Dopo la decisione del Parlamento europeo di rendere più restrittiva la proposta della Commissione di Regolamento sulla spedizione dei rifiuti extra UE, vietando l’esportazione di rifiuti di plastica verso i Paesi non OCSE ed eliminando gradualmente l’esportazione verso i Paesi OCSE entro 4 anni, emergono posizioni contrastanti tra i riciclatori.
Il Parlamento europeo ha adottato il 17 gennaio 2023 la sua posizione negoziale in merito alla proposta della Commissione UE di Regolamento per riformare le procedure e le misure di controllo dell’UE per le spedizioni di rifiuti, con l’obiettivo di creare la protezione dell’ambiente e della salute umana, sfruttando le opportunità offerte dai rifiuti per raggiungere gli obiettivi UE di un’economia circolare e a inquinamento zero.
La Commissione UE aveva proposto il 17 novembre 2021 norme più rigorose per l’esportazione dei rifiuti, un sistema più efficiente per la circolazione dei rifiuti considerati risorsa e un’azione incisiva contro il traffico illegale, tra cui:
– la limitazione delle esportazioni di rifiuti verso Paesi non appartenenti all’OCSE e l’autorizzazione solo se i Paesi terzi sono disposti a ricevere determinati rifiuti e sono in grado di gestirli in modo sostenibile;
– il monitoraggio delle spedizioni di rifiuti verso i Paesi OCSE e la loro sospensione se causano gravi problemi ambientali nel Paese di destinazione;
– la garanzia da parte delle imprese dell’UE che esportano rifiuti fuori dall’Unione gli impianti destinatari siano sottoposti a un audit indipendente da cui risulti che gestiscono i rifiuti in modo ecologicamente corretto.
Inoltre, la Commissione UE ha proposto di semplificare ampiamente le procedure in vigore per le spedizioni intra UE, facilitando il rientro dei rifiuti nell’economia circolare senza abbassare il livello di controllo necessario, anche al fine di ridurre la dipendenza dell’Unione dalle materie prime.
Il testo legislativo è stato adottato dal Parlamento europeo con 594 voti favorevoli, 5 contrari e 43 astensioni.
“La nostra posizione ambiziosa per i prossimi negoziati con i Paesi UE è stata appena approvata da un’ampia maggioranza in Plenaria – ha sottolineato la relatrice del provvedimento, la danese Pernille Weiss – Dobbiamo trasformare i rifiuti in risorse nel mercato comune e, quindi, prenderci più cura del nostro ambiente e della nostra competitività. Le nuove regole ci permetteranno anche di combattere più facilmente la criminalità legata ai rifiuti all’interno e all’esterno dell’UE. Inoltre, con il divieto di esportazione dei rifiuti di plastica da noi proposto, stiamo spingendo per un’economia molto più innovativa e circolare, ovunque sia coinvolta la plastica. Questa è una vera vittoria per le prossime generazioni“.
Il Parlamento europeo, infatti, ha introdotto emendamenti per vietare l’esportazione di rifiuti di plastica verso i Paesi non OCSE ed eliminare gradualmente l’esportazione verso i Paesi OCSE entro 4 anni.
Per decenni i Paesi europei hanno esportato tonnellate di rifiuti plastici, la cui principale destinazione è stata la Cina, fin quando dal 2018, tramite l’operazione denominata “National Sword”, il Governo cinese ha vietato l’importazione di 4 categorie di rifiuti stranieri, tra cui le plastiche post-consumo (PE, PS, PVC, PP, PET).5 Il flusso si è quindi spostato, seppur ridimensionato, verso altri Paesi del Sud-Est asiatico, e, più recentemente verso la Turchia e la Gran Bretagna.

Così come accaduto in occasione della proposta della Commissione UE, l’Associazione dei Riciclatori Europei (EURIC) e la Federazione europea per la gestione dei rifiuti e dei servizi ambientali (FEAD) hanno ribadito la loro contrarietà alla proposta.
“Il Parlamento europeo – si legge nella nota stampa del 17 gennaio 2023 di EURIC – ha purtroppo rafforzato l’approccio unico per tutte le restrizioni all’esportazione”.
“FEAD è molto preoccupata – viene sottolineato nell’altro comunicato del 18 gennaio 2023 – per l’esito del voto relativo alle spedizioni di rifiuti di plastica”.
Viceversa è favorevole alla proposta più restrittiva, la Direttrice di PolieCo (Consorzio Nazionale per il riciclaggio di Rifiuti di Beni in Polietilene), Claudia Salvestrini per la quale la posizione espressa del Parlamento europeo “lascia ben sperare sul futuro dell’economia circolare”.
“Sono molto fiduciosa nel cambiamento radicale che questa presa di posizione potrà determinare nel mondo della gestione dei rifiuti, creando le giuste condizioni per la costruzione di una efficace filiera dell’economia circolare – ha commentato nel Comunicato del 20 gennaio 2023 la Salvestrini, da molti anni impegnata in attività di monitoraggio dei flussi dei rifiuti dei beni in polietilene, con migliaia di chilometri percorsi sulle tracce degli impianti di destinazione in Cina e altre mete prescelte per l’invio di container dai porti italiani – Per troppo tempo ci siamo adagiati sulla possibilità di avere come sbocco paesi dove, purtroppo, molte volte non esistono impianti adeguati a trattare rifiuti e le condizioni di tutela ambientale e di sicurezza dei lavoratori sono di estremo degrado. Con il divieto invece, impresa ed istituzioni saranno chiamate a costruire una filiera in grado di garantire la trasformazione del rifiuto in materia prima per la realizzazione di manufatti ecosostenibili”.
In merito alle reazioni da parte delle Associazioni di categoria che vedono nella riforma un limite per lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti, la Direttrice di PolieCo dichiara di non comprendere la levata di scudi.
“È innegabile che lo sbocco dei paesi extra Eu abbia favorito la trasformazione degli imprenditori del settore rifiuti in meri commercianti, con il danno di mancati investimenti e una politica industriale poco lungimirante che oggi ci fa registrare una grave carenza di impianti di riciclo, vero ostacolo per l’economia circolare – ha commentato Salvestrini – Questa riforma va vista come un’opportunità e non come un problema visto che dinanzi all’impossibilità di inviare fuori dall’Europa i nostri rifiuti, ci si adopererà per una più celere risposta nella realizzazione degli impianti che mancano. In questo modo verrà favorita l’economia circolare, sarà tutelato l’ambiente e sarà tolto terreno fertile agli ecocriminali che da anni si infiltrano nei traffici illeciti, traendo notevoli vantaggi dalla movimentazione dei rifiuti che fanno il giro del mondo”.
La palla passa ora alla Commissione UE e al Consiglio per un negoziato che si preannuncia difficile.