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Antartide: svelati i collegamenti con gli altri continenti

Per la prima volta, un team internazionale di scienziati, di cui ha fatto parte il Direttore della sezione Geofisica dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste, utilizzando i dati magnetici della missione Swarm dell’ESA e combinandoli con quelli rilevati dagli aerei, ha svelato i collegamenti dell’Antartide con l’antico supercontinente del Gondwana

Nuove conoscenze sulla geologia nascosta sotto alle calotte di ghiaccio dell’Antartide e sull’evoluzione tettonica della Terra, avvenute nel corso di miliardi di anni, sono state scoperte da un team internazionale di scienziati, coordinato dall’Università di Kiel – Istituto di Scienze della Terra e di cui ha fatto parte Fausto Ferraccioli, recentemente nominato Direttore della Sezione di Geofisica dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste dopo 18 anni al British Antarctic Survey, l’organizzazione britannica che si occupa della ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide, collaborando in progetti di ricerca con università e istituzioni internazionali.

Lo studio East Antarctica magnetically linked to its ancient neighbours in Gondwana”, pubblicato il 9 marzo 2021 su Nature Scientific Reports, ha risolto uno dei puzzle geologici del Pianeta.

Miliardi di anni fa esisteva un unico supercontinente, chiamato Gondwana, che includeva Sud America, Africa, Arabia, Madagascar, India, Australia, Nuova Zelanda e Antartide.Quando questi continenti si scontrarono tra loro nel periodo Precambriano e nel Cambriano inferiore, circa 600-500 milioni di anni fa, si formarono enormi catene montuose, paragonabili all’Himalaya e alle Alpi moderne. Quando il Gondwana ha iniziato a frammentarsi circa 180 milioni di anni fa, l’Antartide è rimasta isolata al Polo Sud e ricoperta da immense calotte glaciali da 34 milioni di anni fa ad oggi. Tuttavia, non era mai stato chiarito in quale modo l’Antartide fosse “combinata” con l’India o con l’Australia o con uno dei tanti “attuali” continenti.

Il gruppo di ricerca, di cui hanno fatto parte anche il British Antarctic Survey e la Witwatersrand University (Sudafrica), utilizzando i dati dei satelliti della missione Swarm dell’European Space Agency (ESA), dedicata al campo magnetico terrestre, e combinandoli con quelli rilevati dagli aerei per studiare la geologia subglaciale dell’Antartide, ha ricostruito come le placche tettoniche si siano separate tra loro nel corso di milioni di anni dopo la rottura del Gondwana e correlare i principali cratoni (parti più rigide, antiche e stabili della crosta terrestre) e orogeni (catene montuose formate da rocce molto deformate). 

Il video (Fonte: ESA)

 “Da decenni cerchiamo di ricostruire i misteriosi legami geologici tra l’Antartide e gli altri continenti – ha spiegato Fausto FerraccioliSapevamo che le rilevazioni magnetiche svolgono un ruolo fondamentale, perché ci permettono di esplorare la geologia nascosta sotto alle spesse calotte glaciali antartiche. Ma ora possiamo fare molto meglio. Con la combinazione dei dati satellitari e aeromagnetici, possiamo guardare più in profondità nella crosta. Insieme alle ricostruzioni delle placche tettoniche, possiamo costruire innovativi modelli magnetici della crosta, collegando tra loro diversi studi geologici e geofisici in continenti oggi separati da immensi oceani. Strutture geologiche antiche, come cratoni e orogeni, in Africa, India, Australia e Antartide orientale sono ora collegati meglio che mai”. 

L’Antartide è un ambiente estremo in cui un’enorme calotta di ghiaccio copre la terra sottostante, rendendo la raccolta di informazioni geofisiche impegnativa e costosa. Grazie alla metodologia di combinazione di dati magnetici dei satelliti con le misurazioni aeree, gli scienziati stanno ora aprendo la strada alla comprensione del continente meno accessibile della Terra e della sua geologia e l’influenza che essa ha sulle calotte glaciali sovrastanti.

In copertina: Swarm Constellation (Fonte: ESA)

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