Agroalimentare

Alghe marine: il potenziale per ridurre consumo suolo ed emissioni

Uno studio pubblicato su Nature Sustainability ha scoperto che la coltivazione di alghe marine potrebbe aiutare a ridurre la domanda di colture terrestri e la perdita di biodiversità, rimuovendo fino a 2,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente dall’atmosfera all’anno.

L’espansione globale della coltivazione di alghe marine potrebbe contribuire a ridurre la domanda di colture terrestri e le emissioni di gas serra nell’agricoltura, fornendo un sostituto o un supplemento per alimenti, mangimi per animali e biocarburanti, riducendo la perdita di biodiversità e contrastando le sfide correlate a cambiamenti climatici.

È il risultato dello StudioReducing global land-use pressures with seaweed farming”,condotto da un team internazionale di ricercatori e pubblicato il 26 gennaio 2023 su Nature Sustainability.

Le alghe hanno un grande potenziale commerciale e ambientale come alimento nutriente ed elemento costitutivo di prodotti commerciali tra cui mangimi per animali, plastica, fibre, diesel ed etanolo – ha affermato Scott Spillias, Dottorando presso la School of Earth and Environmental Science dell’Università del Queensland (Australia) e principale autore – Il nostro studio ha rilevato che l’espansione dell’allevamento di alghe marine potrebbe contribuire a ridurre la domanda di colture terrestri e ridurre le emissioni globali di gas serra (GHG) nell’agricoltura fino a 2,6 miliardi di tonnellate di CO2 eq. all’anno”.

Utilizzando il modello di gestione della biosfera globale (GLOBIOM) dell’International Institute for Applied Systems Analisys (IIASA) che ha collaborato allo studio insieme all’Università della Tasmania e al  Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), I ricercatori hanno mappato il potenziale di coltivazione di 34 specie di alghe commercialmente importanti e stimato i benefici ambientali di una serie di scenari basati sui cambiamenti nell’uso del suolo, sulle emissioni di gas serra, sull’uso di acqua e fertilizzanti e sui cambiamenti previsti nella presenza delle specie entro il 2050.

In uno scenario in cui abbiamo sostituito il 10% delle diete umane a livello globale con prodotti a base di alghe, si potrebbe impedire lo sviluppo di 110 milioni di ettari di terra per l’agricoltura – ha proseguito Spillias – Abbiamo anche identificato milioni di ettari disponibili di mare all’interno delle zone economiche esclusive globali (ZEE) ovvero aree di mare in cui uno stato sovrano ha diritti speciali per quanto riguarda l’esplorazione e l’uso delle risorse marine, compresa la produzione di energia da acque e vento, dove si potrebbe sviluppare l’agricoltura marina. La quota maggiore di mare adatta all’algocoltura si trova nelle ZEE indonesiane, dove si stima che siano adatti fino a 114 milioni di ettari. Anche le ZEE australiane mostrano un grande potenziale e diversità di specie, con almeno 22 tra quelle commercialmente valide e circa 75 milioni di ettari di mare idonei“.

Non casualmente ad Hobart (Tasmania) si svolgerà quest’anno il 24° International Seaweed Symposium (19-24 febbraio 2023) dal tema “Le alghe in un mondo che cambia” che potrà essere seguito anche online.

Spillias ha aggiunto comunque che molte specie autoctone di alghe nelle acque australiane non erano ancora state studiate dal punto di vista della produzione commerciale. “Il modo in cui mi piace guardare a questo è pensare alle versioni ancestrali dei raccolti usuali, come il mais e il grano, che erano cose poco interessanti e infestanti – ha osservato il ricercatore – Attraverso migliaia di anni di coltivazioni abbiamo sviluppato le colture che sono alla base delle società moderne e le alghe potrebbero benissimo avere un potenziale simile in futuro”.

I ricercatori hanno sottolineato anche che la soluzione alghe deve essere affrontata e implementata con attenzione per evitare effetti correlati negativi.

Questo studio – ha concluso Petr Havlík, Direttore ad interim del programma IIASA per la biodiversità e le risorse naturali e co-autore – evidenzia in modo univoco la necessità di strategie integrate che uniscano la gestione degli ecosistemi terrestri e marini per affrontare alcuni dei crescenti problemi della sostenibilità globale, nonché per evitare di spostare i problemi dalla terra all’oceano e viceversa”.

Se le ZEE dell’Oceano Pacifico e Indiano sono state individuate come le aree con le maggiori potenzialità per le colture algali, non devono essere sottovalutate le opportunità offerte dai mari europei, tant’è che la Commissione UE lo scorso novembre ha lanciato l’Iniziativa UE sulle Alghe per incentivare un più ampio uso della risorsa largamente disponibile, ma troppo poco utilizzata, sostenendone lo sviluppo della coltivazione e produzione su larga scala. 

A Pordenone Fiere (15-16 febbraio 2023), all’interno di NovelFarm, in contemporanea ad AquaFarm, si svolgerà AlgaeFarm, con il patrocinio dell’European Algae Biomass Association (EABA) occasione di incontro delle migliori realtà professionali della produzione di alghe in acquacoltura o in serra, sia per l’alimentazione umana e animale, che per la produzione di energia sostenibile e biocarburante, fino alle applicazioni in economia circolare e nel settore chimico-farmaceutico e cosmetico/nutraceutico. Non solo, questo spazio della Fiera offre grande ricchezza di spunti per tutte quelle persone interessate a nuove opportunità di business o per aziende agricole che vogliono riconvertire la loro produzione.

In copertina: Fonte Nature

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