Economia e finanza

CCAT: come allineare le politiche commerciali e climatiche del G7

Il Consortium for Climate–Aligned Trade (CCAT), una rete di think tank leader nella comunità dei Paesi del G7, tra cui CMCC e RFF-CMCC, ha redatto 7 Raccomandazioni per il prossimo vertice dei Capi di Stato e di Governo di Hiroshima, che potrebbe costituire un’importante opportunità per le principali economie di concordare un quadro comune per allineare le politiche commerciali e climatiche.

Con il 25% delle emissioni globali di gas serra correlate al commercio è fondamentale che le politiche commerciali siano allineate con gli obiettivi climatici e al contempo, l’azione climatica ha le potenzialità di modificare le attività economiche in maniera tale da promuovere il commercio libero e equo

In vista del G7 di Hiroshima (19-21 maggio 2023) che potrebbe costituire un’importante opportunità per le principali economie per trovare un terreno comune su come sfruttare al meglio le politiche commerciali per sostenere l’azione per il clima, il Consortium for Climate–Aligned Trade (CCAT), una rete di ricercatori appartenenti a 12 think tank leader nella comunità del G7, tra cui la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e l’European Institute on Economics and the Environment (RFF-CMCC), ha suggerito le sue Raccomandazioni preliminari che identificano le azioni capaci di stimolare una decarbonizzazione globale più rapida e completa attraverso la cooperazione.

Il mondo ha bisogno di un quadro di riferimento per sfruttare il potere della politica commerciale per accelerare l’azione per il clima, assicurandosi allo stesso tempo che le politiche climatiche non danneggino l’economia, i lavoratori o le comunità – ha dichiarato Nigel Purvis, CEO di Climate Advisers e Coordinatore del CCAT – Crediamo che i leader del G7 debbano impegnarsi a sviluppare un quadro politico per un commercio che sia allineato agli obiettivi climatici prima del 2030, poiché non farlo potrebbe soffocare il progresso in materia di clima e portare a dannose controversie commerciali”.

I membri del G7 stanno adottando politiche nazionali e regionali che hanno implicazioni sul clima e sul commercio, come:
– il Meccanismo europeo di adeguamento della CO2 alle frontiere (CBAM), una tassa entrata in vigore quest’anno che mira a contribuire agli obiettivi di neutralità climatica dell’UE e incoraggiare i paesi partner a decarbonizzare i loro processi di produzione, che si applica alle importazioni in 5 settori ad alta intensità di emissioni ritenuti a maggior rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio: cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti ed elettricità;
– l’Inflation Reduction Act (IRA) approvata dal Congresso statunitense la scorsa estate che sovvenziona massicciamente le tecnologie per la transizione verde;
– la recente risposta dell’UE con Net Zero Industry Act, attraverso cui vengono facilitate le condizioni quadro per gli investimenti e le agevolazioni per creare un ambiente più favorevole per il potenziamento della capacità produttiva dell’UE per le tecnologie e i prodotti net-zero necessari per raggiungere l’obiettivo di un’Europa climaticamente neutra al 2050.

Misure simili sono in aumento e suscitano tensioni perché sarebbero delle sovvenzioni vietate dalle regole del commercio internazionale (WTO). Anche al fine di superare i disaccordi sui “sussidi verdi”, le Raccomandazioni elaborate del CCAT indicano che la collaborazione tra i membri del G7 può contribuire a spianare la strada alla definizione di un accordo politico più ampio che includa altre nazioni e, in ultima analisi, a un passaggio più rapido a un’economia pulita a livello globale, basata su un commercio libero ed equo.

Inoltre, lavorando insieme, i membri del G7 possono ridurre al minimo il carbon leakage ovvero il trasferimento delle emissioni di gas serra da un Paese all’altro, che rischia di compromettere l’efficacia delle politiche climatiche, di distorcere il commercio e di danneggiare le imprese, i lavoratori e le comunità. L’armonizzazione delle politiche commerciali eviterebbe questi esiti negativi e darebbe al settore privato e agli altri governi la fiducia necessaria per impegnarsi in ulteriori sforzi di decarbonizzazione.

