Un nuovo Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) aggiorna le conoscenze sullo stress idrico (siccità e scarsità d’acqua) in Europa per informare i responsabili delle politiche e le parti interessate sulle opzioni per ridurre gli impatti di un fenomeno che per effetto dei cambiamenti climatici è sempre meno raro e colpisce annualmente il 20% del territorio europeo e il 30% dei suoi abitanti.
Il nuovo Rapporto “Water resources across Europe – confronting water stress: an updated assessment”, pubblicato il 27 ottobre 2021 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA),aggiorna le conoscenze sulla disponibilità di acqua in Europa per informare i responsabili delle politiche e le parti interessate sulla necessità di passare dalla gestione delle crisi alla gestione del rischi, inclusa la maggior attenzione alle misure che affrontano il consumo di acqua.
Lo stress idrico, sottolinea l’AEA, deve intendersi una situazione in cui non c’è abbastanza acqua di qualità in grado di soddisfare le esigenze delle persone e dell’ambiente. Questa condizione, purtroppo, è già una realtà in molte parti d’Europa, dove siccità e scarsità d’acqua non sono più eventi rari o estremi e circa il 20% del territorio europeo e il 30% degli europei ne sono colpiti nel corso dell’anno.
I cambiamenti climatici aggraveranno il problema, poiché la siccità sta aumentando di frequenza, entità e impatto, con tendenze particolarmente preoccupanti per l’Europa meridionale e sud-occidentale, dove la portata dei fiumi durante l’estate potrebbe diminuire fino al 40%, in uno scenario di aumento della temperatura di 3 °C. In tali regioni, agricoltura, approvvigionamento idrico pubblico e turismo esercitano le principali pressioni sulla disponibilità idrica con picchi stagionali significativi in estate.
Nel complesso, l’Europa deve rafforzare la resilienza dei suoi ecosistemi e utilizzare l’acqua in modo più efficiente per ridurre al minimo l’impatto dello stress idrico sulle persone e sull’ambiente, ponendo maggiormente l’accento sulle misure dal lato della domanda rispetto all’offerta.
Secondo la valutazione dell’AEA, esistono politiche e regolamenti a livello europeo per affrontare entrambi questi problemi, ma non sono attuate in modo efficace. In particolare, gli Stati membri dell’UE dovranno compiere sforzi continui per sviluppare Piani di gestione della siccità e coordinarli o integrarli con i Piani di gestione dei bacini idrografici della Direttiva quadro sulle acque. Attualmente solo 8 Paesi membri hanno incluso Piani di gestione della siccità nei documenti di accompagnamento dei Piani di gestione del bacino.
Lo studio propone alcune soluzioni sostenibili per gestire lo stress idrico in Europa.
Ridurre la domanda d’acqua:
– ridurre le perdite nel sistema di alimentazione;
– ridurre le perdite durante l’uso;
– aumentare la consapevolezza;
– introdurre misure economiche;
– applicare tecnologie più efficienti dal punto di vista idrico;
– selezionare prodotti a bassa richiesta d’acqua.
Conservare l’acqua temporaneamente durante i periodi di acqua abbondante:
– in serbatoi di superficie;- nel suolo e nelle falde acquifere e con misure di conservazione e soluzioni basate sulla natura.
Accettare la carenza e concentrarsi su come affrontare le sue conseguenze:
– dare priorità alla distribuzione dell’acqua;
– introdurre schemi assicurativi.
Aumentare la disponibilità o l’approvvigionamento idrico:
– riutilizzare le acque reflue;
– dissalare l’acqua salmastra o salata;
– deviare l’acqua dove è abbondante a luoghi con stress idrico (solo se non resta alcuna altra opzione).
Lo Studio si focalizza in particolare su due misure di approvvigionamento idrico non convenzionali che a volte vengono messe in contrapposizione: il riutilizzo dell’acqua e la dissalazione.
Il nuovo Regolamento sul riuso delle acque reflue che si applicherà dal 2023 stimolerà e faciliterà il riutilizzo sicuro dell’acqua nell’UE. Attualmente, in Europa il riutilizzo dell’acqua rappresenta una quota molto bassa del consumo totale di acqua ed è praticato soprattutto nell’Europa meridionale, come a Cipro, Malta e in Spagna. La maggior parte dei progetti di riutilizzo punta a produrre approvvigionamenti idrici alternativi per l’agricoltura irrigua o a gestire la ricarica della falda acquifera per mitigare l’intrusione salina nelle aree costiere. Nel rapporto si evidenzia che i volumi totali di acqua che possono essere riutilizzati per l’irrigazione sono significativi e possono contribuire a ridurre lo stress idrico fino a circa il 10% nelle regioni in cui l’irrigazione è un’attività importante. I costi di trattamento e di energia per il riutilizzo dell’acqua sono bassi rispetto ai costi delle infrastrutture necessarie per trasportare l’acqua recuperata dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane alle aree irrigate. Poiché questi costi sono molto variabili, l’attrattiva economica dell’acqua recuperata per gli agricoltori può differire in modo significativo. Ci sono tuttavia esempi come quelli di Cipro di applicazione di una politica dei prezzi incentivanti per promuovere ulteriormente il riutilizzo dell’acqua.
Per quanto riguarda la desalinizzazione questa viene attuata soprattutto per produrre acqua potabile. Attualmente, la quota più elevata della capacità di dissalazione installata in Europa è nell’area mediterranea. In situazioni di grave stress idrico, la desalinizzazione sta diventando un’opzione più conveniente e affidabile rispetto ad altre soluzioni per l’approvvigionamento idrico. I costi sono notevolmente diminuiti negli ultimi decenni e per l’osmosi inversa dell’acqua di mare nel Mediterraneo potrebbero aggirarsi intorno a 0,65 euro/m3 (World Bank, 2019). Per le acque salmastre i costi potrebbero essere inferiori. L’Agenzia sollecita, comunque, a valutare sempre attentamente gli impatti ambientali della desalinizzazione per quanto riguarda lo smaltimento della salamoia, il consumo di energia e le emissioni di CO2.
Nelle aree europee con problemi di stress idrico è necessaria un’azione urgente, la sfida consiste nell’evitare di rinchiudersi continuamente in soluzioni tecniche, come i trasferimenti d’acqua, anziché iniziare con un’analisi che includa le cause alla radice del problema, utilizzando approcci correlati e analisi sistemiche. Approcci ecosistemici e soluzioni basate sulla natura sono misure che possono essere subito implementate.