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Sharing mobility: ha superato i livelli pre-pandemia

Il V Rapporto nazionale sulla sharing mobility, presentato dall’Osservatorio nazionale nell’ambito della  V Conferenza nazionale (Roma, 23 novembre 2021), evidenzia che la condivisione della mobilità ha superato lo shock della pandemia, con un vero boom dei noleggi giornalieri di monopattini (+65%) e una crescita degli scooter (+45%), sì che la mobilità leggera oggi costituisce il 91% dei veicoli in condivisione.

La mobilità condivisa ha superato lo shock pandemia ed ha ripreso a crescere: nel 2021 scooter, bike e monopattini in sharing hanno superato i valori del 2019 pre-pandemia, e il car sharing li sta raggiungendo in queste settimane. Sono 5.600.000 le iscrizioni ai servizi di sharing mobility in Italia con 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015), Circa 15 milioni di Italiani possono utilizzare almeno un servizio di sharing con quasi 90.000 i veicoli in condivisione, tra auto, scooter, bici e monopattini..

È quanto segnala il V Rapporto nazionale sulla sharing mobility, presentato nel corso della V Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility, organizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility (nato da un’iniziativa del Ministero della Transizione ecologica, del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) e in partnership con Deloitte, RFI, Uber, Voi Technology, Share Now, Key Energy, Via, Expomove, Bit Mobility e Nordcom.

Per rendere più sostenibili le città, i servizi di mobilità condivisa giocano un ruolo cruciale insieme al trasporto pubblico locale – ha affermato Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS), aprendo i lavori della Conferenza che si è svolta in due sessioni (mattutina e pomeridiana) – Anche grazie all’evoluzione delle tecnologie digitali, la mobilità alternativa offre maggiori soluzioni per lo spostamento dei cittadini a minore impatto ambientale. Il MIMS, attraverso l’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobiliy e il progetto ‘Mobility as a Service’, che prevede la selezione di 3 città leader e 7 territori “follower” per sperimentare il nuovo modello di mobilità integrata, avvia una importante e necessaria transizione”.

Mobility as a service” (Mass), è una soluzione in grado di integrare diversi servizi di mobilità in un’unica App che consente, con un solo clic, di programmare i propri spostamenti, pagarli e ricevere informazioni durante il viaggio, anche se questi si fanno con modalità di trasporto differenti e sono gestiti da operatori diversi. L’obiettivo delle piattaforme MaaS è facilitare l’uso di tutti i servizi di mobilità condivisa, e in questo modo incentivarne l’utilizzo. L’Italia, nel quadro degli investimenti del PNRR, sta puntando a far decollare un proprio ecosistema “MaaS” attraverso un progetto pilota, gestito per l’appunto dal MIMS e dal MiTE, del valore di 40 milioni di euro.

Tuttavia, osserva il Rapporto, le città dove attualmente sono presenti tutte e quattro le tipologie di veicoli (auto, scooter, bici e monopattini) con i relativi servizi di sharing sono solo 4: Milano, Roma, Torino e Firenze. Tra il 2019 e il 2020 c’è stato il boom dei noleggi giornalieri di monopattini (+65%) e la crescita degli scooter (+45%), tant’è che mobilità leggera oggi costituisce il 91% dei veicoli in condivisione.  Nell’arco degli ultimi 5 il peso medio di un veicolo in sharing è passato da 400kg a 120kg. Questa tendenza si spiega con la preferenza al noleggio di veicoli che non hanno problemi di parcheggio, così da ridurre i tempi di percorrenza e azzerare, o quasi, gli impatti ambientali, trattandosi di veicoli senza motore o con motore elettrico. D’altro canto le città italiane hanno bisogno di migliorare rapidamente la dotazione di infrastrutture adatte a questo tipo di veicoli, compresi parcheggi dedicati, per garantire spazi e sicurezza a tutte le modalità di trasporto.

I dati sui noleggi giornalieri in Italia possono essere confrontati con lo Shared Mobility Index di Fluctuo, il principale aggregatore europeo di dati sui servizi di mobilità condivisa, che tiene sotto osservazione 16 città europee: il trend positivo registrato in 6 località italiane monitorate (Milano, Torino, Roma, Bologna, Cagliari e Palermo) è in linea e addirittura migliore di quello europeo.

Milano si conferma la città della sharing mobility e della multimodalità ed è prima in tutti e 3 gli indicatori (percorrenze, numero veicoli, numero noleggi) e dispone di tutte le tipologie di vehicle sharing. Cresce Roma che si classifica al 2° posto, soprattutto in termini di flotte. Al 3° posto Torino. Seguono altre città metropolitane (Bologna, Firenze, Bari, Genova). Nei primi 10 posti anche città medio piccole come (Pescara, Rimini, Verona). Da segnalare Brescia, con un bike sharing pubblico molto efficiente e un car sharing station based. Tra le città piu grandi, Napoli rimane indietro, non ha un servizio di scooter sharing, e il car sharing è di piccole dimensioni. Le città che hanno almeno un servizio sharing mobility sono così suddivise: 26 al nord, 10 al centro e 13 al sud che è l’area geografica dove il monopattino costituisce la modalità unica di sharing mobility con ben sei città, Catania, Enna, Messina, Trapani, Cagliari e Sassari. Le uniche città del sud con almeno 2 servizi sono Napoli e Palermo

Fonte: Osservatorio Nazionale Sharing Mobility

La sfida per il futuro, segnala il Rapporto, sarà aumentare la diffusione della sharing mobility: più del 50% dei capoluoghi italiani non dispone ancora di un servizio, è forte il divario Nord/Centro-Sud e bisogna svilupparla anche nelle città medio-piccole.

Per estendere la sharing mobility anche dove l’imprenditoria privata non riesce a garantire i bisogni della collettività, è necessario sostenere i servizi con modelli simili a quelli con cui si sostiene il trasporto pubblico, ma con volume di risorse di scala nettamente inferiore.

L’Osservatorio ha simulato quale sarebbe l’ordine delle risorse da impegnare annualmente per istituire un efficace servizio di bike sharing nei 76 capoluoghi che ancora non ne dispongono. Mettere su strada circa 35.000 biciclette in condivisione, servendo circa 7 milioni di italiani in più rispetto ad oggi, significherebbe aumentare solo dello 0,5% la dotazione di risorse del Fondo

Investire nella green mobility non significa solo investire in nuovi veicoli e in infrastrutture, ma anche sostenere direttamente nuovi servizi di mobilità urbana condivisa, come il traporto pubblico e la sharing mobility, che possono ridurre il numero di auto circolanti e ridurre gli effetti ambientali e sociali negativi per le nostre città – ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Il momento è favorevole, e la transizione ecologica da realizzare nei prossimi 5 anni lo richiede”.

Un elemento importante emerso nella Conferenza è quello del ruolo che potranno avere nei prossimi anni le stazioni ferroviarie come “catalizzatori” di mobilità condivisa, consentendo ai vari servizi di sharing di disporre di spazi dedicati e facilmente individuabili.

Mobilità dolce, pubblica e condivisa sono alleate della nostra visione della stazione ferroviaria come hub della mobilità sostenibile e integrata – ha affermato Sara Venturoni, Direttore Stazioni RFI – Oggi sono 256 le stazioni coperte da almeno un servizio di sharing mobility. Ma le stazioni attive sono 2200, di cui 620 interessate da un piano di investimenti epocale, grazie alle risorse messe a disposizione dal MIM, anche attraverso il PNRR. Un’occasione unica per riconnettere le stazioni con le città, riplasmandone gli assetti spaziali, con forme più rispondenti alla mobilità che vogliamo si affermi per un vivere urbano più sostenibile. Più spazio ad una pedonalità continua e sicura, più ciclabilità, più TPL, più sharing con aree di sosta e attrezzature dedicate. Tuttavia, affinché questi investimenti vadano a buon fine è necessario aumentare la diffusione dei servizi di sharing in più città e definire nuovi modelli di gestione integrata”.

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