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Anziani: al 2047 il 20% over 65 anni avrà una disabilità fisica

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di Carmela Marinucci

Entro il 2047 una donna su quattro e un uomo su sei di età pari o superiore a 65 anni vivrà con una disabilità fisica che limiterà gravemente le attività quotidiane.

È questo l’esito di un’analisi pubblicata sulla rivista online British Medical Journal (BMJ) che ha preso in esame i dati statistici di 26 Paesi di EU SILC (Statistics on Income and Living Conditions), una delle principali fonti di dati per i rapporti periodici dell’UE sulla situazione sociale nei Paesi membri, con una particolare attenzione sul reddito e sulle condizioni di vita.

Secondo gli autori di “Future trends in the prevalence of severe activity limitations among older adults in Europe: a cross-national population study using EU-SILC”, la proporzione tra donne e uomini è destinata a cambiare di poco nei prossimi 30 anni, nonostante l’aumento complessivo previsto della longevità, come dimostrano le proiezioni.  Tuttavia, i numeri assoluti aumenteranno significativamente di pari passo con l’invecchiamento della popolazione europea, determinando un aumento della popolazione incapace di muoversi autonomamente.

Il sondaggio effettuato su campioni rappresentativi al livello nazionale di EU SILC non ha preso in considerazione le persone ospitate nelle case di cura, ma ha incluso delle domande sui problemi di salute a lungo termine, limitanti le attività di routine nella vita quotidiana.

I ricercatori si sono concentrati sulle risposte degli individui di almeno 55 anni, fino agli 85 anni, combinando tutti i dati per calcolare l’aspettativa di vita rimanente priva di gravi limitazioni sulla funzione fisica (anni di vita in buona salute) per sesso, età e paese, al fine di prevedere la proporzione di persone anziane la cui vita quotidiana sarebbe gravemente limitata a causa di problemi di salute a lungo termine.

Inoltre, hanno tenuto conto delle differenze culturali e della validità dei sistemi previdenziali che possono entrambi influenzare coloro che si identificano come fisicamente incapaci.

Secondo i ricercatori, l’analisi confermerebbe i risultati di altri studi: un numero maggiore di donne rispetto agli uomini è destinato a subire gravi limitazioni nella capacità fisica a causa di problemi di salute a lungo termine in tutti i Paesi studiati, per effetto della maggiore longevità rispetto agli uomini, anche se i problemi di salute sono risultati in aumento con lo stesso ritmo sia nella popolazione maschile che in quella femminile.

I dati hanno indicato ampie variazioni sulla condizione di salute riferita dagli adulti più anziani per entrambi i sessi. Ad esempio, circa una su 10 donne svedesi di età superiore ai 65 anni ha affermato che la propria vita quotidiana è pesantemente limitata da problemi di salute, rispetto a circa un terzo delle donne di pari età della Slovacchia.

Sulla base dei calcoli, entro il 2047 circa un quarto delle donne (21%) e un sesto degli uomini (17%) di età pari o superiore a 65 anni avranno problemi di salute a lungo termine che limiterà gravemente le attività quotidiane.

La percentuale di popolazione in “precaria salute” è risultata simile tutti i 26 Paesi, una volta che sono state prese in considerazione le differenze culturali. Stante i dati, si prevede che questa situazione rimanga stabile nel tempo, nonostante l’aspettativa di vita sia prevista in aumento.

Anche se la percentuale delle persone con limitazioni rimarrà costanti – affermano gli autori dello studio – il numero assoluto di persone con gravi restrizioni di attività a lungo termine aumenterà sicuramente poiché il numero di persone in età avanzata dovrebbe aumentare nella maggior parte dei Paesi europei“.

Questa condizione – avvertono i ricercatori – potrebbe richiedere diverse misure per soddisfare le esigenze di un numero crescente di persone con disabilità tra cui l’incrementi di strutture specializzate sia pubbliche che private, come pure di medi specialistici e di operatori sanitari”.

Nel suo ultimo Rapporto “Ageing: Debate the Issues” dedicato agli anziani, diventati “fenomeno demografico”, non solo per i Paesi economicamente avanzati, l’OCSE, l’organizzazione internazionale di studi economici dei Paesi più sviluppati, aveva messo in guardia circa l’attuale inadeguatezza dei sistemi sanitari e previdenziali a fronteggiare l’invecchiamento della popolazione.

Non sembra tuttavia che il monito abbia sortito effetti, dal momento che nell’ambito di programmi di austerità i sistemi sanitari sono sempre più presi di mira e i sistemi previdenziali non sembrano essere attenti ai futuri anziani.

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