Cambiamenti climatici Clima

L’ “Ora della Terra” per cambiare il cambiamento climatico

Ora della Terra per cambiare il cambiamento climatico

Giunto alla IX edizione l’annuale appuntamento dell’ultimo sabato di marzo per restare al buio per 60 minuti, testimoniando l’impegno di cittadini, governi e organizzazioni per azioni concrete di sostenibilità.

Oggi sabato 28 marzo 2015 alle ore 20.30 in tutto il mondo, monumenti, case, uffici, città resteranno al buio per 60 minuti per testimoniare l’impegno di cittadini, governi e organizzazioni nella lotta ai cambiamenti climatici e per attivare azioni concrete di sostenibilità.

L’ “Ora della Terra” (Earth Hour) è un’iniziativa promossa da WWF International che si tiene ogni anno, da 9 anni, l’ultimo sabato di marzo, con un triplice obiettivo:
– unire le persone attraverso un evento simbolico della durata di un’ora;
– stimolare la gente ad assumere comportamenti che vanno oltre l’ora;
– creare una comunità globale interconnessa condividendo l’obiettivo di un futuro sostenibile per il Pianeta.

Quest’anno il messaggio punta al protagonismo delle persone che, tutte insieme, possono “Cambiare il Cambiamento Climatico” e usare per questo la propria energia, come richiama lo slogan “Change Climate Change – Use your power”, una vera e propria sfida per il futuro di milioni di cittadini e celebrities, aziende e amministrazioni, ciascuno chiamato a promuovere un’azione capace di generare un vero e proprio cambiamento e combattere il cambiamento climatico.

La rapida crescita rappresentata da Earth Hour in questi anni sta a dimostrare che centinaia di milioni di persone vogliono fare di più per proteggere il loro pianeta – ha affermato Andy Ridley, Co-fondatore e Direttore esecutivo dell’ “Ora della Terra” – Che si tratti di un bambino che cambia una classe o di un Presidente che cambia un Paese, persone, organizzazioni e governi di tutto il mondo sono invitati a spegnere le luci per Earth Hour 2015 e ad impegnarsi per agire al di là di un’ora”.
Dallo scorso anno, gli organizzatori hanno lanciato “Earth Hour Blue” una nuova piattaforma digitale crowdfunding e crowdsourcing per il Pianeta, che cerca di coinvolgere la gente di tutto il mondo attraverso la condivisione e l’appoggio di numerosi sostenitori e il supporto a progetti, attraverso l’aiuto economico.
Earth Hour Blue permette di usare il nostro potere per fare la differenza – ha sottolineato Rideley – Chiunque può lasciare il proprio segno, o attraverso la propria voce, o donando un paio di dollari e tutto questo si può fare in modo semplice, direttamente dal palmo della mano”.

Quest’anno è stato raggiunto un nuovo record: 172 Paesi e Territori nel mondo hanno confermato la partecipazione, comprese le aree sempre più colpite dagli eventi climatici estremi come le Filippine, le Maldive e il Madagascar insieme a paesi chiave per le soluzioni come Brasile, Stati Uniti e Cina.
Anche Port Vila, la capitale di Vanuatu, il paese del Pacifico recentemente devastata dal ciclone PAM, parteciperà all’Earth Hour City Challenge del WWF, la sfida che dura un anno e che coinvolgerà le città di tutto il mondo per promuovere le energie rinnovabili e per prepararsi ai cambiamenti climatici, come a rammentarci quel che potrebbe accadere a tanti altri luoghi della Terra, se non si cambia rapidamente modello di sviluppo e di consumo delle risorse.

Si spegneranno la Torre Eiffel, il Golden Gate di San Francisco e altri luoghi simbolo, tra cui 40 siti UNESCO, come l’Acropoli di Atene, il castello di Edimburgo e la Valle dei Templi ad Agrigento. In Italia sono previsti oltre 300 appuntamenti, appoggiati dall’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Tra gli spegnimenti inediti quest’anno ci sarà, oltre al blackout del Castello Sforzesco, anche quello dell’EXPO Gate a Milano dove sono previste attività di animazione fin dal pomeriggio.
Il luogo simbolo – si legge nel comunicato di WWF Italia – è stato scelto in quanto i cambiamenti climatici impattano direttamente sulle produzioni agricole e mettono a rischio l’approvvigionamento di cibo per il futuro, specie nelle zone più povere e/o intensamente popolate: accelerano, infatti, la crescita e la fioritura di alcune specie, modificando i calendari agricoli e le pratiche della viticoltura; favoriscono la diffusione di patogeni e di specie nocive alle colture su ampie aree geografiche; causano un impoverimento delle risorse idriche e della stessa disponibilità di terra agricola. L’agricoltura e l’intero settore agro-alimentare utilizzano l’80% del totale delle acque dolci che l’umanità sottrae ai cicli naturali, rappresentano il 30% della domanda totale di energia e causano dal 12 al 30% delle emissioni mondiali di gas serra. Con le esigenze di crescita della produzione globale di cibo per fare fronte ad una popolazione umana crescente (dagli attuali oltre 7.2 miliardi di abitanti ai 9.6 miliardi previsti per il 2050) il settore agro-alimentare rischia di avere un impatto profondo e senza precedenti sui sistemi naturali del nostro pianeta. Per l’immediato futuro è fondamentale puntare su un’agricoltura che rientri finalmente nei cicli naturali e nei loro processi circolari e che non li distrugga, un’autentica ecoagricoltura che rispetti e curi i suoli e la loro ricchezza di vita, che rispetti e curi le acque, che rispetti e curi le colture locali; occorre abbandonare un modello industriale ed intensivo che ha favorito l’omogenizzazione genetica, sfavorendo la diversità e la capacità di resistenza e di resilienza delle produzioni alimentari, e favorendo invece gli sprechi, gli scarti e l’inquinamento. Oggi nel mondo si sprecano ogni anno 400 miliardi di dollari di cibo: non possiamo più permettercelo”.

Per verificare gli eventi e gli appuntamenti previsti in Italia: www.oradellaterra.org/mappa-eventi

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.