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La raccolta differenziata dei rifiuti nel contesto dell’economia circolare

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Riconsiderare la necessità di investire/installare impianti di incenerimento per rifiuti urbani non differenziati. L’esperienza delle città dimostra, viceversa, che finanziare infrastrutture per la raccolta differenziata e campagne dedicate, può far diminuire velocemente la quantità di rifiuti urbani misti destinati all’incenerimento, facendone venir meno la necessità” (punto 8.2.2 Recommendations regarding connected treatment infrastructure – “Assessment of separate collection schemes in the 28 capitals of the EU”.

È questa una delle Raccomandazioni indirizzate alle autorità nazionali e contenute nello Studio, presentato dalla Commissione UE alla Conferenza “Separate Waste Collection in the Context of a Circular Economy in Europe” (Bruxelles, 29 gennaio 2016).
Commissionato dalla Direzione generale Ambiente alla BiPRO Gmbh, Società di Consulenza per le questioni ambientali e sanitarie con sede a Monaco (Germania) e al Copenhagen Resource Institute, un Istituto indipendente di consulenza e analisi nel campo dei rifiuti, dell’efficienza delle risorse e dell’economia circolare, lo Studio valuta il quadro giuridico e l’attuazione pratica dei sistemi di raccolta differenziata di metalli, plastiche vetro e carta, oltre ai rifiuti organici, con una particolare attenzione alle performance delle capitali europee, finalizzato a promuovere il riciclaggio di alta qualità di tali frazioni.

La Commissione UE ha recentemente riproposto il Pacchetto sull’Economia Circolare che contiene, tra l’altro, il divieto di collocare in discarica i rifiuti raccolti in modo differenziato e di raccogliere i rifiuti organici.

Ancor più di recente, l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il Rapporto “Circular economy in Europe. Developing the knowledge base” che mette in evidenza l’opportunità, tramite il riciclaggio dei rifiuti, di ridurre la forte dipendenza del continente dalle importazioni di materie prime tramite il riciclaggio dei rifiuti.

Lo Studio evidenzia che i Paesi che hanno introdotto la raccolta differenziata obbligatoria di alcune frazioni di rifiuti urbani hanno alti tassi di riciclaggio dei rifiuti urbani. Il trattamento meccanico-biologico (MBT) da solo, si afferma, può contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Direttiva sulle discariche, ma non è sufficiente per raggiungere l’obiettivo di riciclaggio del 50%.

Inoltre, la raccolta di due frazioni insieme (per esempio, materie plastiche e metalli) è un “modo ragionevole per ridurre i costi e mantenere una buona qualità dei materiali”, ma quando più frazioni sono mescolate tra loro, vi è una maggiore incidenza di contaminazioni accidentali, una qualità inferiore di materiali riciclabili e alti tassi di rifiuti scartati.
Infine, il rapporto rileva che se la raccolta separata dei rifiuti biodegradabili avviene con il sistema porta a porta, aumenta anche l’intera selezione del riciclabile secco.

Per quanto attiene l’analisi dei sistemi attuati dagli Stati membri, secondo il Rapporto, questi sono per la maggior parte simili, in particolare per il vetro, mentre la raccolta differenziata porta a porta di carta e organico fa parte del sistema di “raccolta primaria” (quella a cui è collegata la maggior parte degli abitanti) in 14 Stati membri, pur con difficoltà, si sottolinea, di identificare i Paesi con sistemi di “raccolta primaria”, variando a livello regionale e comunale nella maggior parte dei casi. La raccolta separata del vetro avviene in 7 Paesi, mentre per plastiche (4) e metalli (3) è meno diffusa, mentre sono spesso raccolti assieme nei sistemi porta a porta (9 Stati).

Raccolgono 3 frazioni assieme: Gran Bretagna (plastiche, metalli e vetro), Romania e Montenegro (carta, plastiche e metalli).
Grecia e Irlanda sono gli unici Stati a raccogliere le 4 frazioni assieme.

A livello di Capitali degli Stati dell’UE, il Rapporto osserva che nelle 7 che utilizzano lo schema “pay-as-you-throw” (PAYT) ovvero “paghi per quanto conferisci” (Berlino, Budapest, Dublino, Helsinki, Lubiana, Tallin, e Vienna) la media della raccolta differenziata dei RSU è del 35%, mentre quelle con tasse fisse hanno una media del 17%.

Dopo aver utilizzato una serie di indicatori per individuare le 5 Capitali con i migliori risultati per la raccolta differenziata (Lubiana, Helsinki, Tallin, Dublino e Vienna, nell’ordine), il Rapporto ha individua gli aspetti comuni, tra cui:
– l’implementazione del sistema sul PAYT basato sull’indifferenziato che copre i finanziamenti incrociati per la raccolta di materiali riciclabili;
– sistemi “intelligenti” che combinano la responsabilità della comunità e del produttore;
– un sistema di tariffazione che introduce uno standard minimo per la raccolta di rifiuti organici;
– una comunicazione chiara con le famiglie.

Lo studio elabora anche una serie di conclusioni e raccomandazioni indirizzate ai diversi livelli dei processi decisionali di gestione dei rifiuti (nazionali, regionali, comunali), tra cui:
– introdurre sistemi di raccolta differenziata obbligatori per alcune frazioni di rifiuti urbani o l’obbligatorietà della raccolta differenziata dei rifiuti organici;
– introdurre definizioni chiare di cosa si intende per raccolta differenziata nella legislazione nazionale e fare riferimento a livelli di alta qualità di riciclaggio e trattamento;
– definire cosa si intende per livelli di alta qualità, elaborare livelli di trattamento e applicarli;
– investire con cognizione nel trattamento meccanico-biologico e solo relativamente all’introduzione di sistemi di raccolta differenziata;
– riconsiderare la necessità di investire/installare impianti di incenerimento per rifiuti urbani non differenziati, dal momento che l’esperienza delle città dimostra, viceversa, che finanziare infrastrutture per la raccolta differenziata e campagne dedicate, può far diminuire velocemente la quantità di rifiuti urbani misti destinati all’incenerimento, facendone venir meno la necessità.

Il Rapporto conclude che la Commissione UE dovrebbe chiarire i metodi di calcolo, di misurazione e di conteggio per le attività di relazione concernenti la produzione di rifiuti solidi urbani, di quelli domestici e il loro riciclaggio.

Oltre al Rapporto principale, lo Studio ha prodotto schede (factsheet), allegate a parte, su ciascuna delle capitali degli Stati membri e sull’attuazione nell’ordinamento dei singoli Paesi della legislazione europea sui rifiuti che possono essere scaricate (zip) al link: http://ec.europa.eu

Solo il 19% dei rifiuti urbani viene raccolto in modo differenziato nelle nostre capitali. L’80% dei rifiuti finisce ancora nel cestino. Questo significa una perdita enorme di materie prime. Le prestazioni delle capitali dei ‘nuovi Stati membri, come Lubiana e Tallinn, che si collocano ai vertici, sono la prova che dove c’è la volontà politica, le cose possono muoversi e non c’è bisogno di lunghi periodi di adattamento per implementazione delle normative – ha concluso il Commissario europeo per l’Ambiente, Pesca e Affari marittimi, Karmenu Vella – Tutti gli Stati membri possono adottare l’approccio dell’economia circolare nelle loro politiche sui rifiuti. E questo studio mostra loro come farlo”.

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