Nella Giornata Mondiale dell’Acqua l’Istat ha fornito un quadro statistico sull’approvvigionamento di acqua potabile e sui consumi delle risorse idriche in Italia.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, l’Istat ha fornito un focus tematico sull’acqua – Anni 2015-2018, che, attraverso un approccio multi-fonte, presenta i risultati provenienti da diverse indagini ed elaborazioni, offrendo una lettura integrata del fenomeno in Italia con riferimento agli aspetti legati sia al territorio sia alla popolazione.
Italia prima nell’UE per prelievo di acqua potabile: 428 litri nel 2015.
Tuttavia, poco meno della metà di tale volume (47,9%) non raggiunge gli utenti finali a causa delle dispersioni di rete. L’erogazione giornaliera per uso potabile è quantificabile in 220 litri per abitante (21 litri in meno rispetto al 2012).
Sono molto o abbastanza soddisfatte del servizio idrico più di 8 famiglie su 10.
Al 2018 sono circa 24 milioni 800 mila (95,8% del totale) le famiglie che dichiarano di essere allacciate alla rete idrica comunale, le altre dichiarano di approvvigionarsi attraverso pozzi, sorgenti o altre fonti private, e che si ritengono molto soddisfatte del servizio offerto sono il 21,3%, quelle abbastanza soddisfatte il 63,3%, con notevole differenziazione territoriale: sono 9 su 10 al Nord, 8 al Centro e Sud, 7 nelle Isole.
Valutazione della fornitura di acqua potabile
La fornitura di acqua potabile è valutata dalle famiglie sotto vari aspetti: interruzioni del servizio, livello di pressione dell’acqua, odore, sapore e limpidezza dell’acqua, frequenza di lettura dei contatori e della fatturazione, comprensibilità delle bollette.
Il giudizio di moderata soddisfazione su tali aspetti del servizio prevale nettamente sulla piena soddisfazione:
– il livello di soddisfazione maggiore è per l’assenza di interruzione della fornitura (87,4%), tuttavia in Calabria e Sicilia si abbassano rispettivamente al 33,7% e 29,6%;
– il livello più basso di soddisfazione riguarda la comprensibilità delle bollette (62,7%).
Ancora poca la fiducia nel bere acqua di rubinetto
Le famiglie che non si fidano a bere l’acqua di rubinetto rappresentano ancora una quota considerevole, nonostante il grado di fiducia mostri un miglioramento progressivo, ma altalenante. La percentuale passa dal 40,1% del 2002 al 29,0% del 2018, per un numero complessivo di famiglie pari a 7 milioni 500 mila. Notevoli le differenze territoriali: si passa dal 17,8% del Nord-est al 52,0% delle Isole, con la percentuale più elevata in Sicilia (53,3%), seguita da Sardegna (48,5%) e Calabria (45,2%).
Consumo di acqua minerale
Sono il 63% le famiglie in cui almeno un componente beve quotidianamente oltre un litro di acqua minerale. Il consumo più elevato si registra nelle Isole (69,0%), quello più basso al Sud (55,8%). Tra le regioni è l’Umbria a guidare la graduatoria (71,0%), per il Trentino-Alto Adige si registra il valore più basso (43,7%).
Nel 2017, considerando tutte le famiglie italiane, la spesa media mensile calcolata per il consumo di acqua minerale è pari a 11,94 euro, in aumento dell’11,1% rispetto al 2016.
Estrazioni di acque minerali naturali concentrate al Nord
Attraverso la rilevazione “Pressione antropica e rischi naturali. Le attività estrattive da cave e miniere” l’Istat produce per la prima volta statistiche a livello regionale sulle estrazioni di acque minerali naturali.
Nel 2016 le estrazioni di acque minerali utilizzate a fini di produzione ammontano complessivamente a circa 16,2 milioni di metri cubi, in lieve aumento (+1,2%) rispetto al 2015. Nel 2016, il 57% del totale nazionale dei prelievi si concentra al Nord, con 9,2 milioni di metri cubi (dato sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente). I prelievi aumentano nell’area Nord-ovest (+3,9%), ma crescono le estrazioni anche al Centro (+4,2%) e al Sud (+2,7%), mentre calano nel Nord-est (-6,2%) e le Isole (-4,6%).
Un quinto della superficie utilizzata dalle aziende agricole viene irrigato
Il settore agricolo si contraddistingue per essere il maggiore utilizzatore di acqua. Più del 50% del volume complessivamente utilizzato in Italia è destinato all’irrigazione.
La tendenza all’utilizzo delle potenzialità irrigue, misurata dal rapporto percentuale tra la superficie irrigata e la superficie irrigabile, è pari al 61,9%. La propensione all’irrigazione, valutata rapportando la superficie irrigata al totale della superficie agricola utilizzata (SAU), è pari al 20,3% nel 2016, inferiore in UE solo a Malta, Grecia e Cipro. Sul territorio nazionale, la maggiore superficie irrigata è in Lombardia (20,0%), seguita da Piemonte (14,0%) e Veneto (12,9%), a testimonianza che i tipi di coltura incidono più dei fattori climatici.
Monitoraggio della costa italiana per verifica della balneabilità
Nel 2017 le coste monitorate ai fini della qualità delle acque di balneazione sono oltre due terzi (67,8%) della linea litoranea italiana (superiore a 9.000 km). Il restante 32,2% è soggetto a divieto permanente perché interessa zone destinate a specifiche attività che ne escludono la balneabilità oppure presenta rischi di sicurezza per motivi igienico-sanitari.
Nel 2017, le acque di balneazione con qualità eccellente interessano il 93,1% della costa italiana monitorata, una percentuale che, nonostante il costante aumento degli ultimi anni, ha registrato un leggero calo rispetto all’anno precedente. La Puglia e il Friuli-Venezia Giulia sono le regioni con la quota più alta di costa eccellente monitorata (99,8% e 99,3%), ma rispetto al 2016, Abruzzo e Basilicata presentano il maggior incremento della quota di costa contraddistinta da acque di balneazione eccellenti.
Le acque di balneazione con qualità scarsa sono appena lo 0,8% della costa italiana monitorata, quota in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Tale valore dimostra che l’Italia sta perseguendo l’obiettivo prefissato dalla normativa, considerato l’elevato numero di acque di balneazione, circa un quarto del totale europeo, e nonostante la forte antropizzazione delle coste, più facilmente soggette a fenomeni di inquinamento.