L’analisi del sistema energetico italiano dell’ENEA rileva che nel primo semestre 2024 c’è stata una crescita senza precedenti delle fonti rinnovabili, si è assistito ad un forte calo delle emissioni dovuto essenzialmente al settore elettrico, ma la decarbonizzazione è ancora insufficiente e sussistono problemi di competitività industriale sia di quella energivora che di quella low-carbon).
Crescita senza precedenti delle fonti rinnovabili (+25%), un correlato calo della generazione elettrica da fonti fossili (il minimo storico del 38%), una forte diminuzione delle emissioni di CO2 (-6% contro il -4% dell’Eurozona) e un nuovo calo dei consumi (-2% contro il -1% dell’Eurozona), in misura maggiore rispetto all’andamento dei principali driver (PIL e mobilità in leggero aumento, produzione industriale ancora negativa e clima mite).
È quanto emerge dall’aggiornamento trimestrale del 1° semestre 2024 dell’Analisi del sistema energetico italiano, condotta dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) nell’ambito dell’obbligo di svolgere attività di monitoraggio della transizione energetica, previsto dal 2017 per gli Stati membri dell’UE, che fornisce un quadro complessivo dell’evoluzione del sistema a partire da una metodologia trasparente che consente la riproducibilità delle analisi.
“Il forte calo delle emissioni – ha spiegato Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che ha coordinato l’Analisi – riguarda quasi esclusivamente il settore elettrico (-32%), dovuto al significativo incremento della quota delle rinnovabili, salita al 44% nel semestre con punte mensili superiori al 52%, grazie a un significativo incremento della produzione idroelettrica (+65%)”.
Per quanto riguarda i consumi di combustibili fossili, si sono registrate contrazioni sia del carbone (-60% vs -24% nell’Eurozona) sia del gas naturale (-5% vs -4%).
Dall’analisi emerge un insieme di difficoltà per la transizione energetica italiana, tra decarbonizzazione ancora insufficiente e problemi di competitività dell’industria nazionale. Sebbene l’indice ENEA ISPRED (l’indice che misura la transizione energetica sulla base di prezzi, emissioni e sicurezza degli approvvigionamenti) abbia registrato un leggero miglioramento, esso si è mantenuto vicino ai minimi storici: in particolare, decarbonizzazione e prezzi e competitività risultano molto bassi. La terza componente, la sicurezza energetica, è in miglioramento, grazie alla ridotta domanda energetica che ha interessato soprattutto i settori elettrico e gas.
“L’indice di decarbonizzazione beneficia del calo delle emissioni del settore elettrico, che ha portato la traiettoria delle emissioni dei settori ETS (generazione elettrica ed energivori) ampiamente in linea con l’obiettivo del 2030 – ha osservato Gracceva – L’indice è stato però penalizzato dall’andamento delle emissioni non ETS (terziario, residenziale, trasporti e industria non energivora), che si sono ulteriormente allontanate dagli obiettivi europei, con emissioni di CO2 in leggero aumento (+1%) per questi settori, dovuto in particolare alla mobilità su strada e ai consumi del trasporto aereo, tornati sopra i livelli pre-Covid. “Per essere in linea con gli obiettivi europei, le emissioni dovrebbero diminuire in media del 5% all’anno; inoltre, in questi settori, la crescita delle fonti rinnovabili resta molto inferiore a quella delineata nel recente PNIEC”.
I prezzi dell’energia elettrica e del gas per famiglie e imprese, seppur in calo, si sono mantenuti al di sopra delle medie di lungo periodo, con un divario ancora ampio tra i prezzi della borsa elettrica italiana e quelli dei principali mercati europei (nel secondo trimestre il prezzo medio italiano è salito più di quello di Germania, Francia e Spagna).
Un focus specifico dell’Analisi evidenzia un calo della competitività italiana delle tecnologie di decarbonizzazione energetica. Infatti, la dipendenza dalle importazioni di tecnologie low-carbon è in costante aumento dal 2017, arrivando a pesare per lo 0,34% del PIL nel 2023 con squilibri significativi per fotovoltaico (-2 miliardi di euro di deficit), accumulatori (-3 miliardi, il triplo di due anni fa) e veicoli a basse emissioni (-2 miliardi). Un leggero rimbalzo solo per solare termico ed elettrolizzatori, che tuttavia incidono marginalmente sul saldo complessivo.