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Ogni anno 200.000 morti premature negli USA per smog

Ogni anno 200000 morti premature negli USA per smog

Ma in Italia, senza un livello adeguato di consapevolezza dei cittadini dei gravi rischi che derivano alla salute dall’inquinamento atmosferico, è difficile che la governance di sua iniziativa prenda decisioni drastiche per limitare il fenomeno, salvo che non intervengano le multe milionarie della Commissione UE.

Il 4 settembre 2013 si svolgerà presso la sede della Regione Lombardia un incontro con i Presidenti di Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e delle Province Autonome di Trento e Bolzano, richiesto dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando, al fine di analizzare le problematiche dell’inquinamento atmosferico nel bacino padano e le possibili strategie per la sua soluzione, come evidenziato nel Comunicato del MATTM del 23 agosto 2013.

L’iniziativa è quanto mai tempestiva dopo che l’Italia ha schivato, momentaneamente, la sanzione milionaria conseguente alla condanna da parte della Corte europea di Giustizia nello scorso dicembre per un vizio procedurale riscontrato nel ricorso presentato dalla Commissione UE. Tuttavia è in corso dall’aprile 2013 una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il il superamento dei valori limite della qualità dell’aria, che potrebbe sfociare non solo nella sanzione di una somma forfettaria per il passato, ma anche in una penalità giornaliera, mensile e annuale per il futuro.

Il problema non può ridursi a come evitare le multe per il contenzioso in corso, bensì come attuare misure che possano limitare i danni ambientale e alla salute umana che si trascinano ormai da molti anni.

Che l’inquinamento atmosferico costituisca un serio pericolo per la nostra salute è ormai scientificamente provato dai studi effettuati sull’argomento. Resta il fatto che le aree maggiormente interessate dalla cattiva qualità dell’aria sono i grandi centri urbani e le aree a più alta concentrazione industriale, ovvero quei luoghi dove la popolazione tende ad insediarsi sia per i vantaggi culturali-ricreativi che offrono, sia per le maggiori opportunità di lavoro che vi si creano.

Poiché non è pensabile a bruschi e draconiani cambiamenti degli stili di vita fin qui assunti, anche se nel medio-lungo periodo dovranno essere inevitabilmente modificati, senza la consapevolezza di quale prezzo siamo disposti a pagare e di quali misure, a livello individuale e collettivo, possono essere intraprese per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, il problema non verrà risolto. Né la governance nazionale e locale assumerà azioni efficaci fin tanto che i cittadini non le richiederanno, proprio come è accaduto per il fumo su cui, nonostante nei decenni precedenti fossero stati effettuati studi che ne rilevavano la nocività per la salute, le autorità hanno posto limiti e divieti solo nel momento in cui l’opinione pubblica ne ha richiesto a viva voce l’introduzione. Se poi qualche lungimirante amministratore, sollecitato o per sua iniziativa, intraprende azioni di limitazioni del traffico veicolare in certi quartieri e a certe ore, è ancora diffusa la contrarietà di certe fasce di addetti e residenti che protestano sia per motivi economici che politici.

Seppur limitato alla situazione degli USA, uno Studio del MIT, anticipato on line il 29 agosto 2013 (Fabio Caiazzo, Akshay Ashok, Ian A. Waitz, Steve H. L. Yim e Steven R. H. Barrett: “Air pollution and early death in the United States” in Atmospheric Environment, Vol. 79, novembre 2013, pagg. 198-208) può contribuire alla miglior conoscenza dei danni alla salute provocati dall’inquinamento atmosferico e dei principali settori economici che li determinano.

I Ricercatori del Massachusetts Institute of Technology – Dipartimento di Aeronautica e Astronautica – Laboratorio per l’Aviazione e l’Ambiente hanno monitorato le emissioni a livello del suolo da fonti come ciminiere industriali, i terminali di scarico dei veicoli, le operazioni marittime e ferroviarie, i riscaldamenti residenziali e commerciali negli Stati Uniti, scoprendo che tale inquinamento dell’aria causa circa 200.000 morti premature ogni anno. Le emissioni derivanti dai trasporti su strada danno il contributo più significativo, con 53.000 morti anzitempo, seguite da vicino da quelle derivanti dalla produzione di energia elettrica (52.000 decessi). Analizzando la situazione Stato per Stato, i ricercatori hanno scoperto che è la California a soffrire dei peggiori impatti sulla salute da inquinamento atmosferico, con circa 21.000 morti premature ogni anno, per lo più attribuite al trasporto stradale e alle emissioni commerciali e residenziali per il riscaldamento e la cottura. Mappando le emissioni locali di 5.695 città degli Stati Uniti, si è individuata in Baltimora, la città statunitense con il più alto indice di mortalità dovute alle emissioni, dove 130 residenti ogni 100.000 all’anno muoiono a causa di esposizione a lunga durata all’inquinamento atmosferico. 
Il grafico mostra la media annuale delle concentrazioni di particolato atmosferico negli USA da fonti di combustione da: (a) generazione di energia elettrica; (b) attività industriali; (c) fonti commerciali e residenziali; (d) trasporti su strada; (e) trasporti marittimi; (f) trasporti ferroviari; (g) sommatoria di tutte le fonti di combustione; (h) tutte le fonti.  (Fonte: MIT – Laboratory for Aviation and Environment).

Negli ultimi 5 su 10 anni, le prove che collegano l’esposizione all’inquinamento atmosferico al rischio di morte precoce si sono così evidenziate da guadagnarsi l’attenzione della scienza e della politica – ha dichiarato Steven Barrett, uno degli autori dello studio – C’è una presa di coscienza che l’inquinamento atmosferico è un grave problema in ogni città e c’è anche un desiderio di fare qualcosa al riguardo”.

I ricercatori hanno raccolto i dati del 2005, quelli valicati fino al momento dello studio, forniti dall’Inventario sulle emissioni nazionali dell’EPA (l’Agenzia statunitense per la Protezione dell’Ambiente), suddividendoli, come accennato, in 6 settori di emissioni: quelle dovute alla produzione di energia elettrica; quelle derivanti dalle attività industriali, quelle da residenze e attività commerciali; quelle dai trasporti su strada; quelle da trasporti marittimi; quelle, infine, dai trasporti ferroviari. 

Per vedere dove le emissioni hanno avuto il maggiore impatto, essi hanno rimosso ogni settore di interesse dalla simulazione e hanno osservato la differenza di concentrazione degli inquinanti. Il team ha confrontato, quindi, le mappe con i dati di esposizione degli inquinanti con quelle sulla densità di popolazione negli Stati Uniti per osservare quali popolazioni siano più esposte all’inquinamento di ogni singola fonte.

È stato sorprendente per me constatare quanto significativamente incidesse il trasporto su strada, soprattutto se si pensa alla quantità di carburanti sporchi bruciati nelle centrali elettriche – ha osservato Barrett che ne spiega la causa nella maggior concentrazione del traffico veicolare nelle aree a più alta densità, aumentando così l’esposizione all’inquinamento della stragrande maggioranza della popolazione, mentre le centrali sono generalmente situate lontano dalle aree ad alta densità di popolazione e le loro emissioni si depositano a livelli più elevati.

L’area di maggior impatto da produzione di energia è stata identificata nella parte centro-orientale degli USA e nel Midwest, dove le centrali tendono ad usare il carbone con un più alto tenore di zolfo, rispetto a quello usato dagli impianti occidentali.

Le morti premature dovute a fonti di inquinamento commerciale e residenziale, come le emissioni per riscaldarsi e cucinare, si sono registrate in regioni densamente popolate lungo le coste sia ad Est che ad Ovest.

L’incidenza dell’inquinamento da attività industriali è risultata maggiore nel Midwest, all’incirca tra Chicago e Detroit, così come nella vicina Philadelphia, ad Atlanta e a Los Angeles. Le emissioni industriali hanno raggiunto un picco anche lungo la regione costiera del Golfo, forse a causa della vicinanza delle più grandi raffinerie di petrolio statunitensi. 

Il Sud della California ha visto il più grande impatto sulla salute da inquinamento da attività marittime e portuali, con 3.500 morti premature correlate.

I decessi relativi alle emissioni provenienti dai trasporti ferroviari sono risultati scarsi e distribuiti in modo uniforme in tutta l’area centro-orientale del Paese e del Midwest. 

Secondo Barrett, i dati successivi al 2005 comproverebbero in modo ancora più significativo i rischi da inquinamento atmosferico.

Jonathan Levy, Professore di Salute ambientale presso la Boston University, richiesto di un giudizio su tale ricerca ha affermato che, non solo le conclusioni sulle morti premature correlate alle emissioni da combustione concordano con quelle dell’EPA, ma “Un fardello di questa portata sulla salute pubblica richiede inevitabilmente una significativa attenzione politica, soprattutto da quando le tecnologie per affrontare una frazione significativa di queste emissioni sono oggi disponibili. Sicuramente abbiamo investito significative risorse per affrontare gli impatti molto più piccoli sulla salute pubblica”. 

Insomma, par di capire che senza adeguate politiche sui trasporti pubblici e privati, le altre misure, siano esse il controllo sulle emissioni industriali o la chiusura temporanea al traffico, rischiano di risultare dei semplici palliativi.

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