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Alla ricerca della sostenibilità per la prosperità dei mercati

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Sempre più numerose le imprese che si impegnano per un’economia sostenibile.

Immagina un mondo dove l’energia in eccesso di un’impresa sarà usata per alimentarne un’altra. Dove i palazzi avranno bisogno di sempre minor energia e dove si progetteranno edifici commerciali “rigenerativi” – quelli che producono più energia di quella che consumano.
Un mondo in cui i prodotti e i processi eco-sostenibili saranno più efficaci dal punto di vista dei costi di quelli derivanti con materiali di scarto.
Un mondo dove le grandi società come Costco, Nike, BP e tante altre formeranno delle partnership con organizzazioni ambientaliste ed umanitarie, per garantire una migliore gestione del Pianeta e una migliore qualità della vita nei Paesi in via di sviluppo.
Ora smetti di immaginare – quel mondo sta già emergendo.

(Peter M. Senge et Al., “The Neces-sary Revolution. How Individuale and Organizations Are Working Together to Create a Sustainable World”, Ed. Nicholas Brealey Publishing, 2010, traduzione a cura della redazione di Regioni&Ambiente).

Peter M. Senge, Direttore del Center of Organizational Learning presso il Massachussets Institute of Technology (MIT) è conosciuto per il suo libro-best seller, con oltre un milione di copie vendute, “La Quinta Disciplina. L’arte e la pratica dell’apprendimento organizzativo” (l’unico, purtroppo, tradotto in italiano e solo in occasione della sua revisione 16 anni dopo la sua prima uscita), in cui ha sviluppato l’idea che solo organizzazioni che sono in grado di adattarsi velocemente ed efficacemente saranno in grado di eccellere nel proprio settore e mercato.
Con questo nuovo saggio, Senge e i suoi collaboratori, operano una trasposizione delle teorie sistemiche, svolte in precedenti altri testi, dal mondo delle imprese alla società globale, ipotizzando il superamento dell’Era industriale che, pur avendo portanti grandi vantaggi, ha provocato la distruzione degli ecosistemi e delle culture.
Se gli imprenditori non ripensano ad un loro approccio con l’ambiente “non avremo fra 20 anni imprese degne di essere considerate tali”, perché la “bolla” al pari di quella finanziaria prima o poi scoppierà.
Fortunatamente, come indicato con dovizia di best practices da Serge, ci sono imprese ed organizzazioni che stanno muovendosi nella “necessaria” direzione.
C’è necessità, tuttavia di andare oltre gli sforzi di una singola azienda e di trovare a larga scala risposte al mercato. Per questo l’impresa ha bisogno dei Governi a livello nazionale, regionale e globale per definire le regole del gioco, affinché i mercati possano prosperare, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
Nel Rapporto “Challenges and Opportunities in a Rapidly Changing World”, diffuso recentemente dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), si mette in evidenza che il miglioramento dell’efficienza energetica e delle risorse, e che le soluzioni sostenibili per rispondere alla crescente domanda di cibo, assistenza sanitaria, alloggio, energia, mobilità, acqua, servizi igienici e la comunicazione, sono le sfide che ci attendono.
Le imprese in questo senso sono lo snodo fondamentale per la transizione verso una società più inclusiva, a basse emissioni di carbonio e che fa uso efficiente delle risorse. Ma le imprese non possono gestire da sole lo sviluppo sostenibile, c’è bisogno di dar vita a partnerariati, in cui “Business, Governance e ONG, seduti allo stesso tavolo, uniscano le loro forze non già per operare una scelta impropria tra sviluppo economico e benessere ambientale, bensì per scegliere entrambi, perché sono interdipendenti”.

In Europa si fa sempre più diffusa questa consapevolezza, come dimostra anche la recente Dichiarazione “100% di energia rinnovabile in Europa nel 2050”, sottoscritta da diverse imprese ed istituzioni europee e presentata alla vigilia del Consiglio UE del 4 febbraio che aveva all’ordine del giorno i problemi del risparmio e dell’efficienza energetici.
I firmatari del Manifesto, promosso da EREC (European Renewable Energy Council), Eufores (European Forum for Renewable Energy Sources) e Greenpeace, includono diverse Istituzioni tra cui associazioni di categoria, professionisti, docenti universitari, sindacati, organizzazioni ambientaliste, rappresentanti politici, tra cui una trentina di deputati del Parlamento europeo (nessun italiano al momento), nonché le imprese che operano non solo nel settore energetico e che impiegano circa mezzo milione di lavoratori.
Di fronte non soltanto ad una recessione economica, ma soprattutto alle sfide poste dal cambiamento climatico, ad una crescente dipendenza dalle importazioni di carburante e all’aumento dei prezzi dei combustibili fossili, l’Europa ha urgente bisogno di sviluppare soluzioni per un futuro sistema energetico sostenibile, interamente basato su fonti energetiche rinnovabili – si legge nel documento – Le risposte alle sfide di oggi non sono fuori della nostra portata, ma si trovano nel palmo delle nostre mani. Con la promozione dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, saremo in grado di affrontare contemporaneamente la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e dei cambiamenti climatici, mentre al tempo stesso la creazione di un’economia orientata al futuro sostenibile, offrirà posti di lavoro verdi di alta qualità”.
Viene ritenuto necessario, inoltre, un riorientamento dei fondi esistenti e una maggiore attenzione negli stanziamenti futuri nei bilanci di sviluppo e ricerca e nei fondi strutturali e di sviluppo a favore di rinnovabili ed efficienza energetica.

Anche in Italia crescono di giorno in giorno le imprese impegnate nell’economia sostenibile.
Si è da poco costituito l’Osservatorio Nazionale delle Attività Economiche Ecosostenibili (ONAEE) che si propone come punto di aggregazione per le imprese impegnate nell’economia “verde” e come casa comune per chi ha intenzione di sviluppare iniziative volte a una capillare diffusione del fenomeno.
La green economy deve rappresentare il punto di partenza dell’economia post-crisi. I più importanti governi mondiali hanno destinato parti consistenti dei pacchetti di stimoli economici ad investimenti ecosostenibili – ha dichiarato Raffaele Di Marco, Presidente ONAEE – L’Italia non può e non deve rimanere indietro: la presenza di un organismo in grado di convogliare le istanze degli imprenditori e di fare da punto di riferimento per il comparto, può apportare benefici considerevoli nello sviluppo economico ed ambientale del nostro Paese”.

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