Inquinamenti e bonifiche

Inquinamento industriale: costa all’UE il 2% del PIL

Un Briefing di aggiornamento dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha stimato che l’inquinamento industriale provocato tra il 2012 al 2021 dai circa 10.000 grandi impianti in Europa, sono tra 268 e 428 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 2% del PIL, ma  dell’UE mostra l’analisi dell’AEA, pari nel 2021 a circa il 2% del PIL dell’UE, anche se l’impatto è diminuito di circa un terzo e dovrebbe ulteriormente migliorare con le misure normative del Green Deal europeo.

L’inquinamento atmosferico causato dalla grande industria europea continua a causare danni significativi all’ambiente, al clima e alla salute delle persone, anche se i costi di tali impatti sono diminuiti di circa un terzo negli 10 anni (2012-2021) e solo una piccola parte degli impianti più inquinanti – molti dei quali centrali a carbone – provoca la metà del danno totale.

È quanto rileva il briefing The costs to health and the environment from industrial air pollution in Europe“; pubblicato il 25 gennaio 2024 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), che aggiorna sulle tendenze delle esternalità dell’inquinamento atmosferico industriale, provocato da circa 10.000 grandi impianti in Europa, dal 2012 al 2021, secondo i dati sui rilasci e trasferimenti di sostanze inquinanti comunicati al Portale europeo delle emissioni industriali.

Secondo l’analisi dell’Agenzia i costi dell’inquinamento atmosferico causato dai più grandi impianti industriali d’Europa sono mediamente compresi tra 268 e 428 miliardi di euro all’anno  mostra l’analisi dell’AEA, pari nel 2021 a circa il 2% del PIL dell’UE. Solo l’1% (107) degli impianti industriali più inquinanti – molti dei quali centrali elettriche a carbone – hanno causato la metà del danno totale.

Nel 2021 i primi 5 Stati membri con strutture che contribuiscono ai costi esterni più elevati sono stati Germania, Polonia, Italia, Francia e Spagna. Qualora i costi vengano confrontati con il PIL come indicatore della performance relativa per unità di produzione economica nazionale, allora i primi 5 Paesi sono stati Bulgaria, Polonia, Estonia, Grecia e Cipro. Il contributo relativo dei Paesi negli ultimi 10 anni è rimasto abbastanza stabile con pochissime variazioni rispetto ai primi 5 considerando i costi esterni assoluti e il rapporto tra costi esterni e PIL. Solo la Grecia e Cipro sono emersi negli ultimi anni come due dei primi 5 Paesi in termini di costi esterni normalizzati in base al PIL. Tuttavia si deve osservare che la Repubblica ceca sarebbe uno dei primi paesi in termini di esternalità assolute e normalizzate, ma non è stata inserita per la mancata presentazione dei dati per il 2021.

Il briefing mostra anche che i costi ambientali e sanitari dell’industria europea sono diminuiti di un terzo (-33%) dal 2012 al 2021, con il settore energetico dell’UE che ha rappresentato la stragrande maggioranza – circa l’80%della diminuzione totale, principalmente adottando le migliori tecniche disponibili (BAT) e passando alle energie rinnovabili e ai combustibili meno inquinanti, in gran parte come risultato dell’azione dell’UE.

Secondo l’EEA, la trasformazione dell’industria europea verso un futuro più digitale e verde è trainata dall’implementazione del Green Deal europeo. L’ambizione di  Piani come Inquinamento Zero e l’Industry Act, rappresentano un’opportunità per sostenere ulteriormente questo obiettivo e continuare a ridurre l’impatto dell’inquinamento da parte del settore.

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