Anev, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club hanno sottoscritto un Manifesto per fare in modo che l’eolico offshore in Italia possa essere valorizzato e contribuire alla decarbonizzazione del nostro Paese e alla sua autosufficienza energetica, salvaguardando le attività economiche e gli ecosistemi marini.
Al termine del Convegno “Offshore Wind”, nell’ambito di Key Energy 2020, edizione digitale, organizzato dall’ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento), con la collaborazione di Kyoto Club e OWEMES, nell’ambito di Key Energy 2020, edizione digitale, è stato presentato il Manifesto per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia, nel rispetto della tutela ambientale e paesaggistica.
Il Convegno che ha presentato gli sviluppi tecnologici e le potenzialità dell’eolico offshore in Italia, ha evidenziato le ricadute positive del raggiungimento del target di 900 MW offshore al 2030 individuato nel PNIEC dal Governo Italiano, principalmente in termini occupazionali e di energia pulita prodotta, ma anche le principali criticità normative, economiche e di altra natura, che ostacolano il raggiungimento degli stessi obiettivi, proponendo soluzioni concrete e aprendo un confronto con le istituzioni.
In tale contesto, il Manifesto, sottoscritto, oltre che da ANEV, anche da Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club, “è un segnale importante quello dato dalle principali associazioni ambientaliste che insieme all’ANEV firmano un Manifesto che rappresenta una svolta epocale per il settore eolico – ha dichiarato Simone Togni, Presidente dell’ANEV – Finalmente si prende atto del potenziale dell’energia del vento nei mari italiani. Il settore eolico offshore italiano è pronto a portare in Italia i benefici connessi con la propria attività, seguendo come di consueto i protocolli e le regole di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio e offrendo in più, a fronte del potenziale di 900 MW installati, energia pulita pari a 2,38 TWh all’anno e 1.200 nuovi posti di lavoro”.
Il Manifesto sottolinea, peraltro, che il target di 900 MW di eolico offshore “dovrà essere significativamente rivisto al rialzo sulla base delle nuove tecnologie flottanti vicine alla maturità tecnologica e conseguentemente una percentuale significativa degli obiettivi PNIEC può essere raggiunta tramite l’eolico offshore”.
C’è da osservare che il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima” (PNIEC) era tarato su un obiettivo di decarbonizzazione al 2030 del 32,5% che è stato sostituito dal nuovo target di decarbonizzazione del 55%, come annunciato dalla Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione (SoU2020) e poi formalizzato nella Comunicazione “Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l’Europa. Investire in un futuro a impatto climatico zero nell’interesse dei cittadini”. Il Documento di accompagnamento della proposta, relativo alla valutazione di impatto (parte II) indica che per raggiungere tale obiettivo bisogna “andare oltre il 60% di rinnovabili nella produzione di elettricità”.
I sottoscrittori del Manifesto “si rendono disponibili a collaborare per fare in modo che l’energia eolica presente nei mari italiani possa essere valorizzata al meglio per contribuire alla decarbonizzazione del nostro Paese e alla sua autosufficienza energetica, salvaguardando le attività economiche e gli ecosistemi marini”.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha dedicato un intero Rapporto alle prospettive dell’eolico offshore, che costituisce lo studio più completo sul settore, combinando informazioni sulle ultime tecnologie e sugli sviluppi del mercato, con una nuova analisi geospaziale, appositamente commissionata, che fornisce una mappa sulla velocità e qualità del vento lungo centinaia di migliaia di chilometri di coste di tutto il mondo.
Secondo i risultati dell’analisi dell’IEA, il settore dell’eolico offshore avrebbe le potenzialità per diventare la tecnologia, dopo lo sfruttamento degli scisti e il boom del solare fotovoltaico, che determinerà una forte riduzione dei costi di produzione dell’elettricità, qualora supportato da adeguate politiche governative a lungo termine che incoraggino l’industria e i finanziatori ad investire.
Se poi le politiche europee, osservava l’Agenzia, spingessero verso un aumento della domanda di idrogeno verde (come sta accadendo) prodotto dall’elettricità dell’eolico offshore, la capacità del settore potrebbe aumentare notevolmente.
Rimane da verificare se l’Italia saprà cogliere tale opportunità.