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Mercato bio italiano: i dati dell’Osservatorio SANA

Presentati a SANA (Bologna Fiere, 9-12 settembre 2021) i dati dell’Osservatorio curato da Nomisma, che certificano che il mercato bio italiano è in continua crescita, con vendite interne del 5% in più rispetto all’anno scorso e le esportazioni che mettono a segno un +11%.

Le vendite alimentari bio nel mercato interno, considerando tutti i canali, hanno raggiunto nel 2021 (considerando il periodo di riferimento l’anno terminante a Luglio 2021 sullo stesso periodo dell’anno recedente) 4,6 miliardi di euro, registrando un aumento del +5% rispetto allo scorso anno.

È quanto emerge dall’Osservatorio SANA 2021 sui numeri chiave, prospettive e ruolo per il comparto, giunto alla III edizione e presentato in occasione di Rivoluzione Bio, due giornate di “Stati generali del bio”,  all’interno  di SANA 2021 ( Bologna Fiere, 9-12 settembre 2021), il Salone internazionale del Biologico e Naturale, curato da Nomisma su survey dirette, dati Nielsen. AssoBio, Ismea, Agenzia ICE.

I consumi domestici (oltre 3,8 miliardi di euro) rappresentano la porzione più importante del mercato (+4% rispetto al 2020), ma anche la dinamica del fuori casa risente positivamente  (+10% sul 2020) delle progressive riaperture di ristorazione e pubblici esercizi, del ritorno alla mobilità e della progressiva diminuzione del ricorso allo smart working.

Nel mercato domestico la Distribuzione Moderna con le vendite di biologico hanno raggiunto 2,2 miliardi di euro, pesando per il 56% del totale dei consumi (+2% sul 2020). Al secondo posto la rete dei negozi specializzati che sfiorano il miliardo di euro di vendite e continuano a crescere (+8%).  In espansione le vendite anche negli altri canali (Negozi di vicinato, farmacie, parafarmacie, mercatini, GAS,…) che registrano vendite per 723 milioni di euro (+5%).

Più che positiva la performance dell’export bio del nostro Paese: nel 2021 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto quota 2,9 miliardi di euro (+11%), in linea con il trend dell’export agroalimentare nel suo complesso. La potenza del bio made in italy confermata dalla seconda posizione del nostro Paese nella classifica globale, dopo gli USA.

La crescita dei consumi domestici riflette il progressivo ampliamento della consumer base (almeno una occasione di acquisto negli ultimi 12 mesi) che nel 2021 ha raggiunto ormai l’89% delle famiglie (nel 2012 questa percentuale era del 53%). Questo significa che oggi quasi 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno una volta nell’ultimo anno un prodotto biologico e che in soli 9 anni il numero di famiglie acquirenti è aumentato di circa 10 milioni

E il bio non è di certo una moda: in oltre la metà delle famiglie italiane (54%), cibo e bevande bio si consumano almeno una volta a settimana e per il 50% dei responsabili degli acquisti alimentari il biologico nel carrello rappresenta sempre la prima scelta, soprattutto per alcune categorie di prodotti come frutta, verdura e uova.
Ma qual è il profilo del frequent user bio? Diversi sono i fattori che incidono sull’interesse verso i prodotti bio: in primis il reddito e il titolo di studio (la quota di frequent user è più alta tra i responsabili di acquisto con reddito mensile e titoli di studio medio-alti), ma anche la composizione del nucleo familiare (dove ci sono figli e, in particolare, bambini con meno di 12 anni, la percentuale di user abituali cresce fino al 62%). Anche le abitudini alimentari influenzano il consumo frequente di prodotti bio: nelle famiglie in cui ci sono vegetariani o vegani il tasso di frequent user bio sale al 76%.

La dinamica dei consumi e le vendite nei diversi canali si è resa possibile grazie all’evoluzione degli assortimenti, tanto più che il 52% dei consumatori si dichiara soddisfatto rispetto all’offerta a scaffale (anche se solo l’11% lo è completamente). Questo ha innalzato il livello di fedeltà di molte famiglie italiane, che non hanno modificato le proprie abitudini di acquisto verso il bio neanche durante la pandemia: il 62% degli user bio, infatti, continua a comprare bio come nel pre-Covid e il 25% ha addirittura aumentato la propria spesa, spinto da necessità salutistiche e scelte sostenibili sempre più impellenti.

Complessivamente tra gli attributi incentivanti all’acquisto di biologico c’è la provenienza: il 57% decide di comprare un prodotto bio se gli ingredienti sono di origine italiana e il 37% se la sua provenienza è locale o a km zero.

Ma qual è la leva che guida il primo acquisto? Sicuramente la curiosità (per un 57%), ma ancor di più la voglia di mettere a tavola prodotti di elevata qualità che garantiscano benefici sulla salute (64%) poiché privi di pesticidi e chimica di sintesi. Tra i fattori che invece continuano ad attrarre i consumatori abituali, compaiono anche altri valori che il bio incorpora, primo tra tutti la sostenibilità: il rispetto della biodiversità, del suolo, il benessere animale, ma anche il giusto compenso per i lavoratori agricoli che lo producono rappresentano dei buoni motivi per comprare un prodotto alimentare biologico secondo il 39% dei consumatori.

Anche le caratteristiche della confezione sono importanti nelle scelte di acquisto: il packaging del prodotto bio deve essere sostenibile, il che si traduce, per il 52% dei consumatori, in una confezione riciclabile al 100% oppure totalmente compostabile (per un altro 27%).


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