Demografia Società

La sfida della gestione delle migrazioni

La sfida della gestione delle migrazioni che sono in costante aumento

Un fenomeno destinato ad aumentare con l’incremento della popolazione mondiale.

Strettamente connesso alle dinamiche demografiche è il fenomeno delle migrazioni. Se la tendenza allo spostamento, dovuta da fattori politici, ambientali, culturali ed economici ha accompagnato da sempre l’umanità, ora in un mondo in cui è in forte crescita la popolazione, le difficoltà economiche e gli effetti dei cambiamenti climatici, i flussi migratori sono destinati a crescere.

“Il fenomeno della migrazione è già intenso […] ed è destinato ad aumentare – ha dichiarato Michele Klein-Solomon, Osservatore permanente dell’Osservatorio Internazionale per le Migrazioni (IOM) della Nazioni Unite, alla presentazione dell’ultimo Rapporto sulla Migrazione nel Mondo (World Migration Report 2010) dal titolo “Il Futuro delle Migrazioni: costruire le competenze per il cambiamento – La sfida per il futuro sarà su come gestirlo”.

Il numero di migranti internazionali è oggi stimato intorno ai 214 milioni, con un aumento di quasi 40 milioni nell’ultimo decennio e, se continuerà a salire allo stesso ritmo nei prossimi 20 anni, potrebbe raggiungere quota 405 milioni entro il 2050, mentre la forza lavoro nei Paesi in via di sviluppo crescerà da 2.4 miliardi del 2005 a 3.6 miliardi nel 2040.

Il Rapporto mostra che, nonostante la crisi economica, il numero totale dei migranti è rimasto stabile nel corso degli anni, in quanto relativamente pochi hanno fatto ritorno a casa nonostante l’elevato tasso di disoccupazione. Disoccupazione che però nel 2009 ha causato il calo solo del 6% delle rimesse verso i Paesi in via di sviluppo, mentre alcuni Paesi, come Bangladesh, Pakistan e Filippine, hanno registrato un aumento del volume delle rimesse. In questo scenario, considerando comunque, che la domanda di lavoro dei Paesi di destinazione è al momento superiore all’offerta di lavoro dei Paesi di origine, i canali di migrazione legale resteranno un’eccezione e non la regola.
Le nuove forme di migrazione irregolare, inoltre, stanno sempre più interessando categorie che hanno bisogno di protezione internazionale: minori non accompagnati; richiedenti asilo; vittime di tratta; persone che fuggono dagli effetti del cambiamenti climatici; ecc. “Viviamo in un mondo mobile: capitali, beni e servizi si spostano con facilità ed è naturale che avvenga anche per la gente, a prescindere dalle politiche di Governo – ha osservato William Lacy Swing, Direttore Generale IOM – Oggi è possibile trasferirsi da luoghi remoti in poco tempo e con scarse risorse. Così gli sforzi per arrestare la migrazione sono destinati ad essere inefficaci”.

La percezione diffusa è che la migrazione sia dal Sud al Nord del mondo, in realtà, i movimenti di popolazione tra e all’interno dei Paesi in via di sviluppo, secondo il Rapporto avrebbe un impatto altrettanto significativo nei prossimi 30 anni. Per esempio, i cambiamenti climatici che continueranno a peggiorare il degrado ambientale esistente, sarebbe uno dei principali motori della migrazione. Siccità, inondazioni e tempeste mortali o anomalie climatiche colpiranno ancora più duramente i Paesi del Sud del mondo in ritardo nell’approntare azioni di mitigazione ed adattamento. Le stime evidenziano che la maggior parte dei conseguenti flussi migratori avverrà all’interno della provincia o regione.

Il Rapporto rileva che, nonostante le centinaia di milioni di dollari spesi ogni anno per rafforzare la capacità di gestione dei flussi migratori da parte degli Stati, le risposte ai cambiamenti delle migrazioni attuali o emergenti sono spesso a breve termine, lacunose e frammentarie. Pochi Paesi hanno dato uno sguardo attento a queste dinamiche migratorie e messo in atto le misure di cooperazione nazionale o tra Stati necessarie per gestire in modo efficace il fenomeno.
“Con ‘gestire’ non si vuol dire ‘stop’ o ‘controllo’ – ha affermato Lacy Swing – Con ‘gestione’ deve intendersi agevolare l’immigrazione legale, combattere e ridurre l’incidenza della migrazione irregolare, e creare strumenti di cooperazione tra gli Stati”.
“Senza investimenti significativi nelle tematiche migratorie, non ci sono dubbi che le criticità legate ai diritti dei migranti e alla loro integrazione nelle società ospitanti siano destinate ad acuirsi – ha continuato il Direttore IOM – Investire e pianificare nel futuro delle migrazioni aiuterà a migliorare la percezione pubblica dei migranti, che ha subìto negativamente gli effetti dell’attuale crisi economica. Contribuirà anche ad alleggerire la pressione politica sui Governi per progettare iniziative a breve termine sul tema dell’immigrazione”.

Nel Rapporto vengono indicate le dinamiche migratorie e i trend, citando, tra gli altri principali motori, i tassi di diminuzione della popolazione nei Paesi industrializzati, il lavoro stagnante in quelli in via di sviluppo, le disparità di reddito, la povertà, i conflitti e la globalizzazione, individuando i principali settori che potrebbero subire grandi cambiamenti a causa del fenomeno migratorio e le raccomandazioni attraverso le quali i Governi potrebbero gestirlo efficacemente, tra cui:
– rafforzare le legislazioni nazionali e politiche sugli spostamenti interni causati dai cambiamenti climatici;
– elaborare dati più esaustivi su migrazione irregolare e mercati del lavoro;
– contrastare la tratta di migranti e il traffico di esseri umani consolidando la capacità dei Paesi di transito a dare assistenza ai migranti irregolari.

ll mondo sarà colto impreparato dal passo incessante della migrazione se gli Stati, le organizzazioni internazionali e la società civile non uniranno le loro forze per rispondere alle sfide che il fenomeno comporta.

“In tema di migrazione non è necessario reinventare la ruota e nemmeno dare fondo ai conti bancari – ha concluso Lacy Swing – Soluzioni umane ed efficaci per le problematiche migratorie sono a portata di mano. Si tratta solo di stabilire delle collaborazioni e di stanziare risorse in modo efficiente, con uno sguardo al futuro per delineare politiche oculate e di lungo termine, basate sui fatti e non sull’opportunismo politico di breve periodo”.

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