2 Giugno 2023
Inquinamenti e bonifiche Scienze e ricerca

RECOVER: per individuare le plastiche adatte per la biodegradazione

Il Progetto europeo RECOVER che mira a risolvere il problema dell’accumulo di plastiche non riciclabili provenienti dal settore agricolo e degli imballaggi, vede tra i partner italiani l’Università di Pisa- DICI il cui compito è di individuare le plastiche più adatte ad essere biodegradate, definendo metodi adatti a raccoglierle e pretrattarle, per poterle poi “dare in pasto a enzimi e microorganismi”.

La transizione dell’UE verso un’economia più circolare e sostenibile è legata agli sforzi per ridurre al minimo la generazione di rifiuti. Un’economia più circolare della plastica svolge un ruolo chiave in questa transizione. Il Progetto RECOVER (Development of innovative biotic symbiosis for plastic biodegradation and synthesis to solve their end of life challenges in the agriculture and food industries), finanziato dall’UE mira a risolvere il problema dell’accumulo di plastiche non riciclabili provenienti dal settore agricolo e degli imballaggi, nonché il problema dell’inquinamento causato dalle microplastiche.

RECOVER applicherà soluzioni biotecnologiche, tra cui una combinazione di microrganismi, nuovi enzimi, lombrichi e insetti per degradare la plastica e trasformarla in prodotti a valore aggiunto. Tra i suoi ambiziosi obiettivi, RECOVER svilupperà dei processi per il biorisanamento dell’inquinamento causato dalla plastica nel suolo e nel compost, e per la biotrasformazione delle plastiche tradizionali in biofertilizzanti e plastiche biodegradabili destinate al settore agricolo e degli imballaggi. In tal modo, il progetto contribuirà a chiudere il ciclo in entrambi i settori produttivi, risolvendo al tempo stesso le questioni ambientali attuali.

RECOVER, coordinato dall’Università di Almeria (Spagna), include partner da Italia, Germania, Spagna, Belgio, Gran Bretagna e Portogallo. Tra i partners italiani anche il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI), dove il gruppo di ricerca in Ingegneria Chimica si occupa di verificare la biodegradazione dei diversi materiali post trattamento, e di sviluppare la logistica e la progettazione degli impianti di compostaggio del futuro.

Nel settore agroalimentare si ricicla solo circa il 30% della plastica impiegata nel packaging o in agricoltura – ha commentato Patrizia Cinelli, Docente di Fondamenti Chimici delle Tecnologie al DICI – La maggior parte finisce dispersa nell’ambiente o nei termovalorizzatori. In questo scenario, l’analisi dei tempi e dei modi di biodegradazione della plastica dispersa nell’ambiente assume una grande rilevanza: dobbiamo capire in quanto tempo si biodegrada, e se facendolo ha un impatto sull’inquinamento del suolo. Il riciclo è difficile, perché richiede che le varie plastiche siano separate, e spesso quelle usate per gli imballaggi del cibo ne contengono residui”.

Parte del lavoro di RECOVER consiste nell’individuare le plastiche più adatte ad essere biodegradate, definendo metodi adatti a raccoglierle e pretrattarle, per poterle poi “dare in pasto a enzimi e microorganismi”.

Si tratta di plastica sia vergine che riciclata: dal PET delle bottiglie di plastica a quelli usati appunto per imballaggi e agricoltura – ha proseguito la scienziatai – Ne abbiamo acquistati cento chili e li abbiamo distribuiti fra i partner del progetto di modo che ciascuno potesse darla in pasto agli insetti e ai lombrichi dei quali studia il comportamento”.


Gli insetti e i microorganismi sono stati selezionati studiandone le caratteristiche in natura e potenziandoli poi con enzimi che li rendono maggiormente in grado di assorbire le quantità di plastica necessaria. Tra gli organismi selezionati l’Eisenia foetida (verme rosso californiano) il Lumbricus terrestris (lombrico comune), il Tenebrio molitor (tarma della farina) e la Galleria mellonella (tarma della cera).

In una ulteriore fase di sviluppo del progetto – ha proseguito la Cinelli – dallo scheletro degli insetti verrà estratta la chitina, da cui si produce anche il chitosano, con note proprietà anti-microbiche valorizzabili in prodotti per imballaggio attivo, agricolo, e cura della persona, mentre dai residui organici degli insetti e dei lombrichi si potrà produrre biofertilizzante. La sfida è quindi quella di progettare processi di compostaggio condotti da enzimi e microorganismi in grado di trattare in modo adeguato le frazioni di plastica e microplastica che arrivano al compostaggio insieme al rifiuto organico derivanti principalmente dalla produzione e commercializzazione degli alimenti, e dalle pratiche agricole. La messa a punto di una catena di smaltimento virtuosa non toglie che del lavoro debba essere fatto per ridurre al minimo l’impiego di plastica nel packaging e gli sprechi alimentari, ma almeno avremo a nostra disposizione uno strumento in più per limitare gli immensi danni all’ambiente che ora provoca la dispersione della plastica nel suolo e nel mare”.

Fonte: Università di Pisa – DICI

Gli altri partner italiani del Consorzio:
Nutrinsect srl, azienda biotecnologica con sedi sia in Italia (Montecassiano) che in Spagna specializzata nella produzione alternativa di proteine ​​e nutrienti mediante allevamento e trasformazione industriale degli insetti, fornisce una soluzione sostenibile per affrontare i rifiuti organici che aumentano la produzione e la carenza di nutrienti. Utilizza gli insetti come biotrasformatori dei rifiuti alimentari, e, attraverso lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti organici, ottiene fertilizzanti naturali ricchi di nutrienti ideali per le colture biologiche e le proteine ​​da insetti, utilizzate come fonte nutritiva per l’alimentazione animale.

Femto Engineering (San Casciano in Val di Pesa), azienda di ingegneria meccanica e manifatturiera di portata e dimensioni in grado di soddisfare le esigenze di progettazione, prototipazione, ingegneria, progettazione di apparecchiature di produzione e costruzione e produzione di componenti in tecnopolimero. Con FEMTO le aziende che necessitano di supporto tecnico e tecnologico operativo possono studiare un nuovo prodotto fin dalla fase iniziale di progettazione estetico/funzionale, simularne i processi produttivi, costruire prototipi, attrezzature di produzione e produrlo in una partnership completa, continua e univoca, senza frammentazione e con piena coerenza modalità di funzionamento, il tutto a vantaggio dei tempi di sviluppo e della sostanziale qualità del prodotto.

ENCO Engineering & Consulting srl (Napoli) è una società di consulenza per l’innovazione e la ricerca. Originariamente specializzata in consulenza aziendale e ingegneria industriale, ha ampliato il proprio raggio di attività diventando consulente esperto sia per imprese private che per enti pubblici coinvolti nello sviluppo territoriale e ha aperto due nuovi uffici a Rio de Janeiro e Bruxelles. L’azienda partecipa a progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nazionali e internazionali in qualità di facilitatore per l’innovazione di business, di prodotto, di tecnologia e di processo in diverse aree industriali, tra cui l’energia, la gestione ambientale, il settore agroalimentare e la logistica. L’azienda ha una lunga esperienza nella partecipazione a progetti finanziati dall’UE come Work Package leader.

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