Giunto alla 4a edizione il Rapporto OISE conferma come il rilancio dell’economia oggi non possa prescindere da interventi di trasformazione e riqualificazione urbana, attraverso l’innovazione e la formazione professionale, la scelta dei materiali e delle tecnologie, l’adeguamento normativo con l’adesione alle normative europee.
È stato presentato il 28 gennaio 2016 il 4° Rapporto “Innovazione e Sostenibilità nel settore edilizio. Costruire il futuro” dell’Osservatorio Innovazione e Sostenibilità nell’Edilizia (OISE) di Feneal UIL, Filca CISL, Fillea CGIL e Legambiente, nato con l’obiettivo di aiutare la prospettiva di sviluppo e crescita del settore, indicando strade concretamente percorribili attraverso l’innovazione e la formazione professionale, la scelta dei materiali e delle tecnologie, l’adeguamento normativo con l’adesione alle direttive europee.
“Dal 1998 ad oggi sono stati realizzati oltre 9 milioni di interventi di recupero edilizio grazie alle detrazioni fiscali e dal 2007 circa 2,5 milioni di efficientamento energetico – si legge in una nota – Numeri che ci dicono che i vantaggi sono stati straordinari in termini di cantieri aperti e opportunità per le famiglie e per il lavoro. Ma anche che gli incentivi possono essere migliorati e resi più efficaci nella loro applicazione.
La sfida, che deve essere accompagnata con forza da governo e regioni, è di tornare a creare lavoro attraverso migliaia di cantieri di messa in sicurezza del territorio e riqualificazione del patrimonio edilizio in tutta Italia, con obiettivi energetici e di sicurezza statica e sismica.
“Le innovazioni negli edifici e nei cantieri, nei materiali e nelle tecnologie raccontate nel Rapporto OISE, dimostrano come questa visione del futuro sia già a portata di mano”.
Perché questa prospettiva prenda piede e si recuperino gli 800 mila posti di lavoro persi nel settore, secondo gli autori del Rapporto, bisogna mettere al centro delle politiche le città e la rigenerazione energetica e statica dell’enorme patrimonio edilizio italiano.
Sono le politiche europee, oggi, ad aiutarci a individuare la rotta per i prossimi anni, si sottolinea nel Rapporto, indicata chiaramente dall’accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 uscito dalla COP21, che porterà l’Unione Europea a rivedere obiettivi e strumenti per accelerare la transizione.
Infatti, in occasione dell’intervento alla sessione plenaria del Parlamento UE del Presidente della COP21, nel corso del quale Laurent Fabius ha sollecitato a ratificare quanto prima l’Accordo che sarà firmato dai Capi di Stato il 22 aprile 2016 a New York in una cerimonia ad alto livello, alcuni europarlamentari hanno rilevato come le misure messe in atto dall’UE per la riduzione delle emissioni “debbano essere riconsiderate”, essendo allineate all’obiettivo di +2 °C, mentre il testo dell’accordo, come ha ben precisato Fabius, prevede di mantenere la temperatura media globale “ben al di sotto dei +2 °C”, rispetto ai livelli pre-industriali e di “proseguire gli sforzi per limitare l’aumento a 1,5 °C”.
A motivare il cambio radicale delle priorità, per ritornare al Rapporto OISE, è l’idea che l’edilizia rappresenti davvero oggi un settore strategico per l’economia e lo sviluppo e che il suo profilo debba essere ridefinito per migliorare non solo qualità e prestazioni degli edifici, ma anche per scongiurare i rischi crescenti per le persone e il territorio legati ai cambiamenti climatici. È sempre più evidente, inoltre, come intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici sia una scelta che produce vantaggi locali, in termini di minore inquinamento, e per l’economia attraverso la riduzione della spesa energetica delle famiglie che mediamente tra elettricità e riscaldamento si aggira in Italia tra i 1.500 e i 2.000 euro all’anno.
La vera grande questione, si sottolinea nel Rapporto, è la confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di guidare questa transizione; il problema fondamentale non è quello delle risorse economiche, perché le opportunità di investimento risultano significative. È paradossale, ma di efficienza energetica si occupano, in teoria, il Ministero delle Infrastrutture, quello dello Sviluppo economico, quello dell’Ambiente, oltre all’Enea a cui sono stati affidati sempre più importanti compiti. Nella realtà non c’è alcuna regia che permetta di comprendere come il nostro Paese si muoverà nei prossimi anni per superare tutte le barriere burocratiche e normative.
Superare gli ostacoli alla riqualificazione del patrimonio edilizio; spingere la riqualificazione dei condomini; promuovere un progetto industriale per il settore delle costruzioni: sono i tre punti chiave messi in evidenza nel rapporto OISE per cambiare il futuro delle costruzioni.
In particolare, occorre semplificare gli interventi, dare certezze agli investimenti e rendere strutturali le detrazioni fiscali legandole alla classe energetica degli edifici, premiare il miglioramento delle prestazioni, introdurre controlli e sanzioni per garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici. È nell’interesse delle famiglie che ogni edificio si doti di un libretto unico del fabbricato antisismico, energetico, del rumore. Per un uso efficace delle risorse europee per l’efficienza energetica previste nella programmazione 2014-2020, va reso subito operativo il fondo per l’efficienza energetica introdotto con il decreto legislativo 102/2014. Bisogna inoltre escludere dal patto di stabilità gli interventi sul patrimonio pubblico certificati e verificati di riduzione dei consumi energetici degli edifici.
Al secondo punto, la riqualificazione dei condomini, grande assente finora degli interventi edilizi in Italia nonostante oltre 20 milioni di persone vivano in edifici condominiali. Per promuoverne la riqualificazione occorre semplificare gli interventi e introdurre specifici incentivi, perché la complessità dei lavori e le difficoltà di accesso alle detrazioni fiscali sono le ragioni fondamentali di questo stallo.
È sottolineata infine, al terzo punto, la necessità di un vero e proprio progetto industriale per il settore, per aprire i cantieri della rigenerazione edilizia attraverso soluzioni standardizzate e replicabili di retrofit che permettano di ridurre tempi e costi a fronte di prestazioni garantite in termini energetici e di sicurezza antisismica. Una sfida che incrocia la ricerca sui materiali e le tecniche di intervento con l’organizzazione delle imprese e la formazione dei lavoratori.