Secondo un nuovo studio che quantifica l’impatto degli ultimi impegni assunti dai Paesi alla COP26, il mondo eviterà la soglia simbolica disastrosa di 2 °C di riscaldamento globale, ma ha poche possibilità di raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, senza ulteriori sostanziali impegni entro il 2030.
Se i Paesi ottempereranno agli impegni per combattere i cambiamenti climatici, in particolare a quelli specifici assunti per ridurre le emissioni di carbonio entro il 2030, il mondo potrà mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C alla fine del secolo rispetto ai livelli pre-industriali, ma non riuscirà a limitarlo a 1, 5 °C, la soglia che gli scienziati hanno indicato per evitare gravi perturbazioni del sistema climatico, a meno che non vengano promessi e raggiunti nuovi drammatici tagli alle emissioni in questo decennio, e probabilmente, entro i prossimi tre anni.
Sono le conclusioni dello Studio “Realization of Paris Agreement pledges may limit warming just below 2 °C”, pubblicato su Nature il 13 aprile 2022 da un gruppo internazionale di ricercatori ha analizzato i dati di inventario e gli obiettivi climatici realizzati da ogni Paese tra dicembre 2015, quando è stato adottato l’Accordo di Parigi, e novembre 2021, quando si è svolta la COP26 di Glasgow.
La nuova analisi giunge dopo pochi giorni dalla pubblicazione del Rapporto “Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change”, terza parte del VI Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC che indica il picco delle emissioni nel 2025, la loro riduzione del 43% entro il 2030 e l’azzeramento entro il 2050, per sperare di raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C.
Secondo lo Studio pubblicato su Nature, frutto della collaborazione del Climate Resource dell’Università di Melbourne, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) e del Segretariato della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCC), con il Patto per il clima di Glasgow è migliorata significativamente la possibilità di guidare il Pianeta verso un futuro più sicuro. Mentre prima le quantificazioni degli impegni suggerivano una probabilità inferiore al 50% di mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2 °C, la nuova analisi mostra che il riscaldamento può essere mantenuto a 1,9 °C, se tutti gli impegni fossero attuati pienamente e nei tempi previsti.
“Il nostro studio è una storia eccessivamente ottimista? – ha dichiarato Malte Meinshausen, Professore assistente al Climate & Energy College dell’Università di Melbourne e principale autore dello Studio – No, è una quantificazione degli obiettivi e degli impegni. Ma alcune persone lo scambiano per un’affermazione che le politiche richieste sono già state implementate. Ovviamente no. La natura sequenziale del processo decisionale è che i Paesi analizzino le opzioni, quindi propongano obiettivi che vanno oltre le politiche esistenti e pertanto sostengano i nuovi obiettivi con nuove politiche … ma gli obiettivi devono essere seguiti da una politica efficace”.
Il riscaldamento globale può essere limitato solo se vi è un’azione sufficiente nei prossimi 10 anni e se gli obiettivi a lungo termine vengono raggiunti e mantenuti oltre le date target, aggiungendo che è ugualmente essenziale che i Paesi rispettino gli impegni incondizionati, quelli che possono essere raggiunti senza assistenza, come il sostegno finanziario di altri Paesi, e gli impegni condizionati ovvero quelli che fanno affidamento su questo tipo di supporto.
Peraltro, gli autori hanno scoperto che gli impegni sul clima rivisti hanno solo il 6-10% di possibilità di raggiungere l’obiettivo più ambizioso di mantenere le temperature globali al di sotto di 1,5 °C, come stabilito nell’Accordo di Parigi.
“Per avvicinarci a questo obiettivo dobbiamo aumentare l’ambizione fino al 2030 – ha aggiunto Meinshausen – Altrimenti, in questo decennio supereremo il bilancio delle emissioni di carbonio rimanenti per l’obiettivo di 1,5 °C. Ridurre in modo deciso l’uso di combustibili fossili in questo decennio dovrebbe essere la priorità numero uno per il clima. L’eliminazione definitiva e graduale di carbone, petrolio e gas apre le opportunità per un futuro elettrico ed alimentato da fonti rinnovabili”.
In copertina: Fonte Università di Melbourne