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A 20 anni dalla sua messa al bando, l’amianto continua a mietere vittime

amianto

Alla II Conferenza sull’Asbesto l’INAIL ha presentato il IV rapporto sul registro nazionale dei mesoteliomi.

Nella sede della Fondazione “Giorgio Cini”, sull’isola di S. Giorgio Maggiore a Venezia, si è svolta dal 22 al 24 novembre 2012 la “Amianto. II Conferenza Governativa sulle Patologie Asbesto-correlate” (la prima si era svolta nel 1999), organizzata dal Ministero della Salute che si è avvalso della collaborazione della Fondazione stessa, dell’Università Ca’ Foscari, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’obiettivo di discutere di quella che è un’autentica emergenza nazionale e di individuare azioni cui dar seguito per la redazione di un Piano nazionale sull’Amianto.
I lavori della Conferenza si sono articolati in tre sessioni parallele dedicate alla “Ricerca clinica e di base”, alla “Sanità pubblica e ricerca epidemiologica” e alle “Bonifiche e metodi di inertizzazione”, durante le quali i maggiori esperti della comunità scientifica, esponenti del mondo giuridico e sanitario che hanno avuto a che fare con il problema dell’amianto, e i rappresentanti delle istituzioni e degli enti interessati.

“Il 2012 è un anno importante per la battaglia contro l’amianto e le patologie ad esso correlate – ha sottolineato il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, aprendo la Conferenza – Non soltanto per la ricorrenza del ventennale dall’entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, con la quale anche l’Italia decideva la messa al bando della produzione e del commercio di amianto, ma soprattutto perchè, il 13 febbraio di quest’anno, il Tribunale di Torino pronunciava la sentenza di primo grado nel monumentale processo Eternit, aprendo non soltanto nuove strade nella qualificazione giuridica delle condotte considerate, ma altresì ridando visibilità internazionale a un problema che per sua natura ha la tendenza a restare sottotraccia”.

A 20 anni dalla sua messa al bando, l’amianto continua a mietere vittime. Sono oltre 900 all’anno i decessi per mesotelioma pleurico (neoplasia correlata all’esposizione alle fibre aerodisperse dell’amianto), e gli epidemiologi prevedono alcune decine di migliaia di casi nei prossimi anni (il picco si registrerà tra il 2015-2025), evidenziando la necessità di un’efficace sorveglianza per gli esposti e di interventi di prevenzione.
È noto da tempo che per le sue caratteristiche di perpetuità, incorruttibilità e inestinguibilità, l’amianto si separa in fibre estremamente sottili, dotate della capacità di penetrare soprattutto, ma non solo, nel vie respiratorie, provocando, oltre al più grave mesotelioma, l’asbestosi (malattia polmonare cronica), patologie pleuriche e altre forme che coinvolgono le altre sierose pericardio e peritoneo) e l’ovaio. Poiché, non esiste una soglia di sicurezza, l’esposizione a qualunque fibra e a qualunque grado di esposizione deve essere evitata, come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Bisogna rammentare che il nostro Paese, prima della messa al bando, è stato il secondo produttore europeo di amianto, con oltre 3,7 miliardi di tonnellate di asbesto grezzo estratto, prodotto e commercializzato: non c’è regione in Italia che possa dichiararsi immune.

“Sono quasi 40mila i siti con rilevanti tracce di amianto rilevati in Italia. Si tratta di una realtà di 2 miliardi e mezzo di coperture di cemento amianto – ha spiegato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Corrado Clini – Molti siti sono identificati, per tutti cito l’esempio di Casale Monferrato dove si sa che cosa bisogna fare, ma ci sono decine di migliaia di siti che necessitano di procedure diverse. Il Piano amianto è necessario perché serve a dare un quadro di riferimento, una linea di condotta e una strumentazione necessaria”.

L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), che da numerosi anni partecipa ai tavoli istituzionali e tecnici sulle tematiche oggetto della Conferenza, ha preso parte all’evento, rappresentato dal Presidente, Massimo De Felice che, evidenziando l’importanza del patrimonio informativo a disposizione dell’INAIL, ha presentato una sintetica disamina dei dati relativi alle malattie professionali da asbesto, anche in relazione alla tipologia delle singole patologie rilevate.

