La Commissione UE in vista della Conferenza Europea dell’Acqua ha adottato una Comunicazione e due Relazioni di accompagnamento sulla stato di implementazione della Direttiva quadro sulle acque, che, nonostante gli innegabili progressi, riconoscono come quasi la metà delle acque di superficie dell’UE non riuscirà a raggiungere nel 2015 l’obiettivo previsto di “buono stato ecologico”.
In vista della “Conferenza Europea dell’Acqua” in programma a Bruxelles il 23-24 marzo 2015, organizzata quale contributo dell’Unione europea alla Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo), la Commissione UE ha adottato il 9 marzo 2015 la Comunicazione “The Water Framework Directive and the Floods Directive: Actions towards the ‘good status’ of EU water and to reduce flood risks” (La Direttiva quadro sulle acque (WFD) e la Direttiva sulle alluvioni (FD): azioni verso il “buono stato” delle acque dell’UE e per ridurre i rischi di alluvione).
La Direttiva quadro sulle Acque (2000/60/CE) prevede che la Commissione UE entro il 2015 comunichi al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione intermedia sull’attuazione della Direttiva stessa e un monitoraggio sui progressi compiuti nell’attuazione delle misure programmatiche previste dagli Stati membri nei loro Piani di gestione dei bacini idrici, basandosi sull’analisi delle relazioni da essi presentate e fornendo anche suggerimenti per il miglioramento e aggiornamento degli stessi.
La Comunicazione, infatti, è accompagnata da due documenti che analizzano l’attuazione del quadro normativo europeo per l’acqua (Report on the progress in implementation of the Water Framework Directive Programmes of Measures) e le misure intraprese per evitare le inondazioni (Report on the progress in implementation of the Floods Directive).
Altre 5 relazioni valutano i Piani di gestione di Stati membri (Belgio, Grecia, Spagna, Portogallo e Croazia) che non facevano parte della valutazione effettuata dalla Commissione nel 2012, tra i quali era viceversa rientrata l’Italia.
Le Raccomandazioni della Commissione per migliorare l’attuazione delle politiche idriche degli Stati membri saranno presentate dal Commissario UE per l’Ambiente, gli Affari marittimi e la Pesca, Karmenu Vella durante la Conferenza sopra nominata.
“L’acqua è la base di tutta la vita – ha affermato Vella – Ne abbiamo bisogno per bere e per i servizi igienico-sanitari, per coltivare cibo, produrre beni ed energia e la sua conservazione è una delle più grandi sfide del mondo. Nell’Unione europea siamo fortunati ad avere una legislazione che ha contribuito costantemente per garantire acqua di buona qualità ma gli Stati membri devono sostenere e intensificare gli interventi per l’attuazione di un quadro sulle acque. A tal fine, le opportunità di finanziamento dell’UE dovrebbero essere sfruttate al massimo”.
Secondo la Commissione UE, la Comunicazione e le due relazioni di accompagnamento dimostrerebbero che le politiche idriche possono essere una fonte di crescita economica verde e blu, con le tecnologie di gestione delle acque nel cuore dell’eco-innovazione. La Direttiva quadro sulle acque stabilisce un quadro a livello europeo, che mira a garantire acqua pulita in quantità sufficienti per le persone e la natura, e per l’utilizzo in settori economici come l’agricoltura, l’acquacoltura, l’energia, i trasporti e il turismo.
Le politiche attuate hanno contribuito a sviluppare un settore dinamico, leader mondiale dell’acqua che comprende 9.000 PMI attive e fornisce quasi 500.000 posti di lavoro in Europa. Ma questa crescita deve essere sostenuta da un’attuazione migliore delle politiche per conseguire la sostenibilità e gli obiettivi ambientali.
Non c’è dubbio che la normativa comunitaria ha migliorato la protezione delle acque, affrontando problemi di quantità e qualità, che permettono alla maggior parte degli europei di poter bere con tranquillità l’acqua del rubinetto e nuotare lungo le zone costiere, i fiumi e i laghi di tutta l’Unione. I rischi di inondazione sono stati ampiamente mappati, e i piani di gestione di tali rischi sono in fase di attuazione.
Tuttavia, si evidenziano anche segnali di allarme, conseguenti a decenni di degrado e di inadeguata gestione.
Quasi la metà delle acque di superficie dell’UE non riuscirà a raggiungere nel 2015 l’obiettivo di “buono stato ecologico” previsto dalla normativa e ci sono carenze particolarmente significative nel monitoraggio dello stato chimico delle acque superficiali, con la condizione sconosciuta di oltre il 40% dei corpi idrici.
Situazione che determina costi supplementari per la depurazione delle acque e rischi di pericolo per la salute umana.
Tra i maggiori problemi che devono essere risolti, la Commissione UE segnala: l’estrazione eccessiva di acqua per l’irrigazione nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero; l’inquinamento diffuso dai nutrienti e pesticidi utilizzati in agricoltura e le modifiche al regime dei fiumi a causa di una cattiva pianificazione dello sfruttamento di energia idroelettrica o di protezione contro le inondazioni o misure volte a promuovere la navigazione.
Nel contempo, in molte aree sono necessari ancora consistenti investimenti significativi a fronte di un quadro di finanziamento del periodo 2007-2013 che indica come gli Stati membri non abbiano sfruttato le somme messe a disposizione dall’UE per sostenere gli obiettivi, ad esempio per il trattamento delle acque di scarico o per ridurre i rischi di alluvione, ripristinando le pianure alluvionali e le zone umide.