Cambiamenti climatici

Emissions Gap Report 2025: “Fuori bersaglio”

L’Emissions Gap Report 2025, il Rapporto dell’UNEP sul divario delle emissioni diffuse in atmosfera rispetto a quelle che sarebbero necessarie per mantenere il riscaldamento globale entro i limiti previsti dall’Accordo di Parigi, rileva che i nuovi impegni climatici (NDC) ridurranno solo leggermente l’aumento della temperatura globale nel corso di questo secolo, mantenendo il mondo sulla strada di una grave escalation dei rischi e dei danni climatici.

L’Emissions Gap Report (EGR) 2025, l’annuale Rapporto del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) che monitora la disparità tra gli attuali impegni nazionali e il percorso di riduzione delle emissioni necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, è stato presentato oggi (4 novembre 2025) nel corso di una Conferenza stampa online.

Per consuetudine l’Emissions Gap Report viene pubblicato qualche giorno prima della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP), che quest’anno (COP30) si svolgerà in Brasile (Belém 10-21 novembre 2025), della quale costituisce, insieme al Bollettino sulla situazione della concentrazione in atmosfera dei gas ad effetto serra ad opera dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) e all’Adaptation Gap Report , un punto di riferimento preliminare ai lavori della COP.

L’edizione di quest’anno rileva che le proiezioni sul riscaldamento globale per questo secolo, basate sulla piena attuazione dei Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC), sono ora di 2,3-2,5 °C, mentre quelle basate sulle politiche attuali sono di 2,8 °C, rispetto a 2,6-2,8 °C e 3,1 °C del rapporto dell’anno scorso. Tuttavia miglioramento di appena 0,1 °C, sarà presto annullato dall’imminente ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, mentre i Paesi continuano ad essere distanti dall’obiettivo di limitare il riscaldamento ben al di sotto dei 2 °C, pur perseguendo gli sforzi per rimanere al di sotto di 1,5 °C. 

Contributi all’aumento delle emissioni di gas serra nel 2024 rispetto ai livelli del 2023 dei sei maggiori emettitori, del resto dei membri del G20, del resto del mondo, dei trasporti internazionali e delle attività LULUCF.

Gli scienziati ci dicono che un superamento temporaneo di 1,5°C gradi è ormai inevitabile, a partire, al più tardi, dall’inizio degli anni 2030 – ha affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres nel suo messaggio sul rapporto – E la strada verso un futuro vivibile diventa ogni giorno più impervia. Ma questo non è un motivo per arrendersi, bensì per accelerare. L’obiettivo di 1,5 °C entro la fine del secolo rimane la nostra stella polare. E la scienza è chiara: questo obiettivo è ancora raggiungibile. Ma solo se aumenteremo significativamente la nostra ambizione“.

Fuori bersaglio
Il rapporto rileva che solo 60 Parti dell’Accordo di Parigi, che coprono il 63% delle emissioni di gas serra, avevano presentato o annunciato nuovi NDC contenenti obiettivi di mitigazione per il 2035 entro il 30 settembre 2025, la data ultima stabilita dalla Presidenza della COP30. Oltre alla mancanza di progressi negli impegni, permane un enorme divario nell’attuazione, con i Paesi che non sono sulla buona strada per raggiungere i loro NDC del 2030, per non parlare dei nuovi obiettivi del 2035.

La piena attuazione di tutti gli NDC ridurrebbe le emissioni globali previste nel 2035 di circa il 15% rispetto ai livelli del 2019, ma tale percentuale è destinata a ridursi a seguito dell’uscita degli USA dall’Accordo. Secondo il Rapporto, entro il 2035 saranno necessarie riduzioni delle emissioni annue del 35% e del 55% rispetto ai livelli del 2019, per allinearsi rispettivamente ai percorsi di 2°C e 1,5°C dell’Accordo di Parigi. Data l’entità dei tagli necessari, il breve tempo a disposizione per realizzarli e il difficile clima politico, un superamento di 1,5°C si verificherà molto probabilmente entro il prossimo decennio

Proiezioni del riscaldamento globale valutate secondo gli scenari basati sugli impegni.

Inoltre, tale superamento deve essere limitato attraverso riduzioni più rapide e consistenti delle emissioni di gas serra per minimizzare i rischi e i danni climatici e continuare a tornare a 1,5 °C entro il 2100, entro i limiti del possibile, sebbene ciò sarà estremamente impegnativo. Ogni frazione di grado evitata significa minori perdite per le persone e gli ecosistemi, minori costi e minore dipendenza da metodi incerti, rischiosi e costosi di rimozione dell’anidride carbonica, che dovrebbero rimuovere e immagazzinare in modo permanente circa 5 anni delle attuali emissioni globali annuali di CO2 per invertire ogni 0,1 °C di superamento.

Il rapporto esamina uno scenario di “azione di mitigazione rapida a partire dal 2025“, concepito per limitare il superamento a circa 0,3 °C, con una probabilità del 66%, e tornare a 1,5°C entro il 2100. In base a questo scenario, le emissioni del 2030 dovrebbero diminuire del 26% e quelle del 2035 del 46% rispetto ai livelli del 2019 per i percorsi a 2° C e del 40% per i percorsi a 1,5°C, con solo 5 anni rimasti per raggiungere questo obiettivo.

Strumenti per un’azione più rapida, ma il clima politico è difficile
Dall’adozione dell’Accordo di Parigi dieci anni fa, le previsioni di temperatura sono scese da 3 a 3,5 °C. Le tecnologie a basse emissioni di carbonio necessarie per ridurre drasticamente le emissioni sono disponibili. Lo sviluppo dell’energia eolica e solare è in forte espansione, riducendo i costi di implementazione. Ciò significa che la comunità internazionale può accelerare l’azione per il clima, se lo desidera. Tuttavia, per ridurre le emissioni in modo più rapido sarebbe necessario affrontare il difficile contesto geopolitico, un massiccio aumento del sostegno ai paesi in via di sviluppo e una riprogettazione dell’architettura finanziaria internazionale.

L’azione e la leadership del G20 saranno fondamentali, poiché i suoi membri – esclusa l’Unione Africana – rappresentano il 77% delle emissioni globali. Sette membri del G20 hanno presentato nuovi NDC con obiettivi per il 2035, mentre tre membri li hanno già annunciati. Tuttavia, questi impegni non sono sufficientemente ambiziosi, i membri del G20 non sono collettivamente sulla buona strada nemmeno per raggiungere i propri obiettivi NDC per il 2030 e le loro emissioni sono aumentate dello 0,7% nel 2024, il che indica la necessità di un massiccio incremento delle azioni da parte dei maggiori emettitori.

I paesi hanno provato tre volte a mantenere le promesse fatte nell’ambito dell’Accordo di Parigi, e ogni volta hanno mancato l’obiettivo – ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – Sebbene i piani nazionali per il clima abbiano prodotto qualche progresso, la rapidità non è stata sufficiente, motivo per cui abbiamo ancora bisogno di tagli alle emissioni senza precedenti in un arco di tempo sempre più ristretto, in un contesto geopolitico sempre più difficile. Ma è ancora possibile, per un pelo. Soluzioni comprovate esistono già. Dalla rapida crescita delle energie rinnovabili a basso costo alla lotta alle emissioni di metano, sappiamo cosa bisogna fare. Ora è il momento che i paesi si impegnino a fondo e investano nel loro futuro con un’ambiziosa azione per il clima, tale da garantire una crescita economica più rapida, una migliore salute umana, più posti di lavoro, sicurezza energetica e resilienza“.

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