reloop Platform, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riunisce industria, governo e ONG che condividono la vision di una prospera economia circolare globale, e supportato dalla coalizione Break Free From Plastic, un movimento globale che immagina un futuro libero dall’inquinamento da plastica, e da Changing Markets Foundation.costituita per accelerare e ampliare le soluzioni alle sfide della sostenibilità sfruttando il potere dei mercati.

Il Rapporto attinge ai dati di 93 Paesi, su un periodo di 20 anni, per esaminare le tendenze di vendita, raccolta e spreco di contenitori per bevande, che finiscono in discarica, incenerimento o nell’ambiente. I Paesi inclusi comprendono l’81% della popolazione mondiale al 2019.

In particolare, il Rapporto si focalizza sulla relazione tra i tassi di spreco e il passaggio dell’industria delle bevande dalle bottiglie ricaricabili agli imballaggi per bevande monouso, e le misure che possono essere intraprese per limitare tale spreco. 

Viene, inoltre, analizzato l’impatto che può avere l’implementazione di un sistema di restituzione del deposito e l’effetto di una forte quota di mercato ricaricabile, e come entrambi possono lavorare insieme.

I materiali da imballaggio primario coperti dai set di dati valutati nel Rapporto sono il vetro, la plastica (PET) delle bottiglie, sia monouso che ricaricabili, e acciaio o alluminio (lattine). Sono inclusi anche i dati di vendita relativi a bevande vendute in bottiglie in HDPE (polietilene ad alta densità) e in cartoni di bevande (compresi i cartoni, come Tetra Pak), ma per questi due materiali non sono disponibili nei set di dati i tassi di riciclaggio.

Secondo il Rapporto, le vendite di contenitori per bevande sono praticamente raddoppiate tra il 1999 e il 2019. Se nel 1999 sono stati vendute 685 miliardi di bevande in lattine di metallo, bottiglie di plastica, vetro, o in cartoni questa cifra risulta quasi raddoppiata a 1.300 miliardi nel 2019. Considerando che questo dato non include circa 100 altri Paesi è probabile che il dato globale corrisponda a 2.000 miliardi di vendite di bevande per lo stesso anno. Nello stesso periodo, anche la proporzione di plastica PET venduta è più che raddoppiata – dal 17% al 41% – con conseguente picco di sprechi soprattutto nei Paesi che hanno visto un aumento crescente delle vendite di plastica monouso o contenitori unidirezionali. 

Al contempo, i Paesi con sistemi di deposito cauzionali (DRS) e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di dispersione degli imballaggi.

I sistemi di deposito in cui il contenitore si recupera per essere riciclato o ricaricato riducono sostanzialmente le quantità di lattine e bottiglie che finiscono sprecate nell’ambiente, in discarica o negli inceneritori – ha dichiarato Clarissa Morawski,Amministratore delegato di Reloop – I DRS riducono i costi di raccolta e pulizia ambientale degli enti locali,promuovono l’occupazione nell’economia circolare e riducono le emissioni di CO2. Dal punto di vista del consumatore, l’esperienza è la stessa. Se restituisci una bottiglia vuota, riavrai indietro l’importo del deposito pagato nel momento dell’acquisto della bevanda, indipendentemente dal fatto che il passaggio successivo sia il riempimento o il riciclaggio, senza sprechi e con un impatto ambientale nettamente inferiore.”

Nei 24 Paesi dell’UE (sono esclusi Malta, Lussemburgo e Cipro) la quota di mercato dei ricaricabili – come birra, bibite e bottiglie d’acqua – è crollata dal 47% al 21% in soli vent’anni, nello stesso periodo i contenitori monouso sono aumentati di oltre il 200%. Tuttavia, i Paesi con sistemi di deposito cauzionali e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di dispersione degli imballaggi.
Lo spreco di bottiglie e lattine è infatti sette volte più basso in questi Paesi rispetto a quelli che non hanno sistemi di deposito e di vuoto a rendere. Tra questi la Germania si distingue come la migliore della categoria, con una quota di ricaricabile del 55% e uno spreco limitato a soli 10 contenitori per persona all’anno. In Lituania, prima che venisse introdotto un sistema di deposito nel 2016 sfuggivano al riciclo 113 contenitori per bevande pro capite, più di uno ogni tre giorni per persona. Nel 2017, dopo un solo anno di funzionamento del sistema, gli sprechi erano scesi drasticamente a soli 14 (appena uno al mese). Se la vicina Polonia, che attualmente spreca 141 contenitori pro capite, adottasse un DRS, lo spreco pro capite scenderebbe a 34 unità, con un risparmio di oltre 4 miliardi tra bottiglie e lattine ogni anno. In Spagna, uno dei paesi con lo spreco di contenitori per bevande tra i più alti, il passaggio a un sistema di deposito significherebbe 128 bottiglie e lattine in meno sprecate a persona.

L’incentivo economico abbinato alla restituzione del contenitore da parte del consumatore – che recupera così l’importo della cauzione inclusa nel costo della bevanda – permette di intercettare oltre il 90% dei contenitori immessi al consumo.

L’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, la rete di Enti locali che opera a favore di una armoniosa e sostenibile gestione dei propri territori, diffondendo e sperimentando tra i cittadini le buone pratiche e gli stili di vita all’insegna della sostenibilità, che quale membro della piattaforma Reloop ha potuto accedere al dashboard, lo strumento che permette di ricavare informazioni altrimenti difficilmente accessibili, ha condotto un’analisi della situazione in Italia.

I sistemi di deposito cauzionale si stanno velocemente diffondendo in Europa – ha affermato Silvia Ricci, Responsabile Rifiuti ed Economia Circolare dell’Associazioni a cui si deve l’approfondimento – Altri 12 Paesi hanno già stabilito l’introduzione del sistema entro i prossimi quattro anni in relazione agli obiettivi imposti dalla Direttiva sulla Plastica Monouso. In Italia ancora non se ne parla e la nostra associazione è stata l’unica realtà italiana ad avere fatto informazione sui sistemi di deposito cauzionali per bevande da almeno un lustro. Siamo stati anche gli unici ad avere portato all’attenzione del Governo un elenco di proposte in materia di prevenzione dei rifiuti ed economia circolare, in cui i sistemi cauzionali e i modelli di riuso giocano un ruolo centrale”.

Dai dati emerge che in Italia i contenitori di bevande sprecati ogni anno sono oltre sette miliardi, un numero esorbitante che rapportato a livello pro capite corrisponde a 119 contenitori “buttati via” in media da ogni italiano all’anno: 98 bottiglie in PET, 12 bottiglie in vetro e 9 lattine.

L’Italia come meta turistica con i suoi 7.000Km di coste ha bisogno di affrontare il problema della dispersione dei rifiuti plastici nei mari. Secondo il Rapporto “The Mediterranean: Mare plasticum”, rilasciato dalla IUNC lo scorso novembre, ricorda la Ricci, l’Italia, Egitto e Turchia sono i maggiori responsabili dello sversamento di rifiuti plastici nel Mediterraneo dove finiscono circa 229.000 tonnellate di rifiuti di plastica, (equivalente ad oltre 500 container al giorno) e che senza interventi di grande portata questa situazione continuerà a peggiorare sino a raggiungere le 500.000 tonnellate entro il 2040.

Come emerge dalla simulazione effettuata dal dashboard che accompagna lo studio, se l’Italia adottasse un DRS con le performance medie di riciclo dei sistemi di deposito attivi in Europa ridurrebbe del 75% lo spreco di imballaggi per bevande e i 7 miliardi di contenitori che sfuggono al riciclo si ridurrebbero a 1,7 miliardi con una quota media pro capite di 29 contenitori.

Ogni anno perso nel percorso di adozione di un sistema cauzionale significa caricare sull’ambiente miliardi e miliardi di contenitori che causano danni ambientali e costi evitabili alla fiscalità dei comuni sostenuta dai contribuenti – ha concluso Silvia Ricci – Implementare un sistema di deposito non significa dovere investire risorse finanziarie pubbliche perché sono i produttori e rivenditori di bevande a doversi fare carico del 100% dei costi di avviamento e gestione del sistema nell´ambito della loro responsabilitá estesa del produttore (EPR)Al Governo spetta scrivere la legge che dovrà governare il sistema e monitorarne i risultati. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, è necessario ridurre drasticamente il consumo di risorse. Per farlo serve un quadro legislativo coerente che introduca obiettivi di prevenzione e riuso obbligatori che incentivi modelli imprenditoriali sostenibili. Mi riferisco a modelli basati sul riuso in primis oppure ad altri modelli imprenditoriali indispensabili purché chiudano le catene del valore dei materiali e dei beni senza dispersioni e sprechi evitabili”.

Ricordiamo che in Italia nel 2017 era stato introdotto un “Regolamento”, previsto dal cosiddetto “Collegato ambientale” (2015) “al fine di prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio e di favorire il riutilizzo degli imballaggi usati, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente disposizione è introdotto , in via sperimentale e su base volontaria del singolo esercente, il sistema del vuoto a rendere su cauzione per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi e residenze di villeggiatura, ristoranti e bar e altri punti di consumo”, che è risultato un flop, sia perché poggiava su “base volontaria”, ed enfatizzava gli imballaggi “birra o acqua minerale, quindi un ambito circoscritto, sia perché nessun incentivo veniva riconosciuto per gli esercenti che vi aderivano.

Marcella Garaffa

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.