Campania Risorse e rifiuti Sostenibilità

SIRENE, VULCANI E ALTRE (BELLE) STORIE…

Per la nuova edizione di Ecomondo la storica azienda napoletana Di Gennaro SpA, leader nel recupero e nella valorizzazione dei rifiuti, sceglie ancora una volta la carta dell’arte con le opere dello scultore e pittore napoletano Lello Esposito

Quando si pensa ai “rifiuti”, la mente corre automaticamente a qualcosa di brutto, sgraziato e, quindi, da respingere, da allontanare, come d’altronde suggerisce la parola stessa.

Può quindi sembrare sorprendente che un’Azienda napoletana dalla lunga storia, che ha visto in più di cent’anni di crescita continua alternarsi ben quattro generazioni della medesima famiglia nell’attività di recupero e valorizzazione per l’appunto dei “rifiuti”, abbia scelto come leitmotiv della sua presenza a Ecomondo, la maggiore rassegna italiana e una delle più importanti d’Europa nel campo dell’economia circolare che si svolge a Rimini dal 7 al 10 novembre, una eterea sirena al centro di una struggente storia romantica.

Una scelta azzardata ed eccentrica? No, se l’Azienda in questione è la Di Gennaro SpA, con il suo vulcanico (il termine non è usato a caso, visto il contesto…) Amministratore Giuseppe Di Gennaro che, insieme ai figli Chiara e Gian Carlo, dirige una delle più interessanti ed avanzate realtà del recupero industriale dei rifiuti non pericolosi non solo del Mezzogiorno, ma anche dell’Italia intera.

Proviamo a spiegare l’arcano. L’Azienda è napoletana verace e ha fatto di questa napoletanità la propria cifra distintiva, senza però mai cadere nel bozzetto oleografico o nelle banalizzazioni del folklore ad uso dei turisti “mordi e fuggi”.

Il grande stand della Di Gennaro SpA allestito ad Ecomondo sarà quindi impreziosito delle opere di Lello Esposito, scultore e pittore napoletano che pone al centro della sua ricerca il rapporto tra arte contemporanea e tradizione e che è noto anche a livello internazionale per la sua capacità di lavorare sui simboli e sull’immaginario culturale proprio della città di Napoli, trovando ispirazione proprio dalla reinterpretando di icone tradizionali partenopee.

Tra queste c’è sicuramente, meno scontata ed immediata di altre, la sirena Partenope che, sin dall’antichità e in diverse versioni, è posta quale origine mitica della città di Napoli. È a partire da questa memoria senza tempo che dal XIX° secolo si sviluppa la leggenda che vuole la sirena perdutamente innamorata di Vesuvio, un centauro che ricambiava il suo folle amore, provocando la gelosia e quindi l’ira di Zeus che, non potendola avere per sé, per dividerli, trasformò il centauro nel vulcano che chiude il golfo di Napoli, quindi per l’appunto nel Vesuvio, per cui lei poteva vederlo ma non toccarlo. Per questo Partenope, inconsolabile, si lasciò morire e le onde trascinarono il suo corpo sull’isolotto di Megaride, dove ora sorge Castel dell’Ovo, e lì facendogli assumere la forma della città.

Lo stand è quindi reso iconico da due grandi opere di Lello Esposito: una statua in alluminio su struttura di ferro a raffigurare Partenope, il cui volto riprende i lineamenti   della testa scultorea di epoca classica, oggi conservata a Palazzo San Giacomo, sede del comune di Napoli,  che, nell’immaginario del popolo napoletano rappresenta appunto la  “Testa della Sirena Partenope”, e un quadro dalla forte impronta grafica che rappresenta il (monte) Vesuvio, ormai irrimedialbilmente e per sempre vulcano.

Questo mito che rimbalza nei secoli non è solo una grande storia d’amore, ma anche un continuo riferimento alla metamorfosi, alle trasformazioni, per cui lo stesso permane ma non è mai identico a sé, perché ritorna sotto altra forma.

In pratica questa è la perfetta metafora della continua trasformazione dei rifiuti in nuove risorse, certo priva dei suoi risvolti romantici e della splendente bellezza del paesaggio del Golfo di Napoli ma concettualmente altrettanto affascinante e stupefacente.

Ecco il punto di contatto tra l’attività della Di Gennaro e la scelta fatta per lo stand ad Ecomondo: non solo estetica, non solo omaggio ad un grande artista, ma anche sottile e colto filo rosso che recupera un’elemento dell’identità napoletana dell’Azienda per connetterlo con la sua attività quotidiana, che è appunto quella di “trasformare”, ponendo i presupposti per cui ciò che era divenuto scarto possa rivivere sotto altra forma, continuando a produrre valore sia d’uso che di scambio.

La consapevolezza del ruolo svolto, cioé dell’importanza rivestita per il successo dell’affermazione di una vera “economia circolare”, acquisita attraverso un percorso secolare che ha portato l’Azienda famigliare a vivere direttamente tutte le tappe della trasformazione dell’attività di recupero da “rottamaio” a realtà industriale tecnologica, fanno della Di Gennaro un unicum nazionale che si può quindi permetetre di saldare tradizione ed innovazione.

Prima in Campania e nel Mezzogiorno a capire cosa avrebbe comportato per il comparto del recupero lo sviluppo delle raccolte differenziate urbane e l’introduzione sempre più decisa del principio della “responsabilità estesa del produttore”, la Di Gennaro SpA è partner sul territorio dei vari schemi consortili sin dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso per tutte le principali frazioni secche recuperabili (plastica, carta, metalli, legno, vetro). La sua è stata da allora una crescita continua non solo per quantità trattate ma, soprattutto, per capacità di fornire servizi di qualità al passo con le esigenze dei diversi stakeholder, quindi sia quelle dei Comuni e degli operatori della raccolta, sia quelle delle filiere industriali del riciclo che sono i terminali dei materiali selezionati e valorizzati, sia, infine, quelle dei Consorzi stessi che si pongono da snodo tra per l’appunto tra la raccolta e l’industria del riciclo.

Un’Impresa così non poteva non esserci a Ecomondo, ma la sua presenza non poteva essere neppure del tutto “convenzionale”, per cui quel plus di inatteso, raffinato e identitario rappresentato da Partenope e Vesuvio era il minimo per ribadire la specificità e l’unicità nel fare un mestiere che oggi in tanti sanno fare ma che in pochi amano visceralmente come in Di Gennaro, dal vertici all’ultimo addetto assunto.

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