Cambiamenti climatici Clima

Sfollati: in 6 mesi oltre 10 milioni quelli causati da eventi climatici

Un Rapporto della rete delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) che ha rilevato che negli ultimi 6 mesi (settembre 2020-febbraio 2021) ci sono stati 12,6 milioni di sfollati interni in tutto il mondo e oltre l’80% di questi spostamenti forzati è stato causato da disastri, la maggior parte dei quali innescati da condizioni climatiche estreme.

La Federazione Internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) la più grande rete umanitaria del mondo, che comprende 192 Società Nazionali che lavorano per salvare vite e promuovere la dignità umana, ha pubblicato il 16 marzo 2021, il RapportoResponding to Disasters and Displacement in a Changing Climate” che rivela come 12,6 milioni di persone siano state sfollate in tutto il mondo tra settembre 2020 e febbraio 2021, a causa di disastri climatici e eventi meteorologici estremi, il 60% dei quali è avvenuto nella regione asiatica del Pacifico, secondo i dati disponibili attinti dal Centro di monitoraggio degli sfollamenti interni(IDCM).

Lo sfollamento forzato di individui e comunità a seguito di disastri e degli impatti negativi dei cambiamenti climatici di origine antropica è stato descritto come una delle maggiori sfide umanitarie del 21 ° secolo. Tra il 2009 e il 2019, l’IDMC ha registrato una media annuale di 22,7 milioni di persone che hanno dovuto abbandonare la loro residenza a causa di pericoli improvvisi, tra cui inondazioni, tempeste, incendi, condizioni invernali estreme, terremoti, eruzioni vulcaniche e smottamenti.

Lo sfollamento può avere impatti devastanti sui profughi, nonché sulle comunità che li accolgono e li sostengono. Molti sfollati hanno esigenze critiche di assistenza e protezione: ripari di emergenza, supporto sanitario e psicosociale, accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari, protezione contro la violenza, compresa la violenza di genere e protezione dei bambini, nonché di sostegno a lungo termine per il recupero e la realizzazione di soluzioni durevoli.

Gli esperti del clima sono concordi nel ritenere che cambiamenti climatici siano destinati ad amplificare le sfide già esistenti, associate allo sfollamento dovuto a catastrofi, e gli impatti umanitari sulle persone colpite. Si prevede che rischi di insorgenza improvvisa più frequenti e intensi aggraveranno gli sfollamenti e le esigenze umanitarie, ed anche il degrado ambientale, la perdita di biodiversità e la desertificazione determineranno direttamente e indirettamente ulteriori sfollamenti.

Solo negli ultimi sei mesi ci sono stati 12,6 milioni di sfollati interni in tutto il mondo e oltre l’80% di questi spostamenti forzati è stato causato da disastri, la maggior parte dei quali sono innescati da condizioni climatiche estreme – ha dichiarato Helen Brunt, Coordinatrice per la migrazione e lo sfollamento dell’Asia Pacifico – L’Asia soffre molto più di qualsiasi altra regione a causa degli sfollamenti dovuti al disastro climatico. Questi sconvolgimenti stanno mettendo a dura prova alcune delle comunità più povere che stanno già vacillando per gli impatti economici e sociali della pandemia di Covid-19

Infatti, Covid-19 ha complicato la fornitura di sostegno umanitario alle comunità di sfollati, sia per effetto del maggiore distanziamento durante l’evacuazione, che dei protocolli di sicurezza più cogenti. Pure il supporto a lungo termine alla persone che perdono progressivamente anche i mezzi di sussistenza è reso più complicato.

“Stiamo assistendo a una tendenza allarmante di persone sfollate a causa di eventi meteorologici più estremi come il tifone Goni, la tempesta più spaventosa che si sia verificata l’anno scorso, abbattutasi sulle Filippine dove si sono susseguite in tre settimane altrettante tempeste, lasciando oltre 3 milioni di persone indigenti – ha aggiunto Brunt – Abbiamo bisogno di maggiore azione e investimenti urgenti per ridurre gli sfollamenti interni causati dal crescente rischio di disastri. Investire molto di più nelle organizzazioni locali e nei primi soccorritori è fondamentale, in modo da avere le risorse necessarie per proteggere vite, case e le comunità residenti”.

Il Rapporto analizza gli sfollamenti correlati al clima e un’azione di risposta post-terremoto in otto Paesi, esaminando come si sono mosse le Società nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, in coordinamento con i Governi e altre Agenzie. L’analisi ha rilevato che lo sfollamento colpisce in modo sproporzionato gruppi già emarginati e a rischio tra cui donne, bambini, anziani, persone con disabilità, migranti e rifugiati.

Quando i disastri distruggono villaggi e interi quartieri le persone devono affrontare anche situazioni problematiche legate agli alloggi, alla coltivazione della terra e a diritti di proprietà.  

Sono necessari urgenti investimenti in soluzioni a lungo termine – ha concluso Brunt – prima che i disastri costringano più persone a lasciare le proprie case, i mezzi di sussistenza e le comunità di riferimento”.

In occasione del Summit sul Clima indetto dal Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, IFRC ha pubblicato il Rapporto The Cost of Doing Nothing” (I costi del non far nulla) dove si sottolineava che il numero di persone che necessitano di assistenza umanitaria ogni anno a causa di catastrofi climatiche potrebbe raddoppiare entro il 2050 e l’impegno finanziario per gli aiuti umanitari potrebbe salire a 20 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.

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