Oltre 200 riviste mediche di tutto il mondo si sono unite per pubblicare l’editoriale che invita i leader mondiali a intraprendere azioni di emergenza per limitare l’aumento della temperatura globale, fermare la distruzione della natura e proteggere la salute.
In vista della 76ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite (14-30 settembre 2021) oltre 200 riviste sanitarie di tutto il mondo si sono unite per pubblicare contemporaneamente un editoriale che invita i leader mondiali a intraprendere azioni di emergenza per limitare l’aumento della temperatura globale, fermare la distruzione della natura e proteggere la salute.
Mai era accaduto che così tante e prestigiose riviste mediche di ogni continente (The Lancet, The New England Journal of Medicine, The British Medical Journal, The National Medical Journal of India, The Medical Journal of Australia, …) si riunissero per affermare all’unisono che bisogna riflettere sulla gravità dell’emergenza climatica e dei crescenti impatti che i cambiamenti climatici stanno provocando sulla salute umana e degli ecosistemi.
L’editoriale dal titolo “Call for emergency action to limit global temperature increases, restore biodiversity, and protect health” è stato coordinato dalla UK Health Alliance on Climate Change (UKHACC), l’editoriale esorta i governi ad intervenire tempestivamente per trasformare le società e le economie, ad esempio, sostenendo la riprogettazione dei sistemi di trasporto, delle città, della produzione e distribuzione di cibo, dei mercati per gli investimenti finanziari e dei sistemi sanitari.
“La scienza è inequivocabile; un aumento globale di 1,5 °C al di sopra della media preindustriale e la continua perdita di biodiversità rischiano di causare danni catastrofici alla salute che sarà impossibile invertire – vi si legge – Nonostante la necessaria preoccupazione del mondo per il Covid-19, non possiamo aspettare che passi la pandemia per ridurre rapidamente le emissioni”.
Pur salutando con favore i recenti obiettivi per ridurre le emissioni e conservare la biodiversità, affermano gli scienziati, non sono comunque sufficienti e devono ancora essere abbinati a piani credibili a breve e lungo termine.
L’impatto sulla salute e sulla sopravvivenza di temperature estreme, eventi meteorologici distruttivi e il diffuso degrado degli ecosistemi sono solo alcuni degli impatti più evidenti a cui stiamo assistendo a causa dei cambiamenti climatici, che colpiscono in modo sproporzionato i più vulnerabili, compresi bambini e anziani, minoranze etniche, comunità più povere e persone con cattive condizioni di salute pregresse.
“Saranno necessari enormi investimenti, al di là di ciò che viene considerato o stanziato in qualsiasi parte del mondo – si sottolinea – Ma tali investimenti produrranno enormi risultati sanitari ed economici positivi. Questi includono posti di lavoro di alta qualità, riduzione dell’inquinamento atmosferico, aumento dell’attività fisica e miglioramento degli alloggi e della dieta. Una migliore qualità dell’aria da sola realizzerebbe benefici per la salute che compenserebbero facilmente i costi globali della riduzione delle emissioni”.
Fondamentalmente, la cooperazione dipende dal fatto che le nazioni ricche facciano di più, sottolineano gli autori. In particolare, i Paesi che hanno creato in modo sproporzionato la crisi ambientale devono fare di più per sostenere i Paesi a basso e medio reddito per costruire società più pulite, più sane e più resilienti.
“I professionisti della sanità sono stati in prima linea nella crisi del Covid-19 e sono uniti nell’avvertire che andare oltre 1,5 °C e consentire la continua distruzione della natura porterà alla prossima crisi, molto più letale – ha dichiarato la Dott.ssa Fiona Godlee, Caporedattore del British Medical Journal e coautrice dell’editoriale – Le nazioni più ricche devono agire più velocemente e fare di più per sostenere quei paesi che già soffrono a causa delle temperature più elevate. Il 2021 deve essere l’anno in cui il mondo cambierà rotta: la nostra salute dipende da questo“.
Il recente “Climate Change 2021: the Physical Science Basis”, rapporto preliminare del VI Rapporto di valutazione (AR6) dell’IPCC che sarà completato nel 2022, ha messo in guardia sull’impossibilità di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C o anche a 2 °C, se non si attuano immediatamente rapide ed estese riduzioni delle emissioni di gas serra.
In copertina: foto di Patrick Perkins/Unsplash
Simona Giovagnoni