Circular economy

“Compostabile” e “Biodegradabile”: non sono sinonimi!

Uno studio, condotto negli Stati Uniti e basato su un sondaggio di quasi 2.800 cittadini, che si prefiggeva di ottenere informazioni su come le diverse etichettature delle confezioni influenzano il modo in cui i consumatori identificano i prodotti compostabili, ha rivelato che un intervistato su due non conosce la differenza tra i termini “compostabile” e “biodegradabile” (4 su 10 li considerano sinonimi), con conseguente smaltimento improprio degli imballaggi compostabili alla fine del loro ciclo di vita.

I consumatori hanno difficoltà a identificare e smaltire correttamente i materiali compostabili.

Sono i risultati di uno Studio sulla percezione di consumatori statunitensi dei prodotti compostabili, condotto dal Composting Consortium del Center for the Circular Economy  presso Closed Loop Partners, Società di investimento con sede a New York in beni di consumo sostenibili, tecnologie avanzate di riciclo e sviluppo dell’economia circolare, e dal .Biodegradable Products Institute, la principale autorità statunitense di certificazione dei prodotti compostabili.

I dati provengono da un sondaggio con 2.765 intervistati. testando 156 combinazioni di etichettature di imballaggi, il cui obiettivo era di ottenere informazioni su come le diverse etichettature delle confezioni influenzano il modo in cui i consumatori identificano i prodotti compostabili.

Il sondaggio ha rilevato che il 49% degli intervistati ha avuto difficoltà a distinguere tra i termini “compostabile” e “biodegradabile” (4 su 10 li considerano sinonimi) con conseguente smaltimento improprio degli imballaggi compostabili alla fine del loro ciclo di vita. Inoltre, la frase sull’etichetta “prodotto ottenuto dalle piante” o“biobased” che si trova comunemente sugli imballaggi riciclabili e compostabili contribuisce ulteriormente alla confusione dei consumatori. Il 50% dei partecipanti al sondaggio, infatti, ha dichiarato di conferire gli imballaggi così etichettati nel bidone del compostaggio, pur in assenza di un’indicazione di compostabilità.

I prodotti “compostabili” sono “biodegradabili”, ma non è sempre vero il contrario; biodegradabile è un termine più ampio che significa che i materiali si decomporranno. ma non necessariamente alla velocità necessaria per un compostaggio di successo.

Uno smaltimento improprio a fine vita può comportare che i prodotti compostabili finiscano nei flussi di riciclaggio o nelle discariche invece di essere trasformati come prodotti organici. Può anche provocare la contaminazione da sostanze organiche, un problema costoso che può portare i trasformatori commerciali a rifiutare interi carichi di materiale organico.

Il rapporto rileva che prodotti simili, spesso in plastica, sono un problema perché assomigliano molto a prodotti compostabili ma non sono effettivamente compostabili. La confusione aumenta. Poi, qualora i packaging – o altri articoli di largo consumo – riportino degli slogan ambientalicolorazioni tendenti al verde o grafiche che rimandano alla composizione naturale del materiale.

Fonte: Closed Loop Partners and Biodegradable Products Institute, 2023. “Unpacking Labeling and Design: U.S. Consumer Perception of Compostable Packaging”

Tutti i dati raccolti sono stati resi pubblici e il Rapporto è accompagnato da una Sintesi politica separata che riassume i principali risultati e raccomandazioni per i responsabili politici su come agire e sull’importanza di armonizzare le politiche relative agli imballaggi a contatto con gli alimenti.

Sono 4 le azioni politiche raccomandate:
– obbligare verifiche indipendenti di terze parti per i prodotti e gli imballaggi compostabili;
– elaborare linee guida verdi e standard di comunicazione ambientale per affermazioni come “biodegradabili” come quelle per “compostabile certificato”;
– garantire che i prodotti commercializzati come “a base di piante” abbiano un linguaggio qualificatore per indicare ai consumatori se l’imballaggio è riciclabile o compostabile;
prevenire la contaminazione da compostaggio e riciclaggio attraverso adeguate pratiche di etichettatura; loghi di certificazione affidabili sulla confezione; etichettatura e design evidenti sulla confezione, come indicato dal certificatore, che non interferisca con altre normative di etichettatura; maggiore educazione dei consumatori; una migliore tecnologia di selezione per autotrasportatori e impianti di compostaggio.

Lo studio fa parte del più ampio corpus di lavoro del Composting Consortium per ottenere risultati circolari per gli imballaggi compostabili, dal momento che entrano sempre più numerosi entrano nel mercato. 
Il volume di materiali compostabili è in costante aumento – ha dichiarato Paula Luu, Direttrice del progetto presso il Center for the Circular Economy presso Closed Loop Partners – ma la confusione su come identificare e indirizzare gli imballaggi compostabili verso flussi di recupero corretti rimane una sfida. Una maggiore chiarezza nell’etichettatura può aiutare a risolvere la comprensibile confusione, Questi risultati cruciali e iniziali evidenziano la necessità di ulteriori studi complementari”.

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