“INAIL è impegnata a definire ‘chiavi di lettura’ sintetiche del fenomeno, che possano pilotare efficaci ‘carotaggi’ su sezioni di dati – ha detto De Felice – Credo che definire uno standard informativo (un insieme di tabelle e grafici coordinati da criteri di analisi, coerenti e sequenziali) da mantenere stabili nel tempo, dia uno strumento essenziale per l’azione politica”.

Proprio Alessandro Marinaccio, Ricercatore e Responsabile INAIL del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM), ha offerto i dati di sintesi del IV Rapporto che è stato ufficialmente presentato nel corso della Conferenza: l’incidenza del mesotelioma, i soggetti più colpiti, la variabilità territoriale, le diverse forme di esposizione (professionale, ambientale, ecc.), l’andamento storico dei consumi di amianto nel mondo e in Italia.
Il giorno prima dell’inizio della Conferenza, come contributo ed impegno costruttivo delle Parti del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INAIL, Franco Lotito aveva presentato una relazione in cui, sottolineando che “Quella dell’amianto è questione eminentemente politica, poiché è insieme questione sanitaria, questione ambientale e questione sociale” e si riconosceva che “Non si può più procedere settorialmente e a ranghi sparsi: la scienza, la ricerca e la medicina da una parte; le Istituzioni ed i poteri pubblici dall’altra; il Legislatore dall’altra ancora. Al punto in cui siamo occorre agire a tutto campo”, presentando delle proposte per combattere l’amianto:
– costruire un vero e proprio “Piano integrato” per aggredire l’ineluttabilità del mesotelioma ed eliminare l’amianto dai siti e dall’ambiente;
– se il Piano vedesse la luce, in esso si potrebbero adottare soluzioni di politica industriale per dare finalmente una risposta positiva alla gravissima crisi occupazionale del Sulcis Iglesiente, localizzando in quella realtà una iniziativa produttiva che metta in filiera il trattamento per separare il cemento dall’amianto; la inertizzazione dei materiali ed il definitivo stoccaggio nelle miniere in disuso;
– realizzare un “Testo Unico” per l’amianto che finalmente ponga ordine in un corpo normativo lacunoso e farraginoso, che tra l’altro, espone l’INAIL ad un tormentoso contenzioso legale.

Le bonifiche, però, procedono a rilento e ai ritmi attuali, secondo Legambiente, si dovrebbe convivere con l’amianto fino al 2100. Lo Stato non ha fondi per bonificare tutto l’amianto italiano: solo per la Regione Piemonte servirebbero 28milioni di euro, mentre ne sono stati già stanziati solo 6. Ulteriori problemi derivano dagli impianti di smaltimento, poiché dei 73 rilevati dall’INAIL in Italia, solo 22 sono in esercizio, tant’è che 286mila tonnellate di rifiuti di amianto friabile (il 75% di quelli prodotti annualmente) vengono spedite in Germania per lo smaltimento.

Un’altra falla è costituita dalle inadempienze di alcune Regioni: “Non si possono più accettare ritardi per la mappatura né per le opere di bonifica -ha affermato il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero – Anche l’amianto è una forma di debito verso le generazioni future, non meno del debito pubblico In un periodo di grave crisi ci si chiede se salvare il lavoro o la salute. Ma non è un’alternativa accettabile: bisogna salvare il lavoro, ma non a scapito della salute. La sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro non sono un costo, ma un fattore produttivo che aiuta la sostenibilità e la redditività delle imprese”.

Al termine dei lavori, il Ministro della Salute ha annunciato che presenterà il Piano Nazionale sull’Amianto, anche sulla base di tutte le indicazioni che sono emerse nel corso dei due giorni di interventi e seminari e che “saranno sintetizzate in un paio di settimane in una prima bozza condivisa con i Ministri del Lavoro e dell’Ambiente, da inviare alla consultazione della Conferenza unificata e alle forze sociali in modo che entro Natale possa essere ragionata e discussa e nei primi mesi del 2013 si possa puntare all’accordo operativo”.

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