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Competenze degli italiani: 1 su 3 è analfabeta funzionale

Il sondaggio per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti (16-65 anni) dell’OCSE, pone il nostro Paese agli ultimi posti per competenze alfabetiche e matematiche e risoluzione di problemi, che sono cruciali perché consentono alle persone di affrontare in modo adeguato la vita quotidiana e di partecipare pienamente all’economia e alla società.

Su 31 Paesi analizzati, facenti parte dell’OCSE, in merito alle competenze degli adulti (16-65 anni) in elaborazione delle informazioni, ovvero alfabetizzazione, capacità di calcolo e risoluzione dei problemi, che rappresentano le competenze necessarie agli individui per partecipare alla società e far prosperare le economie, l’Italia si colloca al 26° posto, seguita solo da Israele, Polonia, Lituania, Portogallo e Cile che chiude la classifica.

È quanto emerge dalla pubblicazione, avvenuta il 10 dicembre 2024, del 2° ciclo del Survey of Adults Skills, Il sondaggio per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti (PIAAC) dell’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che raggruppa i paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato, a 10 anni di distanza dalla precedente rilevazione a cui avevano partecipato 27 Paesi.

In generale, dal 2013 la competenza media in alfabetizzazione è migliorata solo in Danimarca e Finlandia, rimanendo stabile o in calo in tutti gli altri paesi ed economie partecipanti. I risultati in matematica sono più positivi, con 8 paesi che hanno migliorato i loro punteggi, guidati da Finlandia e Singapore. La maggior parte dei paesi e delle economie che hanno subito cali di competenze ha visto diminuire la competenza in alfabetizzazione e matematica in diverse fasce d’età. L’espansione educativa diffusa non ha compensato queste tendenze, poiché la competenza tra i laureati universitari è diminuita o è rimasta stagnante nella maggior parte dei Paesi. Secondo l’OCSE, questi risultati sottolineano l’urgente necessità che i decisori politici si concentrino sull’apprendimento permanente e in tutti gli ambiti della vita, assicurando che i sistemi di istruzione e formazione siano più adattabili alle esigenze in evoluzione.

Inoltre, i cali nelle competenze di alfabetizzazione e calcolo erano particolarmente evidenti tra i segmenti meno istruiti della popolazione. Ciò ha portato a un divario crescente nelle competenze tra adulti con un livello di istruzione elevato e basso nella maggior parte dei paesi e delle economie partecipanti.

il rapporto 2024 mostra quanto sia urgente rivalutare in profondità il modo in cui i Paesi sostengono lo sviluppo delle competenze elementari – ha affermato il Segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann – In un’epoca in cui tanti posti di lavoro vengono trasformati dalle tecnologie, queste competenze sono più importanti che mai per prepararsi al lavoro di domani“.

In Italia l’Indagine è stata realizzata dall’INAPP (Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche) su incarico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che per l’occasione ha diffuso lo Short Report “Le competenze cognitive degli adulti in Italia. Prime evidenze dall’Indagine OCSE-PIAAC ciclo 2”, al fine di ampliare il quadro fornito dall’OCSE, con dati specifici e riflessioni sul contesto italiano e sull’eterogeneità territoriale del nostro Paese.

Le competenze misurate tramite l’Indagine sono cruciali perché consentono alle persone di affrontare in modo adeguato la vita quotidiana e di partecipare pienamente all’economia e alla società. Ci si riferisce alle capacità di lettura e comprensione di testi scritti(dominio cognitivo della literacy), alle capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche(dominio cognitivo della numeracy) e alle capacità di raggiungere il proprio obiettivo in una situazione dinamica in cui la soluzione non è immediatamente disponibile (dominio cognitivo del adaptive problem solving).

Il valore medio di competenza ottenuto nel 2023 dalla popolazione residente in Italia, in tutti e tre i domini di analisi, è inferiore in modo significativo, a quello ottenuto nella media OCSE. Ciò nonostante, i residenti nel Nord e nel Centro d’Italia raggiungono dei valori, nel dominio della literacy, pari, in termini statistici, a quelli della media OCSE. Il Nord-est, inoltre, eguaglia la media OCSE anche nel dominio della numeracy. Le regioni del Mezzogiorno presentano, per tutti i domini, valori sempre significativamente inferiori alla media italiana e conseguentemente a quella OCSE.

L’Italia presenta un punteggio medio di literacy di 245 punti, contro un valore medio di 260 punti registrato per la media dei Paesi OCSE partecipanti. I punteggi medi di literacy nel Nord-est (262), Nord-ovest (255) e Centro (253) si allineano con il punteggio medio OCSE, essendo le differenze non significative in termini statistici, mentre per il Sud (225) e le Isole (223) si evidenziano valori significativamente inferiori alla media OCSE. Sono dunque le regioni del Mezzogiorno a trainare il nostro Paese verso la parte bassa della graduatoria dei Paesi definita in funzione dei valori medi di competenza in literacy.

Insieme all’Italia sono 14 i Paesi che hanno ottenuto punteggi inferiori alla media OCSE; tra questi Corea (249), Israele (244), Lettonia, (248), Spagna (247) e Ungheria (248) conseguono risultati statisticamente uguali alla media italiana, mentre Cile (218), Lituania (238), Polonia (236) e Portogallo (235) si posizionano al di sotto del punteggio del nostro Paese con risultati significativamente inferiori; i restanti 6 Paesi (Slovacchia, Singapore, Croazia, Austria , Francia e Stati Uniti) conseguono risultati migliori rispetto al nostro Paese, ma comunque al di sotto della media OCSE.

Il punteggio medio italiano per il dominio di numeracy è pari a 244, di ben 19 punti inferiore a quello OCSE (263), ma superiore a quello rilevato in Cile (214), Polonia (239) e Portogallo (238) e statisticamente uguale a quello di Israele (246), Lituania (246) e Stati Uniti d’America (249).

Anche nel caso della numeracy, i punteggi conseguiti nelle macroaree italiane risentono di forte variabilità: nel Nord-est il punteggio (263 punti) eguaglia la media OCSE; nelle altre macroaree i valori sono al di sotto di tale valore medio, infatti nel Nord-ovest il punteggio è di 253, nel Centro di 253, nel Sud di 223 e nelle Isole di 220. I risultati ottenuti nelle regioni del Mezzogiorno, oltre a essere ben al di sotto della media italiana, sono molto lontani dalla media OCSE (circa 40 punti di differenza), accostandosi al punteggio del Cile (214), economia certamente meno avanzata dell’Italia.

I risultati ottenuti nel nostro Paese per il nuovo dominio di problem solving adattivo non sono confortanti e sono in linea con quanto già evidenziato per gli altri domini, confermando la posizione dell’Italia in coda alla classifica dei Paesi partecipanti al PIAAC nel 2023. Il valore medio italiano è 231, con 20 punti in meno della media OCSE (251). Anche in questo caso, si rileva una forte eterogeneità dei territori italiani, ma nessuna area del Paese presenta valori assimilabili alla media OCSE: il Nord-est (243) e il Nord-ovest (240) superano il valore medio nazionale; mentre le regioni del Centro (235) non si discostano significativamente da quest’ultimo; il Sud (215) e le Isole (213) con più di 15 punti al di sotto della media italiana e oltre 35 da quella dei Paesi OCSE, presentano valori non dissimili dal Cile (218), ultimo nel ranking dei Paesi partecipanti.

Con l’obiettivo di facilitare la lettura e l’interpretazione dei risultati, sono definiti, a livello internazionale, i livelli di competenza che suddividono la scala di competenze, ossia i punteggi di competenza raggiunti dalla popolazione adulta nei tre domini di analisi, in termini discreti, tramite dei cut off (punto al di sotto del quale il risultato è considerato negativo e al di sopra del quale viene considerato positivo, o viceversa).

Raggruppare gli adulti in livelli di competenza consente, da un lato di stimare la quota di persone che si collocano in un determinato livello, dall’altro di descrivere cosa gli adulti siano in grado di fare per ciascun livello (OECD 2024b). In base a questa classificazione, gli individui che si attestano ad un livello “inferiore ad 1” o “pari ad 1” sono considerati adulti con ridotte competenze in ciascun dominio analizzato e vengono definiti low performer; al contrario gli adulti che si attestano ai livelli 4 e 5, nel caso della literacy e numeracy, o al livello 4, nel caso del problem solving adattivo, sono definiti high performer.

Fonte OCSE Scheda Paese

Anche adottando questa differente chiave di lettura, la situazione dell’Italia, nel contesto internazionale, non sembra migliorare, piuttosto il contrario. Nel dominio della literacy e nel dominio della numeracy il 35% (rispettivamente 34,7% e 35,3%) degli adulti in Italia è low performer (nella media OCSE i valori sono 26,1% per la literacy e 24,8% per la numeracy). Tale percentuale sale al 45,6% per quel che concerne il dominio di competenza del problem solving adattivo (29,3% nella media OCSE).

È evidente la stretta relazione tra competenze cognitive e sviluppo del Paese -ha dichiarato Natale Forlani, Presidente INAPP – I valori più bassi di competenze si concentrano nelle aree meno attrattive del Paese. Occorre investire per il recupero dei territori del Mezzogiorno”.

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