Mentre i Paesi si affrettano a ristrutturare le loro economie per raggiungere gli obiettivi climatici, i loro sforzi interesseranno in misura crescente i settori ad alte emissioni e a elevato traffico commerciale come l’acciaio, il cemento e l’alluminio – ha dichiarato  Aaron Cosbey, Senior Associate dell’International Institute for Sustainable Development (IISD), membro del CCAT – Il G7 ha un ruolo unico da svolgere nel raggiungere un accordo internazionale su ciò che è appropriato e sulle migliori pratiche per i Paesi che attuano politiche climatiche che influiscono sul commercio”.

Le Raccomandazioni del CCAT per i membri del G7.
1. Riaffermare l’impegno del G7 a decarbonizzare i settori industriali e accordarsi per rispettare i tempi dell’Accordo di Parigi. I membri del G7 si sono già impegnati a raggiungere emissioni nette di gas serra pari a zero entro la metà del secolo. Il raggiungimento di questo obiettivo richiederà una rapida e profonda decarbonizzazione delle loro intere economie, compresi i settori industriali ad alta intensità energetica. Nel 2021, i leader del G7 si sono impegnati ad agire per decarbonizzare i loro settori industriali e hanno lanciato la Industrial Decarbonization Agenda (IDA) per promuovere la cooperazione. Nel 2022, i leader del G7 si sono impegnati a lavorare per la creazione di un Club del clima, il cui mandato include la decarbonizzazione industriale. Ora, i leader del G7 dovrebbero chiarire che la decarbonizzazione industriale avverrà in tempi sufficientemente rapidi da riuscire a contribuire a contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius, e preferibilmente non oltre 1,5 gradi Celsius.

2. Porre la riduzione dell’intensità delle emissioni dei beni commercializzati come obiettivo prioritario delle politiche commerciali in linea con gli obiettivi climatici. Per ottenere una rapida riduzione delle emissioni di gas serra, gli sforzi per decarbonizzare il settore industriale dovrebbero essere rivolti innanzitutto a ridurre le emissioni attribuibili ai beni, compresi quelli scambiati. Nel 2022 i ministri del Clima, dell’Energia e dell’Ambiente hanno convenuto sull’importanza di ridurre l’intensità delle emissioni. Sebbene questo sia stato un positivo passo avanti, non ne hanno fatto l’obiettivo principale della politica commerciale legata al clima. Inoltre, i leader del G7 non hanno mai parlato di come la riduzione dell’intensità delle emissioni di carbonio sia fondamentale per allineare le politiche climatiche e commerciali. Il vertice del G7 di quest’anno offre l’opportunità di correggere queste omissioni. Questo aiuterebbe a concentrare l’attenzione delle politiche sulla misurazione, la rendicontazione e la verifica dei miglioramenti in termini di intensità delle emissioni, anche se i membri del G7 continuano a perseguire mix di politiche climatiche alquanto diversificati.

3. Affermare che le politiche commerciali legate al clima possono essere strumenti utili e appropriati per affrontare la crisi climatica. Tali politiche possono includere meccanismi di adeguamento della CO2 alle frontiere, sussidi per le tecnologie climate-friendly, appalti verdi e altro ancora. Queste politiche commerciali legate al clima sono strumenti a disposizione dei membri per perseguire gli obiettivi climatici. Il G7 non ha mai comunicato questo importante principio e dovrebbe farlo quest’anno.

4. Stabilire un obiettivo temporale per creare un quadro di sostegno reciproco e regolamentato ben prima del 2030 per allineare le politiche commerciali legate al clima. Come primo passo, i membri del G7 dovrebbero accettare di lavorare in coalizioni attraverso un approccio globale dal basso verso l’alto. La decarbonizzazione dei settori industriali diventerà più difficile, se non impossibile, se le nazioni saranno reticenti nell’adottare politiche climatiche forti per timore del carbon leakage. Allo stesso modo, l’adozione di politiche commerciali legate al clima contrastanti e conflittuali potrebbe portare a conflitti commerciali che ridurrebbero l’ambizione climatica, frenando il commercio di beni e servizi sostenibili. Per evitare questi esiti negativi e sviluppare un consenso internazionale su come allineare al meglio il commercio con gli obiettivi climatici, il G7 dovrebbe fissare un obiettivo temporale per lo sviluppo e l’approvazione di un quadro comune per l’allineamento delle politiche commerciali e climatiche. Sulla base degli approcci nazionali, regionali e internazionali esistenti, l’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere interoperabili e compatibili i rispettivi sistemi nazionali e regionali. Le differenze con gli altri partner commerciali non dovrebbero impedire al G7 di raggiungere un accordo prima del 2030, soprattutto se non è possibile adottare un approccio più inclusivo entro tale termine. Allo stesso tempo, i membri del G7 dovrebbero sforzarsi di includere le nazioni al di fuori del G7 nell’articolazione di un quadro condiviso.

5. Impegnarsi a trovare un terreno comune e a ridurre le tensioni commerciali quando si incontrano divergenze sulle politiche commerciali legate al clima. Mentre il G7 lavora per creare un quadro condiviso per le politiche commerciali legate al clima, i membri del G7 dovrebbero evitare tensioni commerciali cercando di superare le divergenze attraverso il dialogo ogni qualvolta sia possibile. Questo approccio include il raggiungimento di un accordo sui principi provvisori per i sussidi, gli adeguamenti alle frontiere e gli appalti pubblici verdi. Anche quando le divergenze permangono, i membri del G7 dovrebbero fare il possibile per evitare di inasprire le controversie commerciali o di ricorrere a una revisione internazionale. Gli scontri commerciali rischiano di rallentare l’azione per il clima e di compromettere molti altri interessi comuni del G7.

6. Accettare di collaborare per espandere il commercio di beni e servizi rispettosi del clima in modo da contribuire a creare catene di approvvigionamento resilienti e sicure. Il mondo deve aumentare le ambizioni climatiche, anche incrementando il commercio di beni e servizi ecologici. Il mondo ha anche bisogno di catene di approvvigionamento sicure e resilienti per garantire che disastri naturali, future pandemie e dispute geopolitiche non rallentino la rapida transizione verso un’economia pulita. La condizione più auspicabile è un commercio che, allo stesso tempo, aumenti la disponibilità di beni e servizi eco-compatibili e migliori la resilienza e la sicurezza della catena di approvvigionamento. I membri del G7 dovrebbero impegnarsi a lavorare insieme e con altri, ogniqualvolta sia possibile, per promuovere questi obiettivi comuni.

7. Impegnarsi a collaborare sui dati e sulle questioni tecniche, sia direttamente che attraverso le istituzioni internazionali. In particolare, il G7 dovrebbe impegnarsi a:
migliorare la trasparenza, la disponibilità e la qualità dei dati;
allineare meglio le definizioni nazionali per le categorie di beni e i metodi di calcolo dell’intensità delle emissioni dei beni;
lavorare per creare approcci interoperabili attraverso le politiche commerciali per ridurre il carbonio contenuto nei beni scambiati.

Il commercio internazionale offre la possibilità di allineare le ambizioni climatiche globali – hanno sottolineato Massimo Tavoni e Andrea Tilche del RFF-CMCC – Il prossimo G7 in Giappone potrà essere il luogo più adatto per rafforzare un’alleanza di Paesi membri, aperta al resto del mondo, per combinare le politiche climatiche e commerciali, con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione globale e garantire filiere più sicure e affidabili”.

I membri del CCAT sono consapevoli che il raggiungimento degli obiettivi climatici globali dipenderà in gran parte dalla capacità delle politiche commerciali di contribuire alla rapida decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica, come acciaio, alluminio, prodotti chimici, fertilizzanti e cemento.

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