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Mangiare meno carne rossa ridurrebbe emissioni più delle auto in garage

Mangiare meno carne rossa ridurrebbe emissioni più delle auto in garage

Una nuova ricerca indica che l’impatto ambientale della produzione di carni alimentari, soprattutto bovine, è superiore a quanto finora stimato, sottolineando che per la sicurezza alimentare globale i Governi dovrebbero smettere di elargire sussidi inefficienti al settore.

Un nuovo Studio, mettendo a confronto uova, prodotti lattiero-caseari, pollame, manzo e maiale per determinare quale di queste produzioni ha il maggiore impatto ambientale, ha confermato che la carne è il prodotto animale della dieta americana più dannoso per l’ambiente.

Diffuso il 21 luglio 2014 on line, prima della sua pubblicazione cartacea dalla prestigiosa Rivista PNAS, lo Studio “Land, irrigation water, greenhouse gas, and reactive nitrogen burdens of meat, eggs, and dairy production in the United States”, condotto da ricercatori di varie Università, ha calcolato che il livello e la portata dell’impatto sull’ambiente della produzione di carne, in particolare quella delle carni bovine, sono superiori a quel che si era ritenuto finora.
La “popolare” carne rossa richiederebbe 28 volte più terra che non la produzione di carne di maiale o di pollo, 11 volte di più di acqua e provocherebbe emissioni climalteranti 5 volte superiori.
Rispetto, poi, a prodotti come le patate, il grano e il riso, l’impatto della carne bovina per caloria è ancora più grave, richiedendo 160 volte più terra e producendo gas serra 11 volte di più.

Dallo Studio emerge che circa 40% della superficie totale degli Stati Uniti è attualmente dedicata alla produzione di prodotti di origine animale, comprendendo sia il terreno necessario per il pascolo, così come le colture per mangimi. Gran parte di questa terra potrebbe essere dedicata, invece, a colture alimentari che sono direttamente consumabili dagli esseri umani e che richiedono meno risorse per unità di caloria.

È interessante osservare che gli autori confutano l’opinione secondo la quale l’allevamento del bestiame si effettua per lo più nelle regioni aride del Paese, su terreni inadatti per la maggior parte delle colture, sostenendo che queste praterie potrebbero fornire altri benefici ambientali se non fossero utilizzate per i pascoli, tramite l’aumento della biodiversità e la conservazione di habitat naturali.

Come noto, l’agricoltura è un driver significativo del riscaldamento globale e provoca il 15% di tutte le emissioni, di cui la metà da bestiame. Inoltre, l’enorme quantità di grano e acqua necessaria per allevare bestiame è una preoccupazione per gli esperti del settore, preoccupati di dover nutrire entro il 2050 altri 2 miliardi di individui. Tuttavia le sollecitazioni a mangiare meno carni non hanno trovato finora riscontri adeguati.

Mi auguro vivamente che i Governi rimangano fuori dalle diete alimentari delle persone – ha affermato Gidon Eshel, Professore di Scienze e Fisica Ambientali al Bard College dello Stato di New York e coordinatore della Ricerca – Al contempo, tuttavia, ci sono molte politiche governative che favoriscono l’attuale dieta in cui la carne animale è prevalente. Rimuovendo i sussidi artificiali dati al settore dell’allevamento del bestiame, il conseguente aumento dei prezzi farà il resto. In questo modo verrebbe meno anche l’intervento del Governo nella dieta delle persone”.

Sebbene lo Studio analizzi la situazione in USA, anche in Europa tanta terra viene utilizzata per sistemi di allevamento altamente inefficienti, mentre suoli agricoli di buona qualità vengono utilizzati per coltivare mangimi per animali piuttosto che per l’alimentazione umana.
Gli autori sperano che i loro risultati possano guidare i decisori politici quando si tratta di prendere decisioni per l’agricoltura e la sicurezza alimentare.
Forse il nostro maggior contributo è quello di evidenziare le aree dove è possibile conseguire dei miglioramenti e uno sforzo mirato produrrebbe il cambiamento più auspicabile – ha sottolineato Eshel – L’applicazione di questi metodi per diete globali può contribuire a migliorare la sicurezza alimentare globale a lungo termine, alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici, della penuria di acqua, della scarsità di terra e dell’aumento della popolazione”.
Ma il messaggio per il consumatore è ancora più forte: evitare un eccessivo consumo di carne, soprattutto di manzo, apporta benefici ambientali.

Commentando lo StudioTim Benton, Professore di Population Ecology presso la Facoltà di Scienze Biologiche dell’Università di Leeds e recentemente insignito del titolo “Champion” per il “Global Food Security Programme” della Gran Bretagna, ha affermato che esso “Cattura l’immaginario collettivo – aggiungendo che l’allevamento del bestiame è la chiave per la sostenibilità dell’agricoltura globale – L’azione più forte che la gente può fare per ridurre l’impronta di carbonio non è di abbandonare le auto, ma di mangiare molto meno carne rossa”.

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