Un’analisi della Corte dei Conti europea che ha preso in esame 269 relazioni di verifica stilate dall’UE e dagli Stati membri, avverte che di questo passo gli obiettivi in materia di energia e cambiamenti climatici al 2030 e al 2050 non saranno raggiunti se non vi sarà un maggiore e significativo impegno in tal senso e tutti i settori economici non vi contribuiranno. Individuate 7 sfide principali: Governance; Elaborazione e attuazione delle politiche su dati concreti; Transizione energetica; Ricerca e innovazione; Adattamento; Finanziamento; Coinvolgimento dei cittadini.
Secondo una nuova analisi panoramica pubblicata dalla Corte dei conti europea sull’azione dell’UE in materia di energia e cambiamenti climatici, è essenziale intraprendere interventi efficaci per affrontare i cambiamenti climatici. La Corte dei conti rileva che la produzione e l’uso di energia sono responsabili del 79 % delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE. Anche se gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra avranno successo, sarà comunque necessario adattarsi ai mutamenti del clima. Alla fine del secolo, il clima dell’Europa sarà ben diverso anche se l’aumento della temperatura non sarà superiore ai 2°C previsti dall’accordo di Parigi del 2015.
Per il 2071-2100, il clima dell’Europa sarà significativamente diverso da quello del periodo 1961-1990, con un aumento della temperatura di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. L’aumento di 2°C previsto da questo scenario è una media globale: anche se sarà realizzato, in alcune regioni l’aumento delle temperature sarà di gran lunga superiore ai 2°C. Per il 2071-2100, in alcune zone della Scandinavia le temperature invernali potrebbero aumentare in media di 5-8°C rispetto a quelle del periodo 1961-1990. In estate, in gran parte della Spagna e nella Scandinavia settentrionale le temperature potrebbero aumentare in media di 3-4°C. Per il 2071-2100, le precipitazioni invernali potrebbero aumentare di oltre il 25 % in alcune parti dell’Europa centrale e della Scandinavia rispetto a quelle del periodo 1961-1990. I livelli delle precipitazioni estive potrebbero diminuire di oltre il 50 % in buona parte delle coste mediterranee dell’UE.
Su tali premesse, si è focalizzata l’analisi panoramica “L’azione dell’UE in materia di energia e cambiamenti climatici” della Corte dei Conti europea. L’energia e i cambiamenti climatici sono strettamente connessi, ha sottolineato la Corte, giacché la produzione di energia da combustibili fossili e l’uso di energia da parte dei trasporti, dell’industria, dei nuclei familiari e dell’agricoltura sono responsabili complessivamente del 79 % delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE. Inoltre, osserva la Corte, molte di queste questioni possono essere affrontate al meglio se gli Stati membri collaborano tra loro e se a dette questioni viene attribuita alta priorità nel programma di lavoro dell’UE.
L’analisi, adottata dalla Sezione di audit I, specializzata nell’uso sostenibile delle risorse naturali, prende in considerazione ampie tematiche, sulla scorta delle ricerche condotte e delle conoscenze ed esperienze acquisite dalla Corte, nonché delle relazioni speciali pubblicate dalla Corte e da altre istituzioni superiori di controllo dell’UE a partire dal 2012. Lo scopo è di creare una base di consultazione e dialogo con le parti interessate della Corte e un punto di partenza per futuri lavori di audit della Corte. Gli auditor della Corte hanno consultato 269 relazioni di audit stilate dall’UE e dagli Stati membri. Nel settore dell’energia, nonostante la crescita delle energie rinnovabili e la riduzione del loro costo a livello mondiale, gli audit hanno rilevato un insoddisfacente rapporto costi-efficacia e ostacoli agli investimenti. Anche gli audit sull’efficienza energetica hanno costantemente individuato problemi nel rapporto costi/efficacia degli interventi. Inoltre, il passaggio a trasporti a basse emissioni di carbonio non sta progredendo a sufficienza. Per quanto riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici, gli audit sono stati incentrati soprattutto sulle alluvioni, riscontrando problemi relativi alla prevenzione, alla protezione e alla risposta alle alluvioni.
“L’UE deve tagliare le emissioni di gas a effetto serra ed anche adattarsi ai cambiamenti climatici – ha dichiarato Phil Wynn Owen, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione –Le proiezioni attuali indicano la necessità di realizzare ulteriori progressi nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per conseguire gli obiettivi stabiliti per il 2030 e il 2050. Per l’UE e gli Stati membri sarà anche una grande sfida anticipare e pianificare correttamente l’adattamento, in modo da ridurre la necessità di reagire agli eventi, adottando azioni tardive che comporterebbero maggiori costi“.
