Beni culturali e turismo

Boom di offerte per ottenere la concessione a tempo dei fari italiani

boom di offerte per concessione fari

Alla scadenza del Bando di gara (12 gennaio 2016) per la concessione, fino a 50 anni, di 11 Fari di pregio storico e paesaggistico di proprietà dello Stato, l’Agenzia del demanio ha reso noto il numero delle domande prevenute.

Il Bando rientra nel Progetto “Valore Paese-DIMORE“, orientato, in linea con la programmazione comunitaria 2014-2020, al rafforzamento dell’offerta culturale e della competitività del Paese, attraverso la leva del turismo sostenibile, secondo una strategia di valorizzazione del patrimonio pubblico dimesso, mirata al rafforzamento dell’integrazione tra i settori del turismo, dell’arte e della cultura, dello sviluppo economico e della coesione sociale.

Nell’ambito di DIMORE è stato definito il circuito FARI, con l’obiettivo di valorizzare questi suggestivi beni, secondo un modello di lighthouse accomodation, una formula turistica già diffusa in nord Europa USA, Canada ed Australia, rispettosa del paesaggio e in linea con le identità territoriali e con la salvaguardia dell’ecosistema ambientale, che nei contesti prescelti emerge per assoluta bellezza e massima fragilità, coinvolgendo, infatti, alcuni dei più straordinari territori costieri italiani.

Dopo una fase di Consultazione pubblica online per informare, raccogliere idee, proposte e suggerimenti, verificare l’interesse dei territori e del mercato rispetto agli immobili, al fine di definire il miglior percorso di valorizzazione, è stato aperto il Bando per raccogliere le proposte.

Secondo quanto riportato nella nota dell’Agenzia del Demanio, sono pervenute complessivamente 39 proposte, tra cui due dall’estero.
* Per quelli gestiti dall’Agenzia del Demanio:
– 7 per il Faro di Capo d’Orso a Maiori (SA), nell’immagine di copertina tratta dall’Information Memorandum dell’Agenzia del Demanio;
– 6 per il Faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia (NA);
– 6 per il Faro di Murro di Porco (SR);
– 4 per il Faro di Capo Grosso nell’Isola di Levanzo – Favignana (TP);
– 3 per il Faro di San Domino alle Isole Tremiti (FG);
– 3  per il Faro di Brucoli ad Augusta (SR);
– 3 per il Faro di Punta Cavazzi ad Ustica (PA).

* Per quelli gestiti dal Ministero della Difesa:
– 3 per il Faro delle Formiche nell’isolotto di Formica Grande a Grosseto;
– 2 per il Faro di Punta del Fenaio nell’isola del Giglio (GR);
– 2 per il Faro di Capel Rosso nell’isola del Giglio (GR);
– nessuna offerta è pervenuta, invece, per il Faro di Capo Rizzuto a Isola di Capo Rizzuto (KR).

Ora le proposte saranno vagliate dalle 2 apposite Commissioni, una per l’Agenzia del Demanio e l’altra per il Ministero della Difesa, che procederanno, in seduta pubblica, all’apertura dei plichi e verificheranno la correttezza formale della documentazione presentata dai partecipanti.

Le proposte idonee saranno valutate secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”, data dalla proposta progettuale, valutata con punteggio pari al 60%, e dalla proposta economica, a cui può essere assegnato un punteggio massimo pari al 40%.

La valutazione della proposta progettuale terrà conto di elementi qualitativi quali: soluzioni di recupero del faro, manutenzione, fruibilità pubblica, contributo allo sviluppo locale sostenibile e la possibilità di creare un network tra più strutture, attraverso una rete di servizi e attività condivise.

Per la prima volta in Italia abbiamo avviato, grazie alla collaborazione e al sostegno di partner del settore turistico, dell’associazionismo e dello sport, un processo di valorizzazione del sistema dei Fari italiani – ha dichiarato il Direttore  dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi – Fari che non smetteranno il loro uso di lanterne e di sentinelle del mare e che saranno riportati a nuova vita grazie ad interventi di ristrutturazione e riqualificazione, con benefici economici e sociali sui territori dove si collocano”.

È un gioco di squadra tra Ministero della Difesa e l’Agenzia del Demanio nel più ampio progetto per la valorizzazione del patrimonio pubblico italiano, che vuole sottrarre queste risorse al degrado e, al contempo, fornire una importante occasione di sviluppo per il territorio – ha sottolineato da parte sua il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti –  Sin dall’inizio del mio incarico ho dato priorità e considero un “dovere patriottico” verso i nostri figli e verso i nostri padri riutilizzare in modo proficuo il patrimonio immobiliare militare non più in uso”.

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