Biodiversità e conservazione

Specie e habitat marini e terrestri: in Italia ancora a rischio

L’ISPRA ha pubblicato il 3 agosto 2021 il Rapporto sulla biodiversità in Italia che presenta il quadro aggiornato dello stato di conservazione delle specie animali e vegetali e degli habitat tutelati a livello comunitario presenti nel nostro Paese in ambito sia marino che terrestre.  

Situazione critica per le specie e gli habitat che popolano il nostro Paese: seppur tutelati ormai da decenni, sono in stato di conservazione sfavorevole il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre, il 22% delle specie marine e l’89% degli habitat terrestri, mentre gli habitat marini mostrano status favorevole nel 63% dei casi e sconosciuto nel restante 37%.

È quanto emerge dal Rapporto sulla Biodiversità (Rapporti Direttive Natura 2013-2018. Sintesi dello Stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario e delle azioni di contrasto   alle specie esotiche di rilevanza unionale in Italia) pubblicato il 3 agosto 2021 dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che presenta il quadro aggiornato dello stato di conservazione delle specie animali e vegetali e degli habitat tutelati a livello comunitario presenti nel nostro Paese, in ambito sia marino che terrestre.

Il volume fornisce una sintesi commentata dei risultati emersi dalle 3 rendicontazioni trasmesse dall’Italia alla Commissione UE nel 2019 nell’ambito delle Direttive Habitat e Uccelli e del Regolamento per il contrasto alle specie esotiche invasive.

Da oltre un decennio ISPRA ha un ruolo centrale nelle attività di reporting, raccogliendo e organizzando, su incarico del MiTE e in stretto contatto con Regioni e Province autonome, i dati relativi alle specie e agli habitat di interesse comunitario, e assicurando, grazie alla collaborazione di università, società scientifiche, associazioni e di centinaia di esperti, tecnici e ricercatori, la produzione delle valutazioni dello stato di conservazione richieste dagli organi comunitari – afferma il Direttore ISPRA, Alessandro Bratti nella presentazione – In questo volume vengono riportati per la prima volta in maniera complessiva e integrata i risultati di questo impegno, che ha richiesto la raccolta di dati relativi a 655 specie animali e vegetali e 132 habitat di interesse comunitario, e di informazioni su 31 specie esotiche di rilevanza unionale presenti nel nostro Paese, uno dei più colpiti da questa minaccia. La fotografia che emerge dall’analisi di questi dati evidenzia un quadro con luci e ombre: da un lato si evidenzia un aumento delle nostre conoscenze e il miglioramento dello stato di alcune componenti naturali, dall’altro un elevato numero di specie e habitat presenta ancora oggi uno stato di conservazione sfavorevole, a causa di minacce in crescita, compresa quella rappresentata dalle specie aliene invasive. Oltre la metà delle valutazioni condotte per la flora e la fauna terrestre e delle acque interne è in cattive condizioni di conservazione come pure, dato ancora più allarmante, l’89% degli habitat terrestri e delle acque interne. Emergono risultati preoccupanti anche per l’avifauna, considerato che il 37% delle specie è inserito in categorie di rischio di estinzione”.

Inoltre il 35% delle specie esotiche invasive individuate come le più pericolose a scala europea presenti in Italia, non è stato ancora oggetto di alcun intervento gestionale finalizzato al contrasto.

Ricchezza di specie e habitat sono accompagnati in Italia da elevata densità di popolazione, forte pressione antropica e inarrestabile consumo di suolo.

In ambito terrestre tra le pressioni che minacciano la nostra biodiversità l’agricoltura è la principale causa di deterioramento per specie e habitat, seguita dallo sviluppo di infrastrutture e dall’urbanizzazione.

Tali pressioni sono tra le più ricorrenti anche per l’avifauna; in particolare le minacce connesse alle moderne pratiche agricole si ritiene abbiano inciso in modo determinante sulla drastica diminuzione delle popolazioni di specie tipiche degli ambienti agricoli, soprattutto in pianura e dove c’è maggiore utilizzo delle colture intensive.  

In ambito marino il Rapporto mostra invece che le attività di prelievo e le catture accidentali rappresentano le maggiori fonti di pressione sulle specie di interesse comunitario, accompagnate dall’inquinamento, dai trasporti marittimi e dalla costruzione di infrastrutture, che insistono anche sulla maggioranza degli habitat marini, insieme alle attività con attrezzi da pesca che interagiscono fisicamente con i fondali.


Quadro di sintesi delle pressioni che hanno agito nel periodo 2013-2018 su specie e habitat italiani di interesse comunitario terrestri e delle acque interne, basate sui dati degli ultimi report.

I risultati fanno emergere l’urgente necessità di un maggiore impegno nella conservazione e gestione di specie e habitat in Italia, anche in riferimento agli obiettivi della nuova Strategia Europea sulla Biodiversità per il 2030. È anche essenziale rafforzare gli sforzi di monitoraggio, perché le norme comunitarie impongono un salto di qualità nei dati che dovranno essere trasmessi nei prossimi anni.

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