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Le fogne come un moderno Klondike: insospettato tesoro per l’ambiente

Le fogne come un moderno Klondike

Le fogne sono ricche di oro, argento, platino, rame e metalli rari, come il palladio e il vanadio. Kathleen Smith dell’Agenzia per la Sorveglianza geologica degli Stati Uniti (USGS) ha proposto, in occasione del meeting della Società Americana di Chimica (ACS), di recuperare questo prezioso contenuto con il doppio vantaggio di poterlo nuovamente utilizzare e di evitarne la dispersione nell’ambiente.

Gli impianti di trattamento delle acque reflue negli Stati Uniti racchiudono una vera e propria miniera di metalli preziosi: oro, argento, platino, rame, palladio e vanadio usati nell’elettronica e nell’industria in generale.

Una montagna di denaro e di guadagni insospettabili, di cui non molti erano a conoscenza e che adesso, come in una moderna Corsa all’Oro nel Klondike, spingerà tantissimi cercatori a spaccarsi la schiena non più curvi sui fiumi o nelle miniere dello Yukon, ma dentro le fogne.

Al meeting della Società Americana di Chimica (ACS), che si è concluso il 26 marzo a Denver, la ricercatrice Kathleen Smith dell’Agenzia per la Sorveglianza geologica degli Stati Uniti (USGS – US Geological Survey), ha presentato uno studio che propone di recuperare proprio questo prezioso contenuto, proveniente dai nostri escrementi ed intrappolato nei rifiuti biosolidi della rete fognaria. Secondo la Smith, infatti, il suo riscatto rappresenta un business straordinario dal doppio vantaggio: il riutilizzo dei metalli preziosi, evitandone la dispersione, e il rispetto dell’ambiente, rendendo la parte solida dei rifiuti di fogna completamente riciclabile come concime organico. E ha già messo al lavoro un team di ricercatori per mettere a punto il processo di recupero.

Ci sono i metalli ovunque – ha spiegato Smith – dai prodotti per la cura dei capelli ai detergenti. Nanoparticelle sono inserite anche nelle calze utilizzate negli scarichi per evitare la formazione dei cattivi odori. Qualunque sia la loro origine, tutti questi metalli si disperdono. L’obiettivo è quello, invece, di recuperarli per poi poterli ritrattare e riusare. Insomma: riciclo e recupero anche per quello che finisce in discarica”.

Una vera miniera d’oro, dunque, che è talmente diffusa in tanti prodotti da finire costantemente dilapidata attraverso gli scarichi domestici. Da qui, la polvere metallica viene trasportata per le condutture fognarie e finisce la sua corsa negli impianti di trattamento delle acque reflue. Chi pulisce i filtri dei depuratori trova numerosi tesori accumulati fra tutti gli scarti. Ma questi materiali vengono trattati e solo la metà di essi viene recuperata come fertilizzante: il resto viene incenerito o sepolto nelle discariche.

Il riciclo di queste sostanze da un lato permetterebbe di approvvigionarsi di materie prime a basso costo – ha aggiunto Kathleen Smith – dall’altro consentirebbe di ripulire i liquami da tutti quei metalli che ne rendono impossibile il completo riciclo come fertilizzanti: una doppia vittoria”.

Nello studio, in particolare, alcuni ricercatori hanno preso in esame i circa 7 milioni di tonnellate di rifiuti solidi prodotti annualmente negli impianti di depurazione delle acque di diverse città americane e piccole comunità rurali. Effettuandone dei campionamenti ogni mese per 8 anni, è emerso che in 1 kg di fanghi fognari sono contenuti 0,4 mg di oro, 28 mg di argento, 638 mg di rame e 49 mg di vanadio. Livelli talmente alti che potrebbero essere raccolti senza grandi difficoltà facendo ricorso alle tecnologie chimiche utilizzate nell’industria mineraria. E se si pensa che l’Università di Yale ha appena pubblicato un funesto report che indica quanto i metalli preziosi diverranno costosi e rari nel prossimo futuro, è opportuno prendere in considerazione l’idea della Smith.

Ci resta un dubbio: quanto dobbiamo vantarci di ingerire una simile quantità di metallo? Sarà certo un bel business per il settore del riciclo, ma è poi così sano inserire nell’organismo umano tutti questi elementi?

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