L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC-WHO) ha pubblicato una revisione e una meta-analisi che fornisce l’evidenza delle conseguenze sulla salute dell’inquinamento atmosferico derivanti dall’estrazione e dalla raffinazione del petrolio nei lavoratori e nei residenti che vivono vicino agli impianti petroliferi.
Lo Studio “Cancer incidence and mortality among petroleum industry workers and residents living in oil producing communities: a systematic review and meta-analysis”, pubblicato online il 20 aprile 2021 sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, costituisce una revisione sistematica e una meta-analisi (tecnica clinico-statistica quantitativa che permette di combinare i dati di più studi condotti su di uno stesso argomento, generando un unico dato conclusivo per rispondere a uno specifico quesito clinico) di 41 studi di coorte, 14 studi caso-controllo e 2 studi trasversali, che si aggiunge alla crescente evidenza delle conseguenze sulla salute dell’inquinamento atmosferico derivante dall’estrazione e dalla raffinazione del petrolio nei lavoratori e nei residenti che vivono vicino agli impianti petroliferi.
La revisione ha identificato l’attività dell’industria petrolifera come associata a un aumento del rischio di mesotelioma, melanoma cutaneo, mieloma multiplo e tumori della prostata e della vescica urinaria e un minor rischio di tumori dell’esofago, dello stomaco, del colon, del retto e del pancreas.
Non deve stupire il rischio elevato per i lavoratori degli impianti petroliferi e di raffinazione di sviluppare un mesotelioma, tumore tristemente per l’associazione all’esposizione all’amianto, perché le relative fibre sono state ampiamente utilizzate in tali impianti.
Le attività di estrazione petrolifera offshore sono state associate a un aumento del rischio di cancro ai polmoni e leucemia nell’analisi stratificata.
La vicinanza residenziale alle strutture petrolifere è stata associata, a sua volta, ad un aumentato rischio di leucemia infantile.
L’ultimo Rapporto del Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), aveva rilevato un eccesso di leucemie mieloidi acute nei bambini che in Italia vivono in siti con presenza di impianti chimici, petrolchimici e raffinerie.
Gli autori sottolineano che sono necessari ulteriori studi per descrivere le vie di esposizione del petrolio e dei suoi derivati più prossimi (es. Benzene), al fine di identificare i driver dei modificatori osservati del rischio di cancro. Vi è una particolare necessità di studi mirati in aree sotto-studiate ad alta produzione di petrolio con esposizioni presumibilmente più elevate. La via più promettente potrebbe essere un consorzio internazionale per guidare gli studi di nuova generazione in Africa, Medio Oriente e Asia, con l’obiettivo di armonizzare i protocolli di studio e le valutazioni dell’esposizione.
Tra gli Studi analizzati per la revisione sistematica dell’incidenza di alcune tipologie di tumore nei lavoratori del settore petrolchimico, c’è anche “Cancer risk in oil refinery workers: a pooled mortality study in Italy”, condotto da un team di ricercatori italiani e pubblicato nel 2019 sulla Rivista Medicina del Lavoro.
Marcella Garaffa