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Pesca: la Commissione UE regionalizza e semplifica le misure tecniche

pesca commissione UE regionalizza e semplifica misure tecniche

La Commissione UE ha presentato una proposta l’11 marzo 2016 “Regolamento per la conservazione delle risorse della pesca e alla protezione degli ecosistemi marini attraverso misure tecniche”, con cui si definiscono le nuove regole di come, dove, quando e con quali attrezzi è possibile pescare, e in che modo occorre trattare le catture accidentali.

Le regole stabilite fino ad oggi a livello di UE, attraverso un lungo iter di adozione, hanno dato vita nel corso degli anni a un quadro estremamente complesso: “Questa proposta ci permette di realizzare in tutta l’Unione due importanti obiettivi: rendere sostenibili le attività di pesca e proteggere gli habitat marini – ha dichiarato il Commissario UE per l’Ambiente, gli Affari Marittimi e la Pesca, Karmenu Vella – Il suo ‘approccio regionalizzato’ semplifica le norme, in linea con il programma ‘Legiferare meglio’, e consente di prendere le decisioni di gestione a livello locale, vicino alle persone cui sono destinate”.

Tre decenni di misure stratificate hanno portato ad una struttura normativa estremamente complessa, che ha determinato alcune criticità che sono state così sintetizzate:
– l’elevato grado di prescrizione e complessità ne rende difficile il controllo e la messa in atto, crea un’enorme burocrazia ed è in definitiva controproducente, in quanto porta al non rispetto delle regole;
– ci deve essere un lungo processo di adozione, politicamente guidato per ogni dettaglio, non importa quanto piccolo, tecnico o di quale regione; di conseguenza gli organismi decisionali sono riluttanti ad intraprendere il cambiamento e viene perso l’aspetto della flessibilità;
– non vi è alcun impegno da parte dell’industria, che vede le misure tecniche impraticabili, inadeguate per le attuali pratiche di pesca, contraddittorie e coercitive (invece di promuovere cambiamenti positivi);
– le attuali misure tecniche forniscono pochi incentivi a pescare in modo selettivo;
– è difficile valutare l’efficacia delle misure in assenza di metriche definite.

Quello prospettato dalla Commissione UE è un sistema di governance più flessibile, che conferisce agli attori regionali, più vicini al contesto locale, maggiore potere per adeguare le misure tecniche di conservazione ai rispettivi bacini marittimi.

La proposta si suddivide in due parti.
– Norme comuni. Gli obiettivi, i target, gli standard comuni e le regole così come gli attrezzi vietati in tutta l’UE, le condizioni per l’utilizzo generalizzato degli attrezzi, le misure per proteggere le specie sensibili, quelle volte a ridurre i rigetti e quelle che definiscono le taglie minime di riferimento per la conservazione. Le norme di conservazione esistenti sono mantenute e, in alcuni casi, rese più stringenti.
– Misure tecniche di base per ciascun bacino regione/mare. Le misure tecniche possono subire adattamenti a seconda delle regioni. Sotto un processo definito a livello regionale, gli Stati membri appartenenti ad un bacino marino, dopo aver consultato le parti interessate, possono proporre misure alternative o in aggiunta (quali sono le raccomandazioni comuni). Ciò vale ad esempio per abbandonare piani, piani pluriennali o misure di conservazione della pesca necessarie per conformarsi alla Direttiva “Habitat” e a quella “Quadro sulla Strategia per l’ambiente marino”.

Allorché la Commissione UE riceverà raccomandazioni congiunte da un gruppo di Stati membri per modificare le misure tecniche di base, le esaminerà valutandole sulla base degli obiettivi e delle finalità del Regolamento. Solo le raccomandazioni che contribuiscono a tali obiettivi saranno accettate dalla Commissione UE che le adotterà in modo che diventino legge. Questo farà sì che le norme di conservazione siano costantemente mantenute o addirittura migliorate.
Con questa proposta, ad esempio, si supererebbero le polemiche sulle vongole dell’Adriatico (Venus gallina) pescate sotto la taglia limite di 2,5 cm che i “vongolari” non sarebbero più in grado di rispettare per le mutate condizioni ambientali, climatiche e fisiologiche. L’esperienza degli operatori, tuttavia, deve essere suffragata da studi scientifici, in grado di dare credito alla Raccomandazione.

Le misure tecniche sono uno strumento fondamentale che, insieme ad altri (come ad esempio le possibilità di pesca, i piani pluriennalipiani di scarto e gestione della flotta) contribuiscono ad una pesca sostenibile.
Con la nuova proposta, secondo la Commissione UE, si garantirà una maggiore selettività per proteggere il pesce più giovane (piccolo), evitando le catture indesiderate. Questo è di fondamentale importanza al fine di conseguire l’obiettivo del Rendimento Massimo Sostenibile (RMS), di prelevare dal mare la più alta quantità di pesce, mantenendo gli stock ittici in buona salute, eliminare gradualmente i rigetti in mare e, per la prima volta, evitare le catture accessorie di specie vulnerabili e non commerciali, come uccelli marini e mammiferi.

Raggruppando, inoltre, in un unico testo tutta una serie di regolamenti distinti, introducendo una semplificazione e, soprattutto, la regionalizzazione, la Commissione si attende che gli operatori siano agevolati nell’interpretazione e, conseguentemente, rispettino le norme.

La Proposta di Regolamento contiene in Allegato, specifici allegati, distinti per aree marine, su:
– specie vietate;
– zone di divieto per la protezione di habitat sensibili;
– elenco delle specie di cui è vietata la cattura con reti da posta derivanti;
– misurazione della taglia di un organismo marino;
– taglie minime di riferimento;
– dimensioni di maglia delle reti;
– restrizioni all’uso degli attrezzi di pesca.

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