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Giornata europea del mare: l’innovazione motore della “blue economy”

Giornata europea del mare: l’innovazione motore della “blue economy”

La Giornata europea del mare si incentrerà quest’anno sul contributo della ricerca alla crescita e alla sostenibilità dell’economia marittima, avendo come punto di riferimento il recente Piano d’Azione adottato dalla Commissione UE.

La Giornata europea del mare, istituita il 20 maggio 2008 da una dichiarazione tripartita dei presidenti della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea, si celebra ogni anno il 20 maggio, e nei giorni immediatamente precedenti o seguenti, allo scopo di aumentare la visibilità dell’Europa marittima.
Quest’anno, la settima edizione della Conferenza per la Giornata europea del mare si svolgerà a Brema (Germania) il 19-20 maggio ed avrà per tema centrale “L’innovazione come motore della crescita blu”.
L’innovazione e la ricerca nell’economia marittima possono contribuire a rilanciare la crescita e l’occupazione in Europa, garantendo nel contempo un futuro sostenibile per i mari e gli oceani europei e per tutti coloro che da essi dipendono per il proprio sostentamento.

L’economia europea vive ancora una situazione difficile e dobbiamo sfruttare al massimo tutte le possibilità di favorirne la ripresa – ha affermato Maria Damanaki, Commissaria UE per gli Affari Marittimi e la Pesca e co-organizzatrice dell’evento assieme al Ministero dei trasporti, dell’edilizia e dell’urbanistica e a quello degli Affari economici, del lavoro e dei porti della libera città anseatica di Brema – I mari e gli oceani europei dispongono di un notevole potenziale in tal senso. Stiamo riflettendo su come possano aiutarci nel modo più efficace a creare occupazione e crescita, evitando però di danneggiare i nostri ecosistemi. La Giornata europea del mare dà alla comunità marittima l’opportunità di discutere su come garantire che la crescita e la sostenibilità vadano di pari passo nell’economia blu“.

Domenica 18 maggio la città di Brema darà inizio alla “Giornata europea del mare” con festeggiamenti lungo le rive del fiume Weser tra cui concerti live, mostre allestite da istituti di ricerca, visite a navi di ricerca e manifestazioni per le famiglie, mentre i due giorni della Conferenza saranno interamente dedicati a discussioni e scambi di migliori pratiche, con 21 workshop organizzati dalle parti interessate, due sessioni plenarie con gli oratori principali, sessioni ad alto livello, una mostra specifica sulle questioni marittime, manifestazioni pubbliche e un evento innovativo di networking.

Sullo sfondo c’è la recente presentazione (8 maggio 2014) del Piano d’azione per l’innovazione dell’ “economia blu”, per contribuire ad un uso sostenibile delle risorse oceaniche e stimolare la crescita e l’occupazione in Europa. La Commissione UE ha identificato, infatti, una serie di ostacoli da superare: la nostra conoscenza dei mari è ancora limitata, manca un coordinamento tra i centri di ricerca dei diversi Stati membri nel settore marittimo, che in futuro avrà bisogno di un maggior numero di ingegneri e scienziati per l’applicazione di nuove tecnologie nell’ambiente marino.

Probabilmente conosciamo meglio la superficie della Luna e perfino di Marte dei fondali marini – ha dichiarato nell’occasione Máire Geoghegan-Quinn, Commissaria UE per la Ricerca, l’innovazione e la Scienza – L’innovazione marittima ha un potenziale enorme per la nostra economia, e ci aiuterà a far fronte a sfide come il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare. La crescita blu rappresenta dunque un aspetto centrale di Orizzonte 2020, il nostro nuovo programma di ricerca e innovazione“.

Il Piano d’azione della Commissione UE si propone di:
– elaborare una mappa digitale dell’intero fondale marino delle acque europee entro il 2020;
– creare una piattaforma di informazione online, operativa entro la fine del 2015, sui progetti di ricerca marina nell’ambito del Programma Orizzonte 2020 e sui lavori di ricerca marina finanziati a livello nazionale e condividere i risultati dei progetti portati a termine;
– istituire un forum sull’economia blu destinato al mondo della scienza e delle imprese, che coinvolga il settore privato, gli scienziati e le ONG per contribuire a modellare l’economia blu del futuro e condividere idee e risultati;
– incoraggiare gli operatori della ricerca, delle imprese e dell’istruzione ad individuare le esigenze e le competenze della forza lavoro di domani nel settore marittimo entro il 2016;
– esaminare la possibilità di costituire, dopo il 2020, una Comunità per la conoscenza e l’innovazione (CCI) per l’economia blu che riunisca i principali soggetti interessati provenienti dal mondo della ricerca, delle imprese e dell’istruzione dopo il 2020. Le CCI, che fanno parte dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (IET), possono promuovere l’innovazione in vari modi, per esempio mediante programmi di formazione e istruzione, agevolando il percorso dalla ricerca al mercato e promuovendo progetti di innovazione e incubatori di imprese.

L’ “economia blu” ovvero l’economia marittima ha una portata molto ampia nell’UE, con oltre 5 milioni di lavoratori in settori molto diversi tra loro, quali la pesca, i trasporti, la biotecnologia marina e le energie rinnovabili offshore.
Tra il 2007 e il 2013, la Commissione UE ha contribuito con una media di 350 milioni di euro all’anno alla ricerca marina e marittima nell’ambito del settimo programma quadro. Una parte considerevole di tale ricerca è effettuata anche mediante i programmi degli Stati membri (circa 300 milioni di euro all’anno in Francia e Germania, ad esempio). La crescita blu rappresenta un “settore prioritario” nel nuovo programma Orizzonte 2020, con un bilancio di 145 milioni di euro per il solo biennio 2014-2015 ed ulteriori possibilità di finanziamento in altri comparti del programma.
Il 30% circa dei fondali circostanti l’Europa non è ancora stato oggetto di ricerche. La percentuale varia dal 5% del Golfo di Biscaglia e della costa iberica ad oltre il 40% del Mare del Nord, del Mar Ionio e del Mediterraneo centrale. Una migliore comprensione di ciò che accade al di sotto del livello del mare consentirà di conoscere meglio le risorse oceaniche e di capire come sfruttarle in modo sostenibile.

Le carenze in termini di competenze sono già evidenti nel settore dell’energia eolica. Nel 2012 tale settore offshore ha costituito il 10% della capacità eolica annuale installata e ha impiegato direttamente e indirettamente 58.000 persone in tutta Europa. Si prevede che entro il 2020 la percentuale di energia eolica offshore raggiungerà il 30% della capacità eolica annuale installata che porterà a 191.000 gli occupati del settore entro il 2020, destinati a salire a 318.000 entro il 2030. Ma la carenza di personale specializzato in questo settore potrebbe ulteriormente aggravarsi, passando dagli attuali 7.000 equivalenti a tempo pieno a 14.000, se non verranno sviluppate le necessarie competenze, ad esempio nei settori della manutenzione e della fabbricazione.

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