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WEF 2017: quale leadership per governare la globalizzazione?

WEF 2017

Prenderà il via domani a Davos, la splendida località delle Alpi svizzere nel Cantone dei Grigioni, ai piedi della “Montagna incantata” di Thomas Mann, la 47ma edizione del World Economic Forum (17-20 gennaio 2017), l’appuntamento in cui i maggiori dirigenti politici ed economici si incontreranno con intellettuali e giornalisti selezionati, al fine di discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare.

Il focus tematico di quest’anno è “Responsive and responsible leadership” (Leadership pronta e responsabile): quale risposta responsabile possono dare i leader alla giusta frustrazione della gente lasciata indietro dal mercato capitalistico globalizzato, che offra soluzioni efficaci, eque e sostenibili?

Il mondo intorno a noi sta cambiando a una velocità senza precedenti – ha sottolineato il Prof. Klaus Schwab, Fondatore e Presidente esecutivo del WEF, nel corso della Conferenza stampa a Ginevra per la presentazione dell’evento – A questo punto di non ritorno, i nostri tradizionali concetti di società, di dignitoso lavoro e di stato nazione sono messi duramente alla prova e molti, comprensibilmente, si sentono insicuri o addirittura minacciati. C’è bisogno di un nuovo modello di leadership sensibile e responsabile che ci permetta di affrontare le sfide che il mondo ci pone, dalla sicurezza alla Quarta Rivoluzione Industriale, con azioni a lungo termine orientate alla comprensione e alla solidarietà sia a livello nazionale che globale“.

Nei giorni precedenti l’evento (consuetudine anche questa che si perpetua da 12 anni), viene pubblicato il Global Risks, Rapporto riconosciuto ampiamente come una delle principali pubblicazioni sui rischi globali più significativi a lungo termine, con l’obiettivo di offrire ai decision maker e alla società civile, più in generale, uno strumento per comprendere come identificarli e le loro interconnessioni, in modo da passare dal “cosa” al “come” ovvero sviluppare iniziative e azioni necessarie per rispondere alle principali sfide emergenti.

Il Global Risks Report 2017, alla cui redazione hanno contribuito circa 750 esperti internazionali, ha identificato 30 maggiori rischi globali (uno in più rispetto allo scorso anno) che presentano il maggior impatto di gravi danni nel 2017 e le maggiori probabilità che accadano nell’intervallo di 10 anni, raggruppati nelle tradizionali 5 Categorie (rischi economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici).

Nei primi 5 posti dei rischi che presenterebbero il maggior impatto a livello globale, 3 rischi sono di carattere ambientale (eventi meteorologici estremidisastri naturali e fallimento delle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici), anche se in realtà la crisi idrica (3° posto), inserita nella macroarea sociale, può essere ricondotta a situazioni di tipo ambientale, mentre la minaccia delle armi di distruzione di massa (1° posto) avrebbe l’effetto più devastante, ma con una bassa probabilità che possa concretizzarsi. Infatti, al 1° posto dei rischi che potrebbero effettivamente tradursi in realtà c’è quello connesso agli eventi meteorologici estremi, seguito da quello delle migrazioni involontarie su larga scala che come sappiamo sono fortemente influenzate da situazioni di crisi ecologiche nei Paesi di origine, al 3° posto troviamo i disastri naturali, quindi gli attacchi terroristici e lo spionaggio informatico.

Ad accentuare i rischi stanno contribuendo, secondo gli esperti coinvolti dal WEF, l’aumento di disparità di reddito e di ricchezza e la crescente polarizzazione della società, che sono stati classificati, rispettivamente, prima e terza tendenza di fondo che determineranno sviluppi a livello mondiale nei prossimi dieci anni. Allo stesso modo, l’alto tasso di disoccupazione o sottoccupazione strutturale risulta nel sondaggio di quest’anno come il rischio interconnesso con una profonda instabilità sociale.
È necessaria un’urgente azione condivisa tra i leader mondiali che identifichi le modalità per superare le differenze politiche o ideologiche, lavorando insieme per risolvere le sfide più critiche – ha affermato Margareta Drzeniek-Hanouz, responsabile di Global Competitiveness and Risks del WEF – Le azioni che hanno permesso di affrontare i cambiamenti climatici nel corso del 2016 dimostrano che questo è uno scenario possibile, offrendo la speranza di azioni collettive a livello internazionale per contrastare altre tipologie di rischio”.

Sebbene il 2016 sarà ricordato per i clamorosi risultati politici che hanno mandato in frantumi aspettative e previsioni, ricordano i curatori del Report 2017, i segnali di pericolo riguardanti gruppi permanenti di rischi sociali ed economici che potrebbero riversarsi nel “mondo reale” con effetti fortemente perturbanti, erano stati riportati regolarmente nei Global Risks Report dell’ultimo decennio.

Le complesse transizioni che il mondo sta attualmente completando per prepararsi ad un futuro a basse emissioni di carbonio, ad un cambiamento tecnologico senza precedenti e ad un adattamento alle nuove realtà globali economiche e geopolitiche globali, pongono ancora maggiore enfasi sui leader mondiali per pianificare strategie a lungo termine, investimenti e pratiche di cooperazione internazionale.
“Viviamo in tempi movimentati e perturbati, in cui il progresso tecnologico pone anche delle sfide – ha osservato Cecilia Reyes, a capo della sezione Rischi di Zurich Insurance Group – Senza una corretta gestione e riqualificazione dei lavoratori, la tecnologia eliminerà posizioni lavorative più velocemente rispetto a quelle che riuscirà a creare. I governi non possono più fornire i livelli di protezione sociale del passato e la narrativa anti-establishment ha guadagnato spazi, con nuovi leader politici che accusano la globalizzazione per i problemi sociali, creando un circolo vizioso in cui la crescita economica più bassa amplifica unicamente le disuguaglianze. La cooperazione è essenziale per evitare l’ulteriore deterioramento delle finanze pubbliche e l’esacerbazione di disordini sociali”.

La propensione della quarta rivoluzione industriale ad aggravare lo scenario dei rischi globali è stata anche monitorata nella sezione relativa alla percezione dei rischi globali stessi. Basando la loro analisi su 12 distinte tecnologie emergenti, gli esperti hanno chiaramente identificato l’intelligenza artificiale (AI) e la robotica come quelle con il più alto potenziale di conseguenze negative, con la necessità di una migliore governance.
In un articolo di approfondimento per il meeting, pubblicato sul sito del WEF, Diane Coyle, Docente di Economia all’Università di Manchester e Fondatrice di Enlightenment Economics, società di consulenza specializzata in tecnologia e fenomeni della globalizzazione, nota anche in Italia per il suo libro “Economia dell’abbastanza“, ha scritto che “I cambiamenti tecnologici presentano anche la possibilità di arginare la disgregazione sociale in atto. La Quarta Rivoluzione Industriale è in grado di migliorare la vita di tutti, a patto che venga governata con saggezza. Ci sono alcuni timidi segnali – almeno nel Regno Unito – che i politici stanno cominciando a comprendere. È incoraggiante sentire che ‘politica industriale’ è termine che torna ad essere menzionato. Un nuovo acronimo sta godendo di larga diffusione, i ‘JAMs’ [ndr: Just About Managing] che indica quel gruppo di popolazione che ce la fa appena. Può sembrare poco elegante, ma almeno aiuta a dare un nome al problema. La storia dimostra che quando una percentuale significativa di persone si sente pessimista sul futuro, la crisi che altrimenti potrebbe essere gestibile può diventare rapidamente fuori controllo. Non possiamo permetterci di attendere diversi altri decenni per ottenere una risposta politica adeguata“.

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