L’iniziativa della Commissione UE “Nessuna perdita netta”, a consultazione pubblica fino al 17 ottobre 2014, rischia di creare una pratica “compensativa” della biodiversità che potrebbe far aggirare le Direttive in materia di tutela ambientale, ricostituendo altrove quel che si è distrutto in situ.
La Commissione europea ha avviato una consultazione on-line per raccogliere i pareri del pubblico sulla futura iniziativa dell’UE contro le perdite nette di biodiversità e di servizi ecosistemici.
Nel maggio 2011 la Commissione europea ha adottato una nuova Strategia “La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020” che definisce il quadro per l’azione dell’UE nel prossimo decennio al fine di conseguire l’obiettivo chiave per il 2020 in materia di biodiversità fissato dai leader europei nel marzo 2010.
La strategia si articola attorno a 6 obiettivi complementari e sinergici incentrati sulle cause primarie della perdita di biodiversità e volti a ridurre le principali pressioni esercitate sulla natura e sui servizi ecosistemici nell’UE. Ogni obiettivo si traduce in una serie di azioni legate a scadenze temporali e di altre misure di accompagnamento.
In particolare l’obiettivo n° 2 (Ripristinare e mantenere gli ecosistemi e i relativi servizi) prevede come azione n° 7 che la Commissione UE svolga lavori supplementari per proporre entro il 2015 un’iniziativa volta a garantire che non vi siano perdite nette di ecosistemi e dei relativi servizi, per esempio mediante regimi di compensazione (compensation or offsetting schemes).
“Se vogliamo fermare il declino, le perdite derivanti da attività umane devono essere bilanciate da guadagni – recita il comunicato della Commissione UE – Quando i guadagni sono almeno equivalenti alle perdite, il principio di “impedire la perdita netta” è rispettato”.
Bisognerebbe che il principio “No Net Loss” fosse applicato – continua il comunicato – ogniqualvolta si prevedesse un impatto sulla biodiversità, aderendo ad una “gerarchia di mitigazione” rigorosa, in cui viene data la priorità, in primo luogo, ad evitare o prevenire impatti negativi; secondariamente, laddove gli impatti non possano essere evitati, a ridurre al minimo i danni e la riabilitazione dei loro effetti; e, infine, di compensare gli impatti negativi residui.
L’Unione europea e i suoi Stati membri hanno una serie di misure giuridiche e politiche dedicate alla tutela della biodiversità, ma stiamo continuando a perdere grandi quantità di biodiversità ogni anno. Attualmente quasi il 25% delle specie animali europee sono a rischio di estinzione e la maggior parte degli ecosistemi europei è degradata. Ci sono ancora molte lacune nella nostra legislazione e nelle nostre politiche, continua la Commissione UE, soprattutto al di fuori delle aree protette di Natura 2000. L’iniziativa “No Net Loss”, secondo la Commissione UE, mira a colmare alcune di queste lacune.
In altri termini, poiché non siamo stati in grado di arrestare in determinati siti, soprattutto ad opera di grandi opere infrastrutturali e di progetti estrattivi, i danni causati alla biodiversità (la Strategia precedente era all’insegna del principio “No Loss”) facciamo in modo di ricrearla altrove.
La Consultazione, aperta fino al 17 ottobre 2014 (inizialmente era prevista fino al 26 settembre 2014) chiede ai cittadini interessati, autorità pubbliche, imprese e ONG di esprimere le loro opinioni sulla futura iniziativa dell’UE “No Net Loss”, di esprimere idee e commenti su come svilupparne le politiche, come assicurare che gli impatti siano evitati, ridotti al minimo e compensati.
In merito, dobbiamo confessare di nutrire forti dubbi sulla possibilità di ricostituire altrove ecosistemi che sono il risultato di sinergie millenarie. Ma quel che più preoccupa è che tale pratica “compensativa” della biodiversità, una volta entrata a far parte del quadro normativo, sminuisca di portata le Direttive esistenti in materia ambientale, invitando di fatto le imprese, e gli istituti finanziari che le supportano, a non preoccuparsi troppo dei danni che causano, perché c’è la possibilità di ricostituire altrove quel che viene lì distrutto.
E le comunità che in quei luoghi fisici hanno interagito per secoli, saranno spostate altrove per ricostituire quelle relazioni storiche che saranno spezzate?
Nelle Marche abbiamo un detto: “Tant’èssma e tant’ fossma, mort babb nat ‘n vitell” ovvero “Tanti eravamo e tanti siamo, è morto il babbo ma è nato un vitello”, non diversamente espresso in letteratura dal “determinismo” ottocentesco. Nella novella “Orfani”, a compare Meno che impreca contro la sventura che lo perseguita, essendogli morte due mogli in tre anni, cerca di infondere coraggio comare Licodiana: “Mondo di guai! Anche a comare Angela, qui vicino, sta per morire l’asino, dalle doglie” (Giovanni Verga “Novelle Rusticane”).