Uno Studio condotto da PAN Europe su 39 vini europei recenti e 10 vecchi di 10 Paesi (tra cui l’Italia) rivela un allarmante aumento dal 2010 di TFA (acido trifluoroacetico), derivante da pesticidi contenenti PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) e degradazione di gas refrigeranti (HFC), sospettato di rappresentare un rischio per la salute riproduttiva umana, mentre tale contaminazione era assente prima del 1988.
Nei vini europei sono stati rilevati concentrazioni di TFA (acido trifluoroacetico) fino a livelli 100 volte superiori a quelli misurati nelle acque superficiali e potabili.
La denuncia è contenuta nel Rapporto “Message from the Bottle – The Rapid Rise of TFA Contamination Across the EU”, diffuso il23 aprile 2025da Pesticide Action Network (PAN) Europe, la rete di 51 organizzazioni non governative di 28 Paesi, di cui 22 nell’UE, impegnata a sostituire l’uso di pesticidi pericolosi.
Il TFA può derivare da varie fonti, tra cui i gas refrigeranti (HFC) e i pesticidi contenenti PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), le “sostanze chimiche per sempre”. Per quanto riguarda la contaminazione delle falde acquifere, i pesticidi da PFAS provenienti dall’agricoltura ne sono i principali responsabili. Secondo uno studio dell’Agenzia tedesca per l’ambiente, rappresentano una quota potenziale annua del 76%, seguiti dalle emissioni di TFA provenienti dalla pioggia (originate principalmente dai gas fluorurati utilizzati nei sistemi di raffreddamento) con il 17%, e dagli impianti di trattamento delle acque reflue e dal letame con il 3% ciascuno.
Dal punto di vista tossicologico, il TFA è stato a lungo considerato ampiamente innocuo, in particolare dai produttori delle PFAS. Tuttavia, uno studio del 2021 sul TFA, commissionato dai produttori di pesticidi ai sensi del regolamento REACH sulle sostanze chimiche, ha rivelato gravi malformazioni nei feti di coniglio. Da allora, si sospetta che il TFA rappresenti un rischio per la salute riproduttiva umana. Importanti scienziati ambientali hanno recentemente sottolineato il drammatico aumento della contaminazione da TFA nel ciclo dell’acqua e nella biosfera, descrivendolo come una minaccia ai limiti del pianeta.
Per lo studio sono stati analizzati 10 vini vecchi e 39 vini recenti provenienti da 10 Paesi europei (Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo e Spagna). Il TFA è stato rilevato in tutti i vini recenti, con una concentrazione mediana di 110 microgrammi per litro (µg/l) e livelli di picco fino a 320 µg/l. Questo valore è circa 100 volte superiore ai livelli medi, già elevati, che erano stati precedentemente misurati nelle acque superficiali e potabili per un altro Studio, pubblicato lo scorso anno. In netto contrasto, il TFA non è stato rilevati nei vini vecchi, prima del 1988. Dal 2010 è stato osservato un forte aumento dei livelli di contaminazione.
Analisi parallele dei pesticidi hanno mostrato residui fino a 8 pesticidi e metaboliti di pesticidi nel 94% dei vini prodotti convenzionalmente. In totale, 18 pesticidi erano rilevabili in tutte le bottiglie, inclusi 2 fungicidi PFAS (fluopyram e fluopicolide). In particolare, 4 dei 5 vini biologici analizzati erano privi di residui di pesticidi rilevabili, ma tutti contenevano TFA. Ciononostante, i vini nella metà superiore dell’intervallo di concentrazione di TFA (media: 176 µg/l) hanno mostrato, in media, un carico di pesticidi doppio rispetto a quelli nella metà inferiore (media: 58 µg/l).

Qui l’elenco dei vini analizzati e i livelli di contaminazione.
La conferma del forte aumento dei livelli di TFA deriva anche da un confronto con i dati ufficiali dell’UE raccolti dal Laboratorio di Riferimento dell’UE l’istituto investigativo della salute animale e degli alimenti(CVUA) di Stoccarda. In uno Studio del 2017, condotto per conto della Commissione UE, che rimane ad oggi l’unica indagine ufficiale sul TFA negli alimenti. All’epoca, 27 vini europei mostravano una concentrazione mediana di 50 µg/l, con un valore di picco di 120 µg/l. Al contrario, la nuova indagine del 2025 riporta una concentrazione mediana di 110 µg/l, con livelli di picco di 320 µg/l.
“I nostri risultati mostrano chiaramente l’urgente necessità di misure immediate per fermare ulteriori emissioni di TFA – ha affermato Michael Müller, Professore di Chimica Farmaceutica e Medicinale presso l’Università di Friburgo – Nei vini più recenti, raccolti dopo il 2020, abbiamo osservato un’ampia gamma di contaminazione da TFA, da 20 a oltre 300 µg/l. I livelli più bassi sono stati riscontrati nei vini biologici, da uve coltivate su terreni privi di apporti chimici da decenni. Ciò indica che i pesticidi PFAS sono un fattore che concorre direttamente o indirettamente e che potrebbe contribuire a spiegare gli elevati livelli di TFA rilevati nelle colture“.