27 Marzo 2023
Risorse e rifiuti Sostenibilità

7 ottobre 2013 adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti

Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti

La novità più rilevante è costituita dalla fissazione degli obiettivi/soglia al 2020 rapportati all’andamento del Prodotto Interno Lordo per ridurre la pressione ambientale, ma la prevenzione passa soprattutto attraverso sgravi fiscali per le pratiche virtuose, che la Legge di stabilità non sembra introdurre, scaricando la tariffazione puntuale sui Comuni che, per lo più, non applicheranno.

Con una presentazione presso la sede del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Ministro Andrea Orlando ha annunciato il 10 ottobre 2013 che con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013 è adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, come previsto dalla Direttiva 2008/98/CE, con un anticipo di 2 mesi rispetto alla scadenza fissata al 12 dicembre 2013.

In una fase in cui ci siamo trovati a rispondere a tutta una serie di emergenze già in essere, è con grande soddisfazione che come Ministro propongo un Piano di intervento strutturale che guarda alla prospettiva delle cose – ha esordito il Ministro – e che è il risultato di un percorso di condivisione iniziato lo scorso anno tra rappresentanti degli enti locali, del mondo della produzione, dell’associazionismo ambientali e della cittadinanza più ampia“.

Il Programma sulla base dei dati rilevati dall’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) fissa tre obiettivi di prevenzione al 2020 rispetto ai valori registrati nel 2010:

– la riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di PIL;

– la riduzione del 10% di produzione di rifiuti speciali pericoli per unità di PIL;

– la riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di PIL.

Dal momento che la produzione dei rifiuti è correlata a fattori socio-economici, la scelta come indicatore degli obiettivi del Programma è caduta sulla produzione dei rifiuti in rapporto al Prodotto Interno Lordo. Per esempio: se il PIL crescerà dell’1% la crescita di produzione dell’immondizia nelle città dovrà essere al massimo dello 0,95%, pari cioè al 5% in meno di unità di PIL.

Forse è questa la novità più rilevante del Programma di prevenzione ovvero che gli obiettivi da raggiungere vengono dissociati dalla crescita economica (decoupling), seppure negli ultimi tempi, a seguito della crisi economica, in Italia sono calati anche i rifiuti, come ha attestato l’ISPRA nel suo ultimo Rapporto.

Ora noi vogliamo che cresca il prodotto interno lordo del Paese – ha sottolineato Orlando – ma non vogliamo che aumenti più in proporzione la produzione di rifiuti in Italia“.

È evidente quindi la grande importanza della “prevenzione” che la Direttiva europea definisce “le misure adottate prima che una sostanza, un materiale o un prodotto diventino un rifiuto e che quindi sono in grado di ridurre:

a) la quantità dei rifiuti (anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita);

b) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana;

c) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti.

Il Programma prevede che entro un anno le Regioni siano tenute a integrare la loro pianificazione territoriale con le indicazioni contenute nel Programma nazionale.

Nella redazione del Programma sono state, innanzitutto, considerate una serie di misure di carattere generale che possono contribuire in misura rilevante al successo delle politiche di prevenzione nel loro complesso.

Tra le misure generali rientrano: la produzione sostenibileil Green Public Procurementil riutilizzol’informazione e la sensibilizzazionegli strumenti economici, fiscali e di regolamentazione; la promozione della ricerca.

Al fine di assicurare la massima trasparenza e condivisione del Programma, sarà istituito un Tavolo di lavoro permanente che coinvolga i soggetti pubblici e i portatori di interesse attivi nell’attuazione delle misure previste dal Programma, con il compito di effettuare il monitoraggio dell’attuazione del Programma nazionale e dei programmi regionali, individuare le criticità e proporre specifiche azioni prioritarie e misure integrative al fine dell’aggiornamento dei programmi stessi.

In più occasioni abbiamo evidenziato come il problema della prevenzione dei rifiuti passi attraverso l’introduzione di sistemi fiscali e/o premiali incentivando le imprese e le famiglie a produrre meno rifiuti e in tal senso il Programma fa espliciti riferimenti e lo stesso Ministro sembra condividere questa impostazione: “Sul riutilizzo il Ministero sta elaborando decreti attuativi che definiscano le modalità operative per la costituzione e il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione-riutilizzo di prodotti e rifiuti prodotti che possono essere sottoposti a riutilizzo – ha spiegato Orlando – Inoltre, è stata istituita presso il Ministero una task force che lavora alla definizione dei prossimi strumenti economici con cui dovrà essere organizzata la gestione dei rifiuti urbani, il cui obiettivo è di definire la cornice della nuova tassa sui rifiuti prevista nella service tax e consentire l’applicazione di tariffe puntuali che i comuni potranno scegliere in sostituzione della tassa, ispirate al principio comunitario “chi inquina paga

Nel frattempo, dobbiamo osservare che le scelte operative siano ben altra cosa rispetto alle buone intenzioni.

Secondo le ultime indiscrezioni di stampa sulla Legge di stabilità che il Governo si appresta a varare, dove la tassa sui rifiuti, rinominata Tari, anziché Tares, all’interno della Service tax, ridefinita con un altro acronimo Trise, non ci pare che si vada in questa direzione, scaricando sui Comuni la scelta dell’applicazione della tariffa puntuale, che la maggior parte degli Amministratori non farà, preferendo ancora la ben più semplice e redditizia tassa commisurata alla superficie occupata, che quasi certamente si tradurrà in un aumento dei costi per cittadini e imprese.

Se avevamo già usato la metafora del “Gioco delle tre carte” per indicare i tentativi di occultare il peso fiscale della Tares, ora siamo giunti alfine al “gattopardismo”, tipico vizio italiano: “ Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”, 1958).

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