Nel settore energetico, afferma la Corte, una parte importante dell’azione dell’UE consiste nella creazione di un mercato interno che consenta il libero flusso e il commercio senza frontiere di gas e di energia elettrica in tutta l’UE. Nonostante i notevoli progressi in alcune regioni dell’UE, questo mercato interno dell’energia non è stato ancora realizzato.
Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, la maggior parte delle azioni dell’UE si focalizzano sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. L’UE ha stabilito target di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 20 % entro il 2020 e del 40 % entro il 2030. Entro il 2050, l’UE intende ridurre le emissioni di gas a effetto serra nell’UE dell’80%-95 % rispetto al 1990. Gli approcci alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra variano da un settore all’altro. Con il proprio sistema di scambio di quote di emissioni, l’UE ha stabilito un limite alle emissioni totali prodotte da alcuni settori dell’approvvigionamento energetico, industrie ad alta intensità energetica e voli interni al SEE. Con l’istituzione di un mercato per le quote di emissioni, ha stabilito un “prezzo” per il carbonio. In altri settori ha scelto di tagliare le emissioni, introducendo target di riduzione vincolanti per ciascuno Stato membro. Ma i target e gli obiettivi dell’UE per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e il 2050 non verranno raggiunti, se non vi sarà un maggiore e significativo impegno in tal senso, afferma la Corte, e tutti i settori economici dovranno contribuire. Per raggiungere i target per il 2030, nel prossimo decennio occorrerà aumentare del 50 % gli sforzi annualmente compiuti per ridurre le emissioni. Il cambiamento più significativo, tuttavia, sarà richiesto dopo il 2030, quando il tasso di riduzione delle emissioni dovrà superare i livelli storici di tre o quattro volte per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2050. La strategia di adattamento dell’UE del 2013 incoraggia gli Stati membri ad agire, ma non rende obbligatori gli interventi.
L’analisi panoramica della Corte individua 7 principali sfide.
1. Governance dell’energia e dei cambiamenti climatici. I temi dell’energia e dei cambiamenti climatici devono essere affrontati congiuntamente. Inoltre, le scelte adottate da uno Stato membro possono incidere sulla situazione di altri Stati membri e sul conseguimento degli obiettivi generali dell’UE. In tutta l’Unione è necessario introdurre sistemi efficaci di governance per gestire e monitorare le misure in materia di energia e clima, per ridurre i rischi, per evitare sovrapposizioni e garantire progressi, con soluzioni che mantengano un soddisfacente rapporto costi-efficacia. 203 L’UE e i governi nazionali si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra (cfr. paragrafo 19). Gli inventari dei gas a effetto serra svolgono un ruolo fondamentale per monitorare i progressi verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (cfr. paragrafo 26). L’UE, le autorità degli Stati membri e l’UNFCCC verificano questi inventari che spesso contengono stime complesse.
2. Elaborazione e attuazione delle politiche sulla base di dati concreti. L’elaborazione e l’attuazione delle politiche dovrebbero basarsi sui migliori dati, modellizzazioni e analisi disponibili. Nel campo dell’energia e dei cambiamenti climatici ciò costituisce una sfida, a causa della complessità di questi argomenti, della relativa novità di alcuni dati e del ritmo delle trasformazioni indotte sia dalle transizioni energetiche che dai cambiamenti climatici. Dati, analisi e modelli adeguati restano strumenti importanti per valutare le opzioni per le politiche in materia di energia e clima e saranno necessari per i piani nazionali integrati per l’energia e il clima che gli Stati membri dovranno elaborare nel quadro della proposta di regolamento sulla governance dell’ “Unione dell’energia”.
3. Transizione energetica. Negli ultimi decenni l’UE ha compiuto progressi verso l’obiettivo di rendere il settore energetico più sostenibile, economicamente accessibile e sicuro. Tuttavia, la transizione del settore energetico dell’UE a fonti energetiche a basse emissioni di carbonio deve compiere ancora un lungo percorso e affrontare numerose sfide. La produzione di energia da fonti rinnovabili contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici e, riducendo la dipendenza dalle importazioni, aumenta la sicurezza dell’approvvigionamento dell’UE. Allo stesso tempo, l’integrazione della produzione di energie rinnovabili nel sistema energetico pone varie sfide. È ancora necessario modificare profondamente il sistema dell’elettricità per affrontare sfide quali la variabilità della produzione energetica proveniente da fonti rinnovabili intermittenti, lo stoccaggio, la produzione decentrata di energia e una gestione più dinamica della domanda (cfr. paragrafi 73-76). Le infrastrutture energetiche, sia all’interno degli Stati membri che tra uno Stato membro e l’altro, non sono ancora interamente progettate per mercati integrati . Analogamente, il settore dei trasporti dovrà subire trasformazioni per quanto riguarda l’utilizzo dell’energia, passando a modi di trasporto a minore intensità di carbonio e utilizzando biocarburanti e combustibili alternativi come l’elettricità . Le misure di efficienza energetica potrebbero ulteriormente trasformare il sistema energetico. Gli investimenti infrastrutturali dovranno fondarsi sulla piena conoscenza dell’impatto che avranno sul clima nel lungo periodo e di altri impatti. Gli impianti esistenti potrebbero dover essere chiusi prima del previsto, diventando così “attivi non recuperabili”.
4. Efficace utilizzo di ricerca e innovazione. Per raggiungere gli obiettivi di più lungo periodo nel campo dell’energia e del clima, sarà necessario sviluppare e utilizzare su vasta scala nuove tecnologie in svariati settori. Ricerca e innovazione devono pertanto svolgere un ruolo fondamentale nel trasformare l’UE in una società a basse emissioni di carbonio, introducendo tecnologie a basso contenuto di carbonio, competitive in termini di costi e in grado di ottenere prestazioni migliori. Sono stati compiuti notevoli progressi, per esempio, nel campo delle tecnologie fondate su energie rinnovabili, ma esiste ancora un notevole potenziale per sviluppi futuri. Il settore energetico richiederà inoltre migliori tecnologie, con un miglior rapporto costi-efficacia, per lo stoccaggio dell’energia e la cattura del carbonio, ad esempio per le centrali a gas ancora esistenti. Per ottenere riduzioni sensibili delle emissioni nel settore dei trasporti occorrerà sviluppare combustibili alternativi, ma i veicoli che li utilizzano risentono ancora di limiti tecnici, come una gamma limitata e costi elevati.
5. Pianificazione e gestione dell’adattamento. Per descrivere e prevedere gli impatti dei cambiamenti climatici si possono utilizzare modelli climatici, ambientali, sociali ed economici. Si tratta di un compito importante ma impegnativo; per es. l’innalzamento del livello del mare o la desertificazione di alcune regioni potrebbero innescare movimenti di popolazioni all’interno dell’Europa o verso l’Europa. L’UE e gli Stati membri si troveranno di fronte a una grande sfida: anticipare e pianificare correttamente l’adattamento, ridurre così la necessità di un’azione tardiva, in risposta agli eventi, che produrrebbe maggiori costi e sottoporrebbe i bilanci pubblici a pressioni impreviste.
6. Finanziamento. La Commissione ha stimato che per realizzare gli obiettivi dell’UE per il 2030 nel campo del clima e dell’energia ogni anno saranno necessari circa 1.115 miliardi di euro di investimenti nel periodo 2020-2030: principalmente nei trasporti e nel settore residenziale e dei servizi. Questi investimenti per la mitigazione dei cambiamenti climatici dovranno provenire da fonti sia pubbliche che private. Nel caso di carenze della regolamentazione o di fallimenti del mercato, potranno intervenire gli Stati, come hanno già fatto nel caso delle energie rinnovabili, contribuendo alla crescita mondiale di questo nuovo settore e alla conseguente significativa riduzione dei costi delle energie rinnovabili. Un prezzo del carbonio più elevato costituirebbe inoltre uno strumento potente, potenzialmente in grado di stimolare maggiori investimenti privati in attività a basse emissioni di carbonio e nell’efficienza energetica.
7. Coinvolgimento dei cittadini dell’UE. I cittadini possono essere coinvolti a livello individuale, locale, cittadino, regionale, nazionale ed europeo, ma le amministrazioni locali sono spesso l’organismo loro più vicino. Esse possiedono un forte potenziale per coinvolgere un maggior numero di cittadini tramite azioni e movimenti dal basso come il “Patto dei sindaci per il clima e l’energia”.