Biodiversità e conservazione

WWF International: 39 milioni di posti di lavoro da misure nature-positive

In occasione dei negoziati ONU sulla Biodiversità che riprendono oggi (23 agosto 2021) in modalità virtuale, un Rapporto di WWF International indica che una radicale inversione di tendenza degli investimenti dei Governi, in particolare dei 500 miliardi di dollari all’anno per sussidi ambientalmente dannosi, sarebbe in grado di creare ben 39 milioni di posti di lavoro, salvando al contempo la natura dalla distruzione. 

La Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla Biodiversità sulla Biodiversità (CBD-COP15) che avrebbe dovuto svolgersi in Cina(Kunming, 15-28 ottobre 2020,  ma rinviata a causa della pandemia di Covid-19 prima al 2021 (11-24 ottobre), poi con Decisione del Segretariato CBD del 18 agosto 2021, è stata suddivisa in due parti: la prima, in modalità virtuale, dall’11 al 15 ottobre 2021; la seconda in presenza sempre a Kunming, dal 25 aprile all’8 maggio 2022. Anche la riunione (23 agosto – 3 settembre 2021) del Gruppo di Lavoro aperto (OEWG-3) che ha il compito di portare avanti i preparativi e i materiali per approntare il Quadro globale sulla biodiversità post-2020 che sarà adottato dalla CBD-COP15, si svolgerà in modalità virtuale.

Proprio in vista di questa sessione di lavori, il WWF International ha pubblicato il RapportoHalve Humanity’s Footprint on Nature to Saguard our Future” (Dimezzare l’impronta ecologica dell’umanità sulla natura per salvaguardare il nostro futuro), commissionato a Dalberg Advisors, Società di consulenza strategica e politica specializzata nello sviluppo globale, da cui emerge che i Governi  potrebbero creare ben 39 milioni di posti di lavoro dedicando ad azioni positive per la natura (come la rinaturalizzazione) i sussidi che ogni anno spendono in sussidi dannosi che distruggono la biodiversità.

Agire per evitare il collasso degli ecosistemi e l’aggravarsi della crisi climatica è l’imperativo dei nostri tempi, ma i governi spendono almeno 500 miliardi di dollari l’anno in sussidi per attività come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva che danneggiano la natura, con conseguenze disastrose per la società, l’economia e il nostro stesso benessere – ha affermato Marco Lambertini, Direttore generale di WWF International – Non solo riorientare questa spesa verso pratiche sostenibili aiuterebbe a ridurre l’impatto sulla biodiversità, ma ci aiuterebbe anche a passare a un’economia positiva per la natura e a cambiare i nostri attuali modelli di produzione e consumo assolutamente insostenibili. Reindirizzando queste risorse – e il mondo con la sua risposta alla crisi da COVID-19 ha mostrato che sono possibili significativi cambiamenti finanziari – potremmo innescare, inoltre, un circolo virtuoso in grado di produrre 10.000 miliardi di dollari di valore annuale e 400 milioni di posti di lavoro dedicati a una nuova economia nature positive”.  

L’anno scorso il World Econonic Forum (WEF) ha pubblicato un Rapporto in cui si evidenzia che le soluzioni “nature-positive” potrebbero creare 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030 e 10.100 miliardi di dollari in opportunità commerciali. Diversi paesi hanno già intrapreso giuste transizioni verso un’economia positiva per la natura che offrono preziose lezioni e sono di ispirazione.  

Il Rapporto WWF-Dalberg prevede che distribuire i sussidi in modo equo tra i Paesi – cioè in base alla popolazione, non alla loro forza economica – creerebbe quasi il doppio dei posti di lavoro se invece si agisse altrimenti (39 milioni contro 20 milioni), contribuendo a proteggere maggiormente la biodiversità e aiutando a creare percorsi di crescita verde per i Paesi meno sviluppati. La necessità di raggiungere un Accordo alla CBD-COP15 per fermare e invertire la perdita di natura entro il 2030 non è mai stata così urgente, ma il WWF è preoccupato che il mondo non stia riuscendo a rispondere adeguatamente alla crisi dei sistemi naturali, pregiudicando anche la nostra capacità di affrontare l’emergenza climatica e mettendo in pericolo le risorse da cui tutti dipendiamo, nonché la nostra stessa sopravvivenza.  

Più della metà del PIL mondiale (44 mila miliardi di dollari) dipende in qualche modo dalla natura. Il cambiamento ambientale globale mette a rischio quasi 10.000 miliardi di dollari entro il 2050 e potrebbe provocare un aumento dei prezzi su larga scala per le principali materie prime come, tra le altre, il legno e il cotone. Per esempio, la deforestazione delle foreste tropicali rischia di alterare significativamente il ciclo delle piogge, aumentando drasticamente la scarsità d’acqua nelle regioni colpite. Allo stesso modo, la distruzione delle barriere coralline (per esempio, attraverso la pesca a strascico e il riscaldamento degli oceani) mette a rischio habitat cruciali per la rigenerazione degli stock ittici globali.


I prossimi negoziati offrono l’opportunità ai leader mondiali – ottantanove dei quali, tra cui l’Italia, hanno approvato il Leaders’ Pledge for Nature che si impegna a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030 – di fare un passo avanti e mantenere i loro impegni, incaricando i loro negoziatori di assicurare un risultato veramente trasformativo – ha sottolineato Lin Li, Direttrice politica globale e advocacy di WWF International – La bozza su cui si sta lavorando  contiene molti degli elementi necessari per un accordo di successo a favore della natura, ma non riesce ad affrontare adeguatamente gli aspetti più rilevanti  della perdita di biodiversità, soprattutto quelli derivanti dai nostri sistemi alimentari distruttivi. Le misure di conservazione da sole non ci daranno un mondo nature-positive. Per questo il WWF chiede ai paesi di compiere un passo decisivo dimezzando l’impronta della produzione e del consumo entro il 2030 e garantendo in questo modo un futuro in cui si limiti a contenere i danni alla natura, ma che la salvaguardi attivamente e ne migliori lo stato per le generazioni future”.  

Oltre a chiedere un passo decisivo per dimezzare l’impronta della produzione e del consumo entro il 2030, il WWF sta chiedendo ai Paesi di aumentare drasticamente le loro ambizioni nel perseguire l’obiettivo di un’inversione della perdita di biodiversità in modo da garantire un mondo nature-positive nel prossimo decennio. Il WWF accoglie con favore l’inclusione di un obiettivo di tutela  del 30% delle aree terrestri e marine entro il 2030, presente nell’attuale bozza di testo del nuovo accordo globale sulla biodiversità, da affiancare ad un approccio che rispetti e garantisca i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, ma nel contempo chiede ai negoziatori di porre l’accento sul rafforzamento significativo dei meccanismi di attuazione contenuti nella bozza di accordo, affinché questo, una volta adottato, sia veramente efficace